Ecumenismo: A che punto è il cammino?

Nonostante gli innegabili successi degli ultimi 50 anni di dialogo ecumenico – ha detto il 15 novembre mons.
Kurt Koch (cardinale dal 20) aprendo l’Assemblea plenaria del 50° anniversario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che presiede da luglio –, «ci ritroviamo, in un certo senso, al punto di partenza del concilio Vaticano II».
Il punto oggi più critico e prioritario, so prattutto nel dialogo con le Chiese na te dalla Riforma, attiene alla questione ecclesiologica, rispetto alla quale il neo-cardinale riscontra una maggiore vicinanza, viceversa, con le Chiese or todosse (salvo quanto al tema del primato del vescovo di Roma; cf.
in questo numero a p.
34).
Ne deriva una divergenza di fondo sull’obiettivo finale del movimento ecumenico: «È inevitabile giun gere… alla conclusione che le Chiese e comunità ecclesiali nate dalla Riforma abbiano rinunciato all’obiettivo ecumenico originario di un’unità visibile e lo abbiano sostituito con il concetto di un mutuo riconoscimento come Chiese, possibile fin da oggi».
Regno-doc.
n.1, 2011, p.23 Il testo dell’articolo è disponibile in formato pdf Visualizza il testo dell’articolo

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