Economia e gratuità

 

Le vacanze stanno per terminare e presto ritroveremo dei ritmi di vita più consuetudinari. La società della merce manifesta chiaramente le sue convinzioni profonde. Il gioco produzione-consumo costituisce il ritmo essenziale. Non solo produzione e consumo delle cose, ma visione di sé come quantità-merce da gestire con progetti di carriera o più prosaicamente con attese in coda ai centri per l’impiego.
Al contempo, la nostra epoca conosce i momenti della speculazione selvaggia dove una sola operazione di borsa può permettere di acquisire patrimoni che un tempo necessitavano il lavoro di intere vite. Il fascino idolatrico per il regno della merce finanziarizzata ha occultato ogni altro rapporto con il tempo poiché, è il ritornello martellante, “time is money”: “La razionalità occidentale ha dispiegato un’economia secondo la quale il tempo deve essere produttivo, utile, redditizio. Per questo, dare il proprio tempo, dispensarlo o perderlo, lasciarlo passare, sono i soli modi di resistere oggi all’economia generale del tempo” (1).
Questo lavoro indispensabile di resistenza e di invenzione di nuovi paradigmi economici è stato analizzato particolarmente bene da Elena Lasida nel suo libro “Le goût de l’autre. La crise, une chance pour réinventer le lien” (Il gusto dell’altro. La crisi, un’opportunità per reinventare il rapporto). Elena Lasida insegna economia solidale all’Institut catholique di Parigi. Di origini uruguaiane, ha conosciuto l’emigrazione e le frontiere: “La frontiera, la mancanza e l’estraneità, scrive, hanno così segnato il mio sguardo sull’economia” (2). Con molta intelligenza, attinge dai testi biblici
dei concetti come la creazione, l’alleanza, la promessa che illuminano l’economia di luce nuova e le ridanno tutta la sua ricchezza esistenziale: “L’economia è un luogo di vita, un luogo in cui  si impara a vivere, un luogo in cui si costruisce la propria vita personale con altri. L’economia (…) ci obbliga in permanenza a definire le nostre finalità e ci insegna a fare delle scelte” (3).
Questa riflessione la porta a ripensare l’economia non innanzitutto come la moltiplicazione dei beni di consumo, ma come la promozione in ciascuno delle proprie capacità creatrici: “È il fatto di partecipare alla creazione dei beni, piuttosto che quello di beneficiarne, che permette di considerare una vita come veramente umana. Il senso dello sviluppo cambia così obbiettivo: il miglioramento della qualità della vita non si riduce alla capacità di accesso ai beni, ma si definisce piuttosto con l’aumento della capacità di ciascuno di essere creatore” (4).

Ora, ogni creazione è innanzitutto una questione di relazione con se stessi, con gli altri, con il mondo, con la trascendenza.

In poche linee molto dense, Elena Lasida rovescia tranquillamente i dogmi economici: “la funzione dell’economia non sarebbe quindi sopprimere la mancanza, ma metterla in movimento. La sua finalità non sarebbe rendere le persone autosufficienti, ma interdipendenti. Il valore che crea non sarebbe solo misurato dall’uso o dallo scambio dei beni ma soprattutto dal rapporto che questa circolazione produce” (5).Nel 2003, Bernard Maris pubblicava un Antimanuale di economia che dedicava così: “All’economista sconosciuto morto per la guerra economica, che per tutta la sua vita ha spiegato magnificamente, il giorno dopo, il motivo per cui si era sbagliato il giorno prima, a tutti coloro, ben vivi, che gustano la parola gratuità” (6). È una bellissima cosa che degli economisti  ci ricordino che la gratuità non è ristretta in una parentesi vacanziera, ma che essa sola dà senso all’arte di vivere da esseri umani.

 

1 – Sylviane Agacinski : Le passeur de temps. Modernité et nostalgie. Éditions du Seuil, 2000, pag. 12
2 – Elena Lasida : Le goût de l’autre. La crise, une chance pour réinventer le lien. Éditions Albin Michel, 2011, pag. 27
3 – Idem, pag. 31-32
4 – Idem, pag. 59
5 – Idem, pag. 169
6 – Bernard MarisS : Antimanuel d’économie. Éditions Bréal, 2003


in “www.garrigues-et-sentiers.org” del 28 agosto 2011 (traduzione: www.finesettimana.org)

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