Diventare grandi significa essere capaci di amare Diventare grandi vuol dire trasformare la propria vita in “un dono agli altri”: in altre parole, essere capaci di amare.
Lo ha detto il Papa ai centomila tra ragazzi e giovanissimi dell’Azione cattolica italiana incontrati sabato mattina, 30 ottobre, in piazza San Pietro.
Domanda del ragazzo Acr: Santità, cosa significa diventare grandi? Cosa devo fare per crescere seguendo Gesù? Chi mi può aiutare? Cari amici dell’Azione Cattolica Italiana! Sono semplicemente felice di incontrarvi, così numerosi, su questa bella piazza e vi ringrazio di cuore per il vostro affetto! A tutti voi rivolgo il mio benvenuto.
In particolare, saluto il Presidente, Prof.
Franco Miano, e l’Assistente Generale, Mons.
Domenico Sigalini.
Saluto il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, gli altri Vescovi, i sacerdoti, gli educatori e i genitori che hanno voluto accompagnarvi.
Allora, ho ascoltato la domanda del ragazzo dell’Acr.
La risposta più bella su che cosa significa diventare grandi la portate scritta voi tutti sulle vostre magliette, sui cappellini, sui cartelloni: “C’è di più”.
Questo vostro motto, che non conoscevo, mi fa riflettere.
Che cosa fa un bambino per vedere se diventa grande? Confronta la sua altezza con quella dei compagni; e immagina di diventare più alto, per sentirsi più grande.
Io, quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli, e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande; e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più nella mia vita, anche se non conoscevo questa parola “c’è di più”.
Crescere in altezza implica questo “c’è di più”.
Ve lo dice il vostro cuore, che desidera avere tanti amici, che è contento quando si comporta bene, quando sa dare gioia al papà e alla mamma, ma soprattutto quando incontra un amico insuperabile, buonissimo e unico che è Gesù.
Voi sapete quanto Gesù voleva bene ai bambini e ai ragazzi! Un giorno tanti bambini come voi si avvicinarono a Gesù, perché si era stabilita una bella intesa, e nel suo sguardo coglievano il riflesso dell’amore di Dio; ma c’erano anche degli adulti che invece si sentivano disturbati da quei bambini.
Capita anche a voi che qualche volta, mentre giocate, vi divertite con gli amici, i grandi vi dicono di non disturbare…
Ebbene, Gesù rimprovera proprio quegli adulti e dice loro: Lasciate qui tutti questi ragazzi, perché hanno nel cuore il segreto del Regno di Dio.
Così Gesù ha insegnato agli adulti che anche voi siete “grandi” e che gli adulti devono custodire questa grandezza, che è quella di avere un cuore che vuole bene a Gesù.
Cari bambini, cari ragazzi: essere “grandi” vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa, nella Confessione; vuole dire conoscerlo sempre di più e anche farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, anche i più poveri, gli ammalati, per crescere insieme.
E l’Acr è proprio parte di quel “di più”, perché non siete soli a voler bene a Gesù – siete in tanti, lo vediamo anche questa mattina! -, ma vi aiutate gli uni gli altri; perché non volete lasciare che nessun amico sia solo, ma a tutti volete dire forte che è bello avere Gesù come amico ed è bello essere amici di Gesù; ed è bello esserlo insieme, aiutati dai vostri genitori, sacerdoti, animatori! Così diventate grandi davvero, non solo perché la vostra altezza aumenta, ma perché il vostro cuore si apre alla gioia e all’amore che Gesù vi dona.
E così si apre alla vera grandezza, stare nel grande amore di Dio, che è anche sempre amore degli amici.
Speriamo e preghiamo di crescere in questo senso, di trovare il “di più” e di essere veramente persone con un cuore grande, con un Amico grande che dà la sua grandezza anche a noi.
Grazie.
Domanda della giovanissima: Santità, i nostri educatori dell’Azione Cattolica ci dicono che per diventare grandi occorre imparare ad amare, ma spesso noi ci perdiamo e soffriamo nelle nostre relazioni, nelle nostre amicizie, nei nostri primi amori.
