Istat: un giovane su 5 tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi
E di questi solo la metà trova un’occupazione
Nel 2010 il 19% dei giovani risulta aver abbandonato la scuola senza conseguire un diploma. È quanto emerge dal Rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2010 diffuso dall’Istat di cui parlano sostanzialmente tutti i quotidiani, soffermandosi sull’allarmante dato sulla povertà.
Il dato, che era già stato rilevato da Eurostat nei mesi scorsi, si riferisce ai giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni per complessive 800 mila persone di cui il 60% sono maschi.
Ma si parla anche di istruzione, e si apprende che ad abbandonare gli studi senza il diploma di scuola superiore sono stati esattamente il 18,8% degli studenti, contro una media europea del 14,4%. Di coloro che hanno lasciato gli studi, sono occupati la metà dei giovani. È occupato il 31,9% delle giovani donne che hanno abbandonato gli studi contro tassi di abbandono e di occupazione tra i maschi rispettivamente del 22% e 56,8%.
Le differenze territoriali sono marcate: particolarmente grave la situazione della Sicilia, dove più di un quarto dei giovani lascia la scuola con al più la licenza media. Percentuali superiori al 23% si registrano anche in Sardegna, Puglia e Campania. Più in linea con il traguardo europeo del 2020 (soglia del 10% indicata nella Strategia Europa 2020) appare il Nord-est, con un tasso di abbandono scolastico intorno al 12 per cento nella provincia autonoma di Trento e in Friuli-Venezia Giulia.
Dai dati dell’indagine Excelsior nel periodo compreso fra l’anno scolastico 2004/05 e quello 2007/08 il numero di diplomati degli istituti tecnici italiani è sceso da 181.099 a 163.915, con un gap rispetto alla domanda potenziale da un minimo di circa 24 mila unità (nel 2005) a un massimo di oltre 127 mila diplomati tecnici (nel 2007).
tuttoscuola.com | lunedì 23 maggio 2011 |
Incredibile ma vero: 195 mila abbandoni all’anno nelle superiori statali
Il 2° Rapporto sulla qualità nella scuola di Tuttoscuola ha contribuito ad aprire in periferia il dibattito su alcune tematiche molto “calde”, tra cui quella della dispersione scolastica (che, forse, è meglio chiamare degli abbandoni) particolarmente significativa in alcune aree del Paese, come, ad esempio, nel Nord Ovest e nelle Isole.
Ancora una volta ricordiamo che la dispersione rigorosamente rilevata dal 2° Rapporto sulla base dei dati ufficiali pubblicati dal Miur è riferita soltanto al percorso negli istituti statali di istruzione secondaria superiore e non considera, quindi, l’eventuale passaggio dalla scuola statale a quella non statale o alla formazione professionale oppure all’apprendistato formativo; un passaggio dal percorso statale che, se pur non puntualmente calcolabile per mancanza di rilevazioni ufficiali generali, si può, tuttavia, considerare non quantitativamente rilevante, visto che, complessivamente la scuola secondaria superiore non statale accoglie soltanto circa il 7% dell’intera popolazione scolastica degli istituti superiori e fa registrare incrementi molto modesti nelle classi successive a quelle del primo anno di corso (dove ipoteticamente possono affluire gli studenti che hanno abbandonato il percorso statale).
Del resto va considerato che su oltre 190 mila studenti – come v edremo meglio dopo – che lasciano la scuola statale, ben 120 mila risultano dopo anni senza un titolo di studio superiore alla terza media, come documentano i dati Eurostat. Pertanto solo 70 mila circa continuano a studiare altrove. E comunque anche per loro è sintomo di un malessere, se a un certo punto hanno deciso di cambiare strada.
Si potrebbe poi pensare (o sperare) che i dati complessivi sugli abbandoni degli studenti negli istituti statali registrati dal 2° Rapporto di Tuttoscuola al termine dell’anno scolastico 2009-10 rappresentino una situazione critica contingente. Ma, purtroppo, non è così.
Lungo l’intero percorso statale negli istituti superiori dal 1° al 5° anno abbandonano circa 190 mila studenti, che non arrivano all’esame di maturità; al termine del 2009-10 dei 616.645 studenti che nel 2005-06 erano iscritti al 1° anno di corso ne erano rimasti iscritti 420.872: mancavano, dunque, all’appello 195.773 ragazzi che avevano abbandonato la scuola statale, cioè il 31,75%!
La quantità annua di abbandoni è così elevata (190-200mila all’anno) da non sembrare vera, al punto che autorevoli commentatori l’hanno messa in dubbio.
