La curia di Benedetto XVI.

L’imminente promozione del salesiano Massimo Palombella a nuovo direttore del coro della Cappella Sistina è l’ultima di una serie di nomine che hanno cambiato la faccia visibile della curia vaticana, nei cinque e più anni del pontificato di Joseph Ratzinger.
Di curie, infatti, attorno al papa ce ne sono due.
C’è quella che il grande pubblico vede poco, fatta dei dicasteri classici: la segreteria di stato, le congregazioni, i pontifici consigli.
Di questa curia sono pubbliche le decisioni finali, ma poco si vede e si sa del lavorio che precede tali decisioni.
Ma c’è anche una curia che per sua natura è più proiettata all’esterno e visibile.
È quella dei musei, della biblioteca, della cultura, della musica, dei media.
Molta parte dell’operato di quest’altra curia si svolge sotto gli occhi e il giudizio del grande pubblico.
Nella prima delle sue due curie Benedetto XVI ha compiuto anno dopo anno nomine di grande rilievo.
Alcune rivelatesi alla prova dei fatti inferiori alle attese: come quelle dei cardinali Cláudio Hummes e Ivan Dias alle congregazioni per il clero e per l’evangelizzazione dei popoli.
Un’altra di influenza capitale ma altalenante nei risultati e criticata da molti vescovi e conferenze episcopali: quella del cardinale Tarcisio Bertone alla segreteria di stato.
Altre ancora, recentissime, molto promettenti ma in attesa di una verifica: quelle del cardinale Marc Ouellet alla congregazione per i vescovi e dell’arcivescovo Kurt Koch all’ecumenismo.
Ma è nella seconda curia, quella più visibile e pubblica, che sono avvenute le variazioni più sensibili.
Anche qui con i pro e i contro.
* Nel campo dei media c’è stata anzitutto la nomina a direttore della sala stampa della Santa Sede del gesuita Federico Lombardi, il quale è anche direttore della radio e della tv vaticane.
Mentre il suo predecessore, l’esuberante Joaquín Navarro-Valls, a motivo del suo filo diretto con Giovanni Paolo II non si sapeva mai se parlava in proprio o per conto del papa, con effetti di invincibile ambiguità, padre Lombardi si attiene impeccabilmente ai limiti del suo ruolo.
In sala stampa la sua è sempre e solo la voce ufficiale dellae autorità vaticane, mentre in proprio egli parla alla radio.
La parola di Benedetto XVI risuona di conseguenza in tutta la sua nitidezza, mai coperta o interpretata dal vociare di un suo presunto portavoce.
Tanto più sono brillate la chiarezza e la misura del ruolo svolto da padre Lombardi in tempi burrascosi come gli ultimi, con la Chiesa e il papa sottoposti a ondate di critiche veementi.
I disastri comunicativi che a tratti si sono verificati non si possono imputare a lui, ma soltanto alle autorità vaticane, in particolare alla segreteria di stato dalla quale egli direttamente dipende.
Come s’è visto, ad esempio, col caso Williamson: > Disastro doppio in Vaticano: di governo e di comunicazione (4.2.2009) * Un altra svolta di rilievo è avvenuta a “L’Osservatore Romano” con la nomina a direttore del professor Giovanni Maria Vian.
Con lui il giornale della Santa Sede ha cambiato faccia.
Indiscutibilmente in meglio, come www.chiesa ha più volte documentato, ad esempio in questo servizio: > “L’Osservatore Romano” messo a nuovo.
Tutti i cambiamenti
(29.11.2007) Ma con Vian direttore, “L’Osservatore Romano” ha avuto anche le sue disavventure.
Soprattutto due.
La prima è nata da un articolo pubblicato in prima pagina il 15 marzo 2009, per volere del cardinale Bertone, dall’allora presidente della pontificia accademia per la vita, l’arcivescovo Rino Fisichella, sul doppio aborto procurato a una giovanissima ragazza madre brasiliana.