Ma cosa significa amare fino in fondo? Come possiamo imparare ad amare davvero? Una grande questione.
È molto importante, direi fondamentale imparare ad amare, amare veramente, imparare l’arte del vero amore! Nell’adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando.
Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi quando non permettete più allo specchio di essere l’unica verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici.
Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, non di cercare se stessi, ma di dare se stessi agli altri: questa è la scuola dell’amore.
Questo amore, però, deve portarsi dentro quel “di più” che oggi gridate a tutti.
“C’è di più”! Come vi ho già detto, anch’io nella mia giovinezza volevo qualcosa di più di quello che mi presentava la società e la mentalità del tempo.
Volevo respirare aria pura, soprattutto desideravo un mondo bello e buono, come lo aveva voluto per tutti il nostro Dio, il Padre di Gesù.
E ho capito sempre di più che il mondo diventa bello e diventa buono se si conosce questa volontà di Dio e se il mondo è in corrispondenza con questa volontà di Dio, che è la vera luce, la bellezza, l’amore che dà senso al mondo.
È proprio vero: voi non potete e non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza.
Questa non è libertà.
Molto “amore” proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti.
Certo costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore – senza rinunce non si arriva a questa strada – ma sono sicuro che voi non avete paura della fatica di un amore impegnativo e autentico.
È l’unico che, in fin dei conti, dà la vera gioia! C’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù.
Anche l’Azione Cattolica vi insegna le strade per imparare l’amore autentico: la partecipazione alla vita della Chiesa, della vostra comunità cristiana, il voler bene ai vostri amici del gruppo di ACR, di AC, la disponibilità verso i coetanei che incontrate a scuola, in parrocchia o in altri ambienti, la compagnia della Madre di Gesù, Maria, che sa custodire il vostro cuore e guidarvi nella via del bene.
Del resto, nell’Azione Cattolica, avete tanti esempi di amore genuino, bello, vero: il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Alberto Marvelli; amore che arriva anche al sacrificio della vita, come la beata Pierina Morosini e la beata Antonia Mesina.
Giovanissimi di Azione Cattolica, aspirate a mete grandi, perché Dio ve ne dà la forza.
Il “di più” è essere ragazzi e giovanissimi che decidono di amare come Gesù, di essere protagonisti della propria vita, protagonisti nella Chiesa, testimoni della fede tra i vostri coetanei.
Il “di più” è la formazione umana e cristiana che sperimentate in AC, che unisce la vita spirituale, la fraternità, la testimonianza pubblica della fede, la comunione ecclesiale, l’amore per la Chiesa, la collaborazione con i Vescovi e i sacerdoti, l’amicizia spirituale.
“Diventare grandi insieme” dice l’importanza di far parte di un gruppo e di una comunità che vi aiutano a crescere, a scoprire la vostra vocazione e a imparare il vero amore.
Grazie.
Domanda dell’educatrice: Santità, cosa significa oggi essere educatori? Come affrontare le difficoltà che incontriamo nel nostro servizio? E come fare in modo che siano tutti a prendersi cura del presente e del futuro delle nuove generazioni? Grazie.
Una grande domanda.
Lo vediamo in questa situazione del problema dell’educazione.
Direi che essere educatori significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre.
Significa soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso quel “di più” che ci viene da Dio.
Questo esige una conoscenza personale di Gesù, un contatto personale, quotidiano, amorevole con Lui nella preghiera, nella meditazione sulla Parola di Dio, nella fedeltà ai Sacramenti, all’Eucaristia, alla Confessione; esige di comunicare la gioia di essere nella Chiesa, di avere amici con cui condividere non solo le difficoltà, ma anche le bellezze e le sorprese della vita di fede.
Voi sapete bene che non siete padroni dei ragazzi, ma servitori della loro gioia a nome di Gesù, guide verso di Lui.
Avete ricevuto il mandato dalla Chiesa per questo compito.
Quando aderite all’Azione Cattolica dite a voi stessi e a tutti che amate la Chiesa, che siete disposti ad essere corresponsabili con i Pastori della sua vita e della sua missione, in un’associazione che si spende per il bene delle persone, per i loro e vostri cammini di santità, per la vita delle comunità cristiane nella quotidianità della loro missione.
