Nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione dei dati Ocse-Pisa sulle competenze dei quindicenni in italiano, matematica e scienze, la stampa nazionale ha stilato graduatorie di merito tra le scuole, affermando, tra l’altro, che il mediocre livello complessivo degli studenti italiani, anche se in via di miglioramento, era dovuto in buona parte ai bassi risultati delle scuole non statali.
Contro questa tesi è già intervenuto con alcuni articoli il sussidiario.net che ha sostenuto come i dati siano stati utilizzati in modo parziale e strumentale.
Sulla questione interviene ora don Guglielmo Malizia, direttore del Centro studi per la scuola cattolica, il quale, dopo aver ricordato che è sbagliato identificare le scuole private con le scuole cattoliche (CSSC), in una lettera inviata al Corriere della Sera, ritiene opportune alcune puntualizzazioni per evitare possibili strumentalizzazioni.
In primo luogo – afferma don Malizia – va ricordato che “il Rapporto Ocse-Pisa classifica tra le scuole private i centri di formazione professionale, che propriamente in Italia non sono scuole e che raccolgono un’utenza piuttosto disagiata”, il che spiega i risultati meno brillanti dei ragazzi che li frequentano.
In secondo luogo – continua il direttore del CSSC – “il campione utilizzato dall’Ocse non può essere ritenuto statisticamente rappresentativo dell’universo delle scuole non statali, come è già stato puntualmente argomentato dai professori Luisa Ribolzi e Giorgio Vittadini su “il sussidiario.net”.
Presentate a Londra due pubblicazioni del Cesew Londra, 12.
La qualità dell’istruzione impartita nelle scuole cattoliche d’Inghilterra e del Galles è costantemente superiore alla media nazionale: questo è quanto risulta da due nuove pubblicazioni presentate lunedì nel corso della riunione d’inizio anno dei membri del Catholic Education Service for England and Wales (Cesew) presso la sede dell’organizzazione a Londra.
I due nuovi studi sulla qualità dell’insegnamento nelle scuole cattoliche – intitolati “Value Added: the Distinctive Contribution of Catholic Schools and Colleges in England” e “Cesew Digest of 2009, Census Data for Schools and Colleges” – sono stati presentati lunedì da monsignor Malcolm Patrick McMahon, vescovo di Nottingham, che ha svolto il suo intervento in qualità di presidente del Cesew.
“Queste due pubblicazioni – ha sottolineato il presule – dimostrano chiaramente che l’educazione cattolica continua a fornire un contributo molto importante al futuro della nostra società.
Inoltre, esse provano che i soldi dei contribuenti sono veramente ben spesi quando queste risorse sono gestite dagli istituti scolastici cattolici”.
I dati tratti dalla pubblicazione “Value Added” danno pienamente ragione al vescovo McMahon.
Secondo le valutazioni espresse nel corso delle ispezioni scolastiche condotte dal personale dall’agenzia di valutazione Ofsted, gli istituti cattolici sono risultati costantemente al di sopra della media nazionale in tutti gli aspetti della loro attività.
Per gli ispettori scolastici, nel 70 per cento delle scuole secondarie gestite dai cattolici la qualità dell’insegnamento e la preparazione degli alunni è superiore alla media nazionale rispetto la percentuale del 63 per cento degli altri istituti.
Nei corsi primari, l’eccellenza dell’insegnamento per le scuole cattoliche sale al 74 per cento invece della media 66 per cento degli altri istituti.
Nel corso della riunione di lunedì nella sede del Cesew, è intervenuta anche Oona Stannard, presidente esecutivo e direttore del Cesew.
Durante la presentazione dei volumi, Stannard ha affermato che “queste due pubblicazioni dimostrano che i nostri alti livelli di qualità dell’istruzione non sono da considerarsi come un fuoco di paglia ma sono costantemente sostenuti e migliorati.