La sollevazione che l’articolo provocò nel mondo cattolico contro le sue apparenti posizioni giustificazioniste non fu placata neppure da una successiva “chiarificazione” della congregazione per la dottrina della fede: > Ritrattazioni.
Il Sant’Uffizio dà una lezione a monsignor Fisichella
(10.7.2009) La seconda disavventura è coincisa con il caso di Dino Boffo, cioè con la campagna diffamatoria messa in opera da un giornale conservatore italiano nell’estate del 2009 contro l’allora direttore del quotidiano della conferenza episcopale italiana “Avvenire”.
Le carte diffamatorie si rivelarono poi false, ma in quel frangente Vian non solo non difese Boffo e “Avvenire”, ma tornò a criticarli come già aveva fatto altre volte in passato, con bersaglio ultimo la presidenza della CEI impersonata dal cardinale Camillo Ruini.
Ne seguì un periodo di tensione tra l’episcopato italiano e la segreteria di stato vaticana, alla quale “L’Osservatore Romano” è legatissimo: > Italia, Stati Uniti, Brasile.
Dal Vaticano alla conquista del mondo
(11.2.2010) In entrambi i casi, Vian ha sempre rivendicato la giustezza della linea da lui percorsa.
* Altre due nomine importanti sono intervenute in curia sul versante della cultura, entrambe pescate in quell’istituzione di rinomanza internazionale che è la Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Il viceprefetto dell’Ambrosiana, monsignor Cesare Pasini, è stato chiamato a Roma a presiedere la Biblioteca Apostolica Vaticana.
E lì si è subito prodotto in una grandiosa opera di restauro e di ammodernamento tecnologico di questa che è la più famosa biblioteca del mondo, splendidamente restituita nel settembre del 2010 al godimento degli studiosi e dei visitatori: > Libreria Apostolica Vaticana Il prefetto dell’Ambrosiana, monsignor Gianfranco Ravasi, biblista di fama mondiale, è stato invece chiamato in Vaticano a presiedere il pontificio consiglio della cultura: > Aria di nomine in curia.
Con una ventata di nuova cultura
(9.8.2007) E qui, tra le tante iniziative promosse, si sta dedicando con particolare cura a realizzare l’idea lanciata da Benedetto XVI di un “cortile dei gentili”, per un dialogo pubblico tra credenti e non credenti.
La prima tornata di incontri avverrà a Parigi nel marzo del 2011 ed è in fase avanzata di preparazione: > Il primo “cortile” di credenti e atei aprirà a Parigi (24.6.2010) Resta da capire se in futuro il “cortile dei gentili” rimarrà affidato a Ravasi – di cui si parla come possibile arcivescovo di Milano – oppure diverrà prerogativa del nuovo dicastero istituito in curia quest’anno per la “nuova evangelizzazione” delle nazioni di antica tradizione cristiana e oggi drammaticamente secolarizzate.
Questo nuovo dicastero per ora c’è solo sulla carta, senza che i suoi compiti siano stati definiti.
Ma ne è già stato nominato il presidente: l’arcivescovo Fisichella, spostato lì dalla pontificia accademia per la vita.
* Una nomina sicuramente riuscita è stata inoltre quella del professor Antonio Paolucci a direttore dei Musei Vaticani.
Paolucci è storico dell’arte tra i più insigni e ricchi d’esperienza manageriale.
Arrivato a Roma, ha dedicato tutti i suoi talenti ad offrire il godimento intelligente degli immensi tesori artistici della sede di Pietro al maggior numero di visitatori di tutti i popoli.
Riscuotendo molti consensi, in Vaticano e fuori.
Ma ha anche trovato chi gli mette i bastoni tra le ruote.
Uno di questi è il suo predecessore Francesco Buranelli, ora segretario della pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa di cui è presidente monsignor Ravasi.
Tra i due è scoppiata giorni fa una polemica tanto più interessante perché aiuta a capire le ragioni di fondo – molto “ratzingeriane” – che animano l’opera del professor Paolucci.