Eppure i dati parlano da soli, come si può constatare dalla tabella allegata ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_491-1.doc ) con la quale Tuttoscuola ha rilevato, tali e quali, i dati di scolarizzazione degli ultimi quindici anni, facendo risaltare la differenza tra l’iniziale e il finale del percorso statale. Le percentuali medie di abbandoni sono andate diminuendo (dal 36,8% di dieci anni fa al 31,7% dell’ultimo anno), ma restano ancora a livelli di allarme, che ci tengono lontani dall’Europa.
tuttoscuola.com | lunedì 23 maggio 2011 |
I giovani Neet in aumento
Nel Rapporto annuale Istat la situazione dei giovani tra i 15 e i 19 anni fuori dai circuito formativo e lavorativo
L’Istat ha presentato questa mattina il XIX Rapporto annuale sulla situazione del Paese, un’ampia rilevazione che sviluppa una riflessione documentata sulle trasformazioni che interessano economia e società.
Obiettivo del Rapporto, come si legge nella sua presentazione sul sito dell’Istituto (www.istat.it) è quello di mettere a fuoco la situazione economica e sociale del Paese e di fornire elementi utili alle decisioni di tutta la collettività, integrando le informazioni prodotte dall’Istat e dal Sistema statistico nazionale e tenendo conto dei progressi della statistica ufficiale nella misurazione degli aspetti demografici, sociali ed economici.
Il Rapporto di quest’anno, organizzato in cinque capitoli e, come sempre, arricchito da tavole statistiche e approfondimenti. si sviluppa lungo due filoni: la lenta uscita dalla recessione e l’onda lunga dell’impatto economico e sociale della crisi. Il Rapporto è corredato da una sintesi dei più significativi risultati e da un’appendice di tavole statistiche.
Tra gli altri, è di particolare interesse il capitolo dedicato ai neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni fuori dal circuito formativo e lavorativo.
Nel 2010 in Italia hanno raggiunto 2,1 milioni di unità, 134 mila in più dell’anno precedente, pari al 22,1 per cento della popolazione di questa età, una quota nettamente superiore a quella tipica degli altri paesi europei. La maggioranza dei Neet rilevati nel 2010 è stata tale anche in almeno due dei tre anni precedenti il momento dell’intervista, dato questo che segnala una preoccupante persistenza in questa condizione di esclusione.
Un terzo dei Neet è disoccupato, un terzo è non disponibile a lavorare e un terzo fa parte della “zona grigia”: quindi, la grande maggioranza di questi giovani (con una punta dell’80 per cento tra i maschi del Mezzogiorno) mostra un interesse alla partecipazione al mercato del lavoro, perché disoccupati o inattivi disponibili a lavorare.
Quasi un quarto delle giovani è Neet, contro un quinto dei giovani. I Neet maschi vivono nell’87,5 per cento dei casi nella famiglia di origine, mentre per le giovani ciò avviene solo nel 56 per cento dei casi: 450 mila donne che appartengono a questa categoria sono partner o madri e molte di loro si dichiarano “casalinghe”.
Poco più della metà dei Neet che vive con i genitori proviene dalla classe operaia, a fronte di percentuali del 30 per cento tra gli studenti e del 42 per cento tra gli occupati.
tuttoscuola.com | lunedì 23 maggio 2011 |
I dati dell’Istat e di Tuttoscuola
C’è un’apparente discordanza di dati sugli abbandoni scolastici rilevati da Tuttoscuola negli istituti statali di istruzione secondaria di II grado e quelli evidenziati dal Rapporto annuale Istat sui Neet, i giovani senza formazione e senza lavoro.
Tuttoscuola, in diversi servizi, ha evidenziato come nella scuola statale superiore si perdano ogni anno tra i 190 e i 200 mila studenti che abbandonano la scuola lungo il percorso del quinquennio che va dalla prima alla quinta. Nell’ultima rilevazione gli abbandoni sono risultati di circa 195 mila unità, pari ad un tasso di dispersione di circa il 30%. Dai che sono riportati completamente su questo sito nella rubrica “settimana”.
L’Istat parla di giovani che, dopo la scuola media, non hanno conseguito alcun titolo di studio per una quantità di poco inferiore al 20%.
Come si spiega questa differenza di circa 10 punti in percentuale che equivalgono a circa 60-70 mila giovani in meno che abbandonano?
Il target di riferimento dell’Istat sono i 18-24enni, cioè giovani che hanno avuto altre possibilità per seguire percorsi formativi, anche dopo la scuola media, non coincidenti con il percorso statale all’interno della secondaria superiore.
Dopo la scuola media una quota di ragazzi sceglie percorsi alternativi a quello statale; altri, dopo l’insuccesso scolastico nella statale passano alla non statale o alla formazione professionale.
Una parte ritenta il percorso statale attraverso i corsi serali, contribuendo, quindi, alla riduzione complessiva dei giovani privi di diploma.
Non c’è, dunque, sostanziale discordanza tra i dati di Tuttscuola e del Rapporto istat; entrambi, purtroppo, confermano, se pur da prospettive diverse, una pesante criticità nazionale che ci vede nelle posizioni della bassa classifica in Europa.
tuttoscuola.com | martedì 24 maggio 2011 |