Dal 17 al 27 maggio si svolgerà a Kingston, in Giamaica, una Convocazione ecumenica internazionale dal titolo «Gloria a Dio e pace sulla terra». Il documento preparatorio è stato a suo tempo inviato alla chiese. Esso cerca di uscire dall’alternativa paralizzante che spesso, nel passato, ha condizionato la riflessione teologica e la prassi delle chiese su questo tema. Da una parte, alcuni sottolineavano che l’uso della forza va evitato sempre e comunque, richiamandosi a esempio alle parole di Gesù nel Discorso della montagna, interpretate nel senso di una assoluta nonviolenza. Altri sottolineavano che, in tal modo, si rischia, almeno in alcuni casi, di lasciare libero corso all’oppressione di poteri malvagi nei confronti dei più deboli: in questa seconda prospettiva, l’estrema risorsa di una reazione armata non può essere esclusa ed esiste qualcosa come una «guerra giusta». È vero, però, che questo atteggiamento, che vuol essere realista, ha giustificato, anche in anni recenti, guerre del tutto ingiuste. Il documento preparatorio si sforza di porre al centro le possibilità di promuovere la pace mediante la giustizia sociale e le risorse della politica, riducendo gli spazi di praticabilità dell’uso della forza.
Negli anni Trenta del secolo scorso, il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer riteneva che le chiese dovessero esprimersi in comune, sul tema della pace, in modo tale da impegnare tutti i cristiani. Limitarsi ad analisi e raccomandazioni, secondo Bonhoeffer, significherebbe ammettere che la parola della chiesa non dispone di alcuna capacità di incidere, oggi, nella storia. Una testimonianza incisiva può passare solo attraverso scelte precise, tali da imporre un sì o un no, in nome del Signore Gesù. La Convocazione di Kingston non è un concilio ecumenico, e non ha simili pretese. È auspicabile, tuttavia, che essa riesca a esprimere magari poche linee guida, ma chiare e in grado di mobilitare le chiese su progetti anche limitati, ma ben definiti. L’ecumenismo di questi decenni è assai statico: un segnale di vitalità sarebbe, per molti cristiani e cristiane, uno stimolo importante.
in “Riforma” – settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste e Valdesi – del 13 maggio 2011