Il 10 settembre, sul quotidiano di Roma “Il Messaggero”, Buranelli ha criticato la decisione di Paolucci di prolungare l’apertura dei Musei Vaticani e della Cappella Sistina oltre gli attuali orari.
È vero – ha obiettato – che con più visitatori “si incassano introiti aggiuntivi”, ma in questo modo si mettono irrimediabilmente in pericolo gli affreschi, con più polveri e più sbalzi di temperatura e umidità: “Se i troppi turisti fanno male, due ore in più fanno peggio”.
La replica di Paolucci è arrivata su “L’Osservatore Romano” del 13 settembre.
“Queste cose le so da quarant’anni”, scrive.
“È evidente, infatti, che meno gente entra in Sistina e meno vistosi e pericolosi sono i danni.
Ma io non intendo percorrere questa strada”.
La strada, cioè, di ridurre il numero dei visitatori.
E spiega perché: “La Cappella Sistina, pur facendo parte di un percorso museale, non è un museo.
È uno spazio consacrato.
Di più, essa è il vero e proprio luogo identitario della Chiesa cattolica romana.
Qui si celebrano le grandi liturgie, qui i cardinali riuniti in conclave eleggono il pontefice.
“La Sistina è allo stesso tempo la sintesi della teologia cattolica.
La storia del mondo, dalla cosmogonia all’ultimo giudizio, vi è qui rappresentata insieme al destino dell’uomo redento da Cristo.
La Sistina è la storia della salvezza per tutti e per ognuno, è l’affermazione del primato del papa di Roma, è il tempo ‘sub gratia’ che assorbe, trasfigura e fa proprio il tempo ‘sub lege’ dell’Antico Testamento.
È l’arca della nuova e definitiva alleanza che Dio ha stabilito con il popolo cristiano.
Non a caso l’architetto Baccio Pontelli ebbe dal papa l’ordine di dare alla cappella le dimensioni del perduto Tempio di Gerusalemme così come ci sono riferite dalla Bibbia.
“Tutto questo per dire che la Sistina è un luogo d’arte di assoluta eccellenza ma è anche uno spazio di altissima catechesi, è ‘Parola dipinta’, oggi come ieri perfettamente eloquente.
Tenerla aperta a tutti perché tutti vedano e capiscano è dovere e missione di chi amministra i musei della Santa Sede.
Garantire condizioni accettabili all’ambiente Sistina senza per questo contingentare il numero dei visitatori.
Questo è l’obiettivo che mi sono prefisso”.
E nel seguito dell’articolo Paolucci spiega gli accorgimenti tecnici che già sta mettendo in atto per preservare al massimo i dipinti della Sistina: > La salvaguardia della Sistina.
Stiano tranquilli i consiglieri troppo zelanti
* Ostacoli interni alla sua opera di rinnovamento li ha incontrati anche un altro degli uomini nuovi chiamati in Vaticano durante l’attuale pontificato: il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, nominato un anno fa presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, un ente che agisce di regola in forma riservata ma opera comunque nel mondo, con contraccolpi clamorosamente pubblici come l’incidente giudiziario di alcuni giorni fa: > Il banchiere del papa resiste alla bufera (24.9.2010) * Infine, ultima nomina di questa curia “ad extra” fin qui passata in rassegna, quella imminente di don Massimo Palombella a direttore del coro della Cappella Sistina, coro già malandato da troppi anni.
Una nomina al buio, a differenza di tutte le precedenti.
Al buio perché non si sa come potrà accompagnare degnamente le liturgie del papa – e di un papa come Benedetto XVI – uno che nel suo curriculum musicale ha solo la volonterosa direzione di un coro composto di studenti universitari, e null’altro di significativo.
> Intermezzo musicale.
I rumori della Cappella Sistina
(17.9.2010) La Sistina era il coro più antico e nobile della grande musica liturgica romana.
Ma oggi è solo l’ombra del suo glorioso passato.
Al livello a cui è stata ridotta, solo un miracolo la potrà salvare.

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