Voi siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani.
Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli.
Senza la presenza della famiglia, ad esempio, rischiate di costruire sulla sabbia; senza una collaborazione con la scuola non si forma un’intelligenza profonda della fede; senza un coinvolgimento dei vari operatori del tempo libero e della comunicazione la vostra opera paziente rischia di non essere efficace, di non incidere sulla vita quotidiana.
Io sono sicuro che l’Azione Cattolica è ben radicata nel territorio e ha il coraggio di essere sale e luce.
La vostra presenza qui, stamattina, dice non solo a me, ma a tutti che è possibile educare, che è faticoso ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi.
Abbiate il coraggio, vorrei dire l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù, della sua tenerezza che fate sperimentare a tutti, anche ai più bisognosi e abbandonati, con la vostra missione di educatori.
Cari amici, alla fine vi ringrazio per aver partecipato a questo incontro.
Mi piacerebbe fermarmi ancora con voi, perché quando sono in mezzo a tanta gioia ed entusiasmo, anche io sono pieno di gioia, mi sento ringiovanito! Ma purtroppo il tempo passa veloce, mi aspettano altri.
Ma col cuore sono con voi e rimango con voi! E vi invito, cari amici, a continuare nel vostro cammino, ad essere fedeli all’identità e alla finalità dell’Azione Cattolica.
La forza dell’amore di Dio può compiere in voi grandi cose.
Vi assicuro che mi ricordo di tutti nella mia preghiera e vi affido alla materna intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, perché come lei possiate testimoniare che “c’è di più”, la gioia della vita piena della presenza del Signore.
Grazie a tutti voi di cuore! (©L’Osservatore Romano – 31 ottobre 2010) Zaino in spalla, felpe colorate, foulard al vento, libretto delle preghiere in mano: oltre centomila ragazzi e giovanissimi dell’Azione cattolica italiana hanno gremito piazza San Pietro stamane, sabato 30 ottobre, per il loro incontro nazionale e soprattutto per dialogare con Benedetto XVI e vivere una giornata di condivisione, di festa e di riflessione.
Accompagnati da genitori, educatori, sacerdoti e vescovi – una trentina – hanno gridato al mondo la loro voglia di “diventare grandi insieme”, come recita il tema della manifestazione; forti della consapevolezza che anche nelle loro giovani vite di bambini e di adolescenti “c’è di più”, per dirla ancora con lo slogan dell’avvenimento; e che quel “di più” si chiama Gesù Cristo.
E non è un caso che nel logo dell’iniziativa il “+” sia rappresentato da una croce stilizzata.
Sono il volto giovane della Chiesa.
Il volto sorridente e gioioso con cui hanno atteso l’arrivo del Pontefice tra cori e coreografie, musiche e canti.
Poi, guidati dall’assistente generale, il vescovo Domenico Sigalini, hanno pregato insieme.
Quindi hanno presentato l’annuale iniziativa di solidarietà che l’Azione cattolica ragazzi promuove per il mese della pace, a gennaio: il finanziamento di due progetti in Russia, uno a favore dei bambini di strada di San Pietroburgo e uno per gli orfani della Siberia, realtà gestite insieme da cattolici e ortodossi.
È seguito il momento delle testimonianze: quelle raccontate in piazza da quanti hanno portato aiuti alle popolazioni dell’Aquila devastata dal terremoto dell’aprile 2009; e quelle trasmesse sui maxischermi, con le videostorie di chi ha scelto di seguire Gesù ogni giorno, come la piccola Nennolina, il beato Pier Giorgio Frassati e Armida Barelli, figure di riferimento per tutta l’Azione cattolica, in particolare per le nuove generazioni.
Giunti da tutta Italia – soprattutto dalla Puglia, come si poteva leggere dagli striscioni visibili fino all’inizio di via della Conciliazione – hanno ascoltato i messaggi augurali fatti pervenire loro dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, dal cardinale vicario di Roma Agostino Vallini e dal nunzio apostolico in Italia arcivescovo Giuseppe Bertello; e hanno applaudito le parole di incoraggiamento rivolte dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che li ha salutati a nome di tutti i vescovi italiani.