Sono orgogliosa di sottolineare che i nostri traguardi educativi sono anche affiancati da un alto grado di gradimento e di soddisfazione di quanti fanno parte del nostro mondo scolastico.
Questo gradimento non va solo a vantaggio dei nostri giovani studenti, il 30 per cento dei quali appartiene a famiglie non cattoliche, ma è anche la prova che la Chiesa cattolica, per mezzo delle sue scuole, continua ad investire tutta la sua grande saggezza nel futuro e nel bene della società del nostro Paese”.
Tra i dati raccolti nel “Census Digest”, si sottolinea che gli studenti delle scuole cattoliche appartengono a gruppi sociali diversi.
Quello che è più evidente riguarda l’origine delle famiglie degli studenti.
Nelle scuole cattoliche la varietà delle etnie è molto più marcata rispetto agli altri istituti.
Per quanto riguarda la classe sociale, nelle scuole cattoliche gli studenti delle famiglie povere sono nella stessa percentuale di quelli che frequentano gli altri istituti.
(©L’Osservatore Romano – 13 gennaio 2011) Centro Studi per la Scuola Cattolica (CSSC) Circonvallazione Aurelia 50 – 00165 Roma Tel.
0666398450 – Fax 0666398451 e-mail: csscuola@chiesacattolica.it sito: http://www.scuolacattolica.it Gentile Direttore, in relazione all’articolo apparso sul Suo giornale sabato 18 dicembre a pagina 32 dal titolo «Efficienza e qualità».
La scuola statale batte quella privata, ritengo necessarie alcune precisazioni.
Già con il Rapporto Ocse-Pisa del 2007 si era posto il problema della presunta superiorità delle scuole statali italiane sulle private, ma anche allora si trattava di una scorretta lettura dei dati.
Poiché in genere si tende a identificare superficialmente le scuole private con le scuole cattoliche, sembra opportuno fare qualche puntualizzazione per evitare possibili strumentalizzazioni.
1. In primo luogo, come correttamente nota anche l’articolo del Corriere, la ricerca Ocse-Pisa classifica tra le scuole private i centri di formazione professionale, che propriamente in Italia non sono scuole e che raccolgono un’utenza piuttosto disagiata, in grado di spiegare i risultati meno brillanti dei suoi allievi.
2. Non solo per questo motivo, il campione utilizzato dall’Ocse non può essere ritenuto statisticamente rappresentativo dell’universo delle scuole non statali, come già è stato puntualmente argomentato dai proff.
Luisa Ribolzi e Giorgio Vittadini su “ilsussidiario.net”.
3. Inoltre, come abbiamo documentato nel XII Rapporto del Centro Studi per la Scuola Cattolica, appena pubblicato dall’Editrice La Scuola (A dieci anni dalla legge sulla parità), solo il 34,6% delle scuole paritarie secondarie superiori sono scuole cattoliche e non è dato sapere quali scuole paritarie siano rientrate nel campione Ocse.
Pertanto, non è possibile attribuire sbrigativamente gli esiti scadenti alle scuole cattoliche.
4. Per ciò che riguarda i risultati, il mondo della scuola cattolica è impegnato da circa un decennio nella promozione della sua qualità e contiamo di rendere prossimamente noti i dati di un monitoraggio che stiamo effettuando proprio durante questo anno scolastico su un campione realmente rappresentativo delle sole scuole paritarie cattoliche.
5. A prescindere da queste distinzioni, ci rallegriamo del miglioramento complessivo dei risultati degli studenti italiani, perché ci sta a cuore l’intero sistema nazionale di istruzione che – come dovrebbe essere noto – fin dalla legge 62/2000 è costituito da scuole statali e paritarie (tra le quali figurano scuole cattoliche, scuole gestite da altri privati e scuole gestite da enti locali).
Ringraziando per l’attenzione e per lo spazio che ci vorrà dedicare, rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore approfondimento e chiarimento.
Prof.
Don Guglielmo Malizia Direttore del Centro Studi per la Scuola Cattolica
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