L’intervista «Mi viene in mente l’apologo del clown e del villaggio in fiamme narrato da Kierkegaard che Joseph Ratzinger aveva citato nella sua Introduzione al cristianesimo per descrivere la situazione di un teologo oggi: il circo che s’incendia, il clown mandato a chiamare aiuto al villaggio vicino e la gente che, davanti alle sue grida, ride fino alle lacrime pensando ad un trucco per attrarre pubblico.
Finché le fiamme arrivano al villaggio» .
Il professor Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, parla sul filo di un’ironia un po’ amara: «Le parole della Chiesa intorno a valori antichi come la sessualità responsabile o il rispetto per la persona umana facevano ridere a crepapelle, quando non venivano bollate di oscurantismo e considerate aggressioni…» .
E adesso? «È singolare come questi temi vengano invocati solo ora» .
È singolare anche il momento, no? «C’è un allarme diffuso, certo, ma sono decenni che la Chiesa ne parla, non ha mai cambiato predicazione» .
L’intervento di Benedetto XVI non riguarda anche Berlusconi? «Riguarda tutti.
E certamente il discorso del Papa non può essere usato nello scontro politico.
Penso alle considerazioni equilibrate fatte giorni fa da persone come monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione Cattolica, o padre Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di Sant’Antonio: la Chiesa non può essere tirata per la manica, non le si può chiedere una supplenza di questo genere.
I problemi politici devono essere risolti politicamente» .
Una certa urgenza si nota: anche nel discorso natalizio alla Curia, Benedetto XVI aveva parlato del «consenso morale» che si sta «dissolvendo» .
«E infatti pure quest’ultimo intervento del Papa vola alto, non è diretto alla sola società italiana.
Tra l’altro, anche prima di Natale, il pontefice parlava del venir meno, col dissolversi del consenso morale, delle strutture “giuridiche e politiche”» .
Come ha fatto il cardinale Bertone chiedendo più moralità e legalità? «Non a caso il Segretario di Stato ha parlato di diversi ambiti: politico, giudiziario e amministrativo.
La responsabilità è di tutti, che tutti ripensino ai loro comportamenti» .
Era preoccupato…
«Lo ha detto lui stesso.
E il suo non era un intervento polemico ma costruttivo, rivolto al bene del Paese.
Infatti l’Osservatore ha pubblicato la nota del Quirinale e, oggi, l’intervento sacrosanto del Colle perché si evitino esasperazioni e nuove tensioni» .
Sacrosanto? «Il Paese non è in una situazione tranquilla e florida, bisogna costruire anziché distruggere, cercare un cammino comune e positivo.
Il Colle si è detto turbato sia per le ipotesi di reato sia per la diffusione di certe intercettazioni: un amico con figli che vanno a scuola mi ha raccontato che ha dovuto cambiare canale» .
La sintonia tra Santa Sede e Quirinale sembra andare ben oltre l’etichetta diplomatica, no? «Senz’altro.
Il Santo Padre e Napolitano sono quasi coetanei, hanno storie diverse ma questo non ha impedito che si mantenessero contatti frequenti e un rapporto personale di profonda sintonia».
in “Corriere della Sera” del 22 gennaio 2011
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