“L’essere in questa piazza – ha detto – ci fa sentire parte di un grande popolo.
Siamo qui in attesa del Santo Padre, che guida la Chiesa indicando la strada per seguire Gesù.
Voi desiderate crescere nella sua amicizia; con lo slancio dei vostri anni volete correre verso di Lui e con Lui, perché Egli è la perla preziosa, il tesoro del campo, l’olio per le nostre ferite, il vino della speranza, il pane per la nostra fame d’amore”.
Quindi il porporato ha esortato i presenti a servire le parrocchie, pregando tutti i giorni e partecipando con fedeltà alla messa e alla confessione.
Allora – ha spiegato – “i vostri gruppi associativi diventeranno cenacoli di bontà intelligente e contagiosa, l’amicizia sarà più vera perché ognuno aiuterà l’altro a scoprire Cristo.
Solo così – ha continuato – non sarete timidi nel testimoniare il Signore nei vostri ambienti: dalla famiglia alla scuola, allo sport, al tempo libero”.
“Tra poco – ha concluso il cardinale Bagnasco – ascolteremo Benedetto XVI, guarderemo la sua figura bianca che ci rimanda al Cielo, a Dio”.
E quando il Pontefice è giunto sul sagrato della basilica Vaticana, dopo aver percorso in papamobile tutta la piazza tra gli applausi dei presenti, i centomila lo hanno accolto con un’ovazione da stadio.
A nome di tutti Francesco Poddo, undicenne dell’Acr di Nuoro, Anna Bulgarelli, sedicenne della sezione giovanissimi di Carpi, e Milena Marrocco, educatrice dell’arcidiocesi di Gaeta, hanno rivolto a Benedetto XVI tre domande sulle problematiche legate al diventare grandi, alle relazioni e alla vita affettiva e alla sfida di educare oggi.
Poi, in silenzio, hanno ascoltato le risposte del Papa, che dopo aver spiegato il suo punto di vista sulle varie tematiche, aggiungendo a braccio ricordi personali della sua infanzia, ha confidato loro: “Quando sono in mezzo a tanta gioia ed entusiasmo, anch’io sono pieno di gioia”.
In precedenza si erano rivolti al Papa il vescovo Sigalini e il presidente nazionale dell’Associazione Franco Miano.
Il vescovo ha sottolineato come non sia vero “che le chiese sono abbandonate dai giovani”.
Al contrario “quando essi percepiscono che c’è gente che vuole il loro bene e che nell’incontro con Gesù c’è una risposta alla loro esigenza di volere di più, ne siamo assediati”.
Perché i giovani – ha aggiunto – “non vogliono mediocrità o adattamenti, ma sogni e voli alti.
La misura che proponiamo è la santità, niente di meno.
Hanno possibilità di incontrarla nella storia dell’Azione cattolica e di vederla in quanti li hanno preceduti, nei preti, negli adulti e nei giovani educatori che si dedicano a loro”.
Il presidente, da parte sua, ha detto al Pontefice che tutta l’Azione cattolica vuole ringraziarlo “per la sua testimonianza di sostegno ai deboli e ai poveri della terra.
La sua parola – ha aggiunto – ci aiuta ad avere fiducia e a credere, anche nei momenti più difficili, che la speranza continua a essere l’orizzonte più degno dell’uomo”.
Dopo aver ricordato il precedente incontro del 4 maggio 2008, per i 140 anni dell’Associazione, Miano ha concluso ribadendo che “i ragazzi e i giovanissimi dell’Azione cattolica continuano a pensare che è possibile diventare grandi insieme: nell’Associazione, con la Chiesa, con le famiglie e gli educatori a tutti i livelli.
Mai da soli”.
Nel pomeriggio l’incontro nazionale è proseguito nelle strade del centro di Roma: i giovanissimi si sono dati appuntamento a Piazza del Popolo, i ragazzi nel parco di Villa Borghese.
(©L’Osservatore Romano – 31 ottobre 2010)
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