Sono sempre più frequenti i casi di scuole, per lo più del settore della scuola materna ed elementare, nelle quali gli insegnanti, per rispetto della presenza multietnica di diversi alunni, rifuggono da qualsiasi riferimento alla tradizione italiana, arrivando anche ad escludere il Bambinello da un improbabile presepe.
Babbo natale sì, Gesù bambino no, per rispetto delle culture diverse.
Una scelta che non piace alle mamme italiane, ma nemmeno, a quanto sembra, alle mamme di bambini stranieri.
Se ne parla nell’edizione milanese di Repubblica, citando il caso di una scuola materna (ma l’esempio vale certamente per molte altre scuole non citate), in cui le renne infiocchettate sono al posto del bue e dell´asinello.
Le maestre hanno deciso di rinunciare alla tradizionale festa di Natale aperta alle famiglie e di “censurare” poesie e canzoncine a contenuto religioso, perché «L´asilo è multietnico, molti bambini non sono cristiani e questo tipo di celebrazione rischia di discriminarli».
In questo modo, però i discriminati sono i bambini italiani.
Le mamme insorgono («la festa di Natale non faceva male a nessuno») e da Palazzo Marino l´assessore all´Istruzione chiede chiarimenti.
Il problema si pone in tutta Italia, e non mancano recenti casi di natali anonimi in nome dell’antidiscriminazione, anche se non dappertutto le scelte sono così drastiche.
Un grave errore, e non solo secondo i cattolici: «Quel che ci serve – spiega Ugo Perone, docente di Filosofia delle religioni all´Università del Piemonte orientale e inventore, negli anni Novanta a Torino, di uno dei primi “calendari multietnici” – è una cultura dell´accoglienza, non la rimozione di aspetti autentici e profondi come il cristianesimo è tuttora in Italia».
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