STUART KAUFFMAN, Reinventare il sacro.
Scienza, ragione e religione: un nuovo approccio, Codice, Roma 2010, pp.
334, Euro 28 Per affermarsi, l’Illuminismo deve innanzi tutto aver ragione di se stesso.
Luoghi comuni come l’antitesi storica tra i lumi promossi dalla scienza e le tenebre occultamente protette dalla fede sostituiscono una seria considerazione con un’immagine agonistica molto vieta.
Non solo la scienza classica approfitta spesso dell’insegnamento biblico.
È quanto avvenne per esempio con Newton il quale attinse dalle Scritture l’idea di uno spazio assoluto, da intendersi come un grande contenitore, per proporlo come fondamenta della propria fisica.
La scienza di oggi talora va decisamente oltre.
Può accadere addirittura che scopra entro di sé pensieri e verità che inducono a una meditazione religiosa.
È quanto suggerisce Reinventare il sacro.
Una nuova concezione della scienza, della ragione e della religione, il bellissimo libro recentemente edito da Codice di uno dei grandi biologi teorici contemporanei, Stuart Kauffman.
Secondo Kaufman la complessità del vivente fa pensare al sacro.
L’idea che le forme dell’universo non si spieghino soltanto sulla base degli elementi che le compongono ispira idee religiose.
La molteplicità immane di forme che questo universo è in grado di produrre induce a riflettere sul principio creatore e a proporre una nuova religiosità laica.
Ed è di qui che è necessario riprendere a pensare, secondo quanto Kaufmann ci insegna.
Si tratta di guardare oltre la divisione delle «due culture», quella scientifica e quella umanistica, per creare un quadro nel quale l’arte, la scienza e la vita stessa si ritrovino congiunte.
È questo per altro anche il principio autentico di un nuovo sapere certamente articolato ma uantomeno idealmente globale al quale sempre più spesso ci si richiama come avviene per esempio nei due volumi curati da Giuseppe Cacciatore e Giuseppe D’Anna, e dallo stesso Cacciatore e da Rosario Diana dedicati all’Interculturalità editi rispettivamente da Carocci e da Guida.
Sono libri che intendono cogliere, rispettivamente sotto il profilo etico-politico e teologicopolitico, il significato di una cultura sempre più innervata e percorsa da intersezioni.
Su questa via si annuncia un’unità profonda che induce a pensare eticamente e culturalmente in grande in “La Stampa” del 1° novembre 2010 Il contenuto I progressi della scienza degli ultimi quattro secoli hanno preteso un prezzo elevato: un divario sempre più ampio tra fede e ragione.
Nella sua forma più estrema, il riduzionismo sostiene che tutta la realtà, dagli organismi a una coppia di innamorati a passeggio, sia fatta di sole particelle: le società devono essere spiegate da leggi sulle persone, che sono spiegate da leggi sugli organi, sulle cellule, dalla chimica e infine dalla fisica delle particelle.
Per Kauffman il solo riduzionismo è inadeguato sia a praticare la scienza sia a comprendere la realtà: viviamo infatti in una biosfera e in una cultura che, oltre ad essere emergenti, sono radicalmente creative; un universo di creatività esplosiva di cui spesso non possiamo prevedere gli sviluppi.
La proposta di Kauffman è quindi quella di porci come co-creatori di una biosfera che letteralmente costruisce se stessa e si evolve, e di una cultura nuova e infinita.
Un Dio pienamente naturale identificato con la creatività stessa dell’universo, e una sua concezione che può essere uno spazio spirituale condiviso da tutti, credenti o non credenti.
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