Bianca come il latte rossa come il sangue

A.
D’AVENIA, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Moindadori, Milano 2010, EAN: 9788804595182, pp.254, Euro 19.
Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino.
Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie non protetta che speri si estingua presto”.
Così, quando arriva un nuovo supplente di Storia e Filosofia, il protagonista si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva.
Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno.
E il sogno di Leo si chiama Beatrice, la ragazza più bella della scuola.
Beatrice è la passione, colei che, con uno sguardo, sa dischiudere le porte del Paradiso.
Quando scoprirà che Beatrice è ammalata di leucemia, il protagonista dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
Un romanzo coraggioso che, attraverso il monologo di Leo – ora scanzonato e brillante, ora intimo e tormentato – racconta cosa succede quando nella vita di un adolescente fanno irruzione la sofferenza, la paura, la morte, e prova a offrire, con forza e intensità, qualche risposta, non definitiva ma neppure scontata.
Alessandro D’Avenia è un giovane professore alle prese con la pubblicazione del suo primo romanzo.
Si propone una sfida: far interessare noi giovani ad un nuovo stile di lettura differente dalla solita storia d’amore a lieto fine.
Vuole farci scoprire l’importanza di qualcosa di innato in noi, ovvero la speranza e la gioia di poter coltivare, inseguire e portare a termine i nostri sogni.
Ciò però comporta molta fatica proprio come avviene al protagonista Leo, un normale sedicenne ribelle che sfoga tutti i suoi pensieri facendo corse pazze con il motorino in compagnia del suo migliore amico, Nico, ma che prova anche molti sentimenti rivelandoli alla sua amica Silvia e dandole frequentemente appuntamento ad una panchina rossa.
Il colore non è casuale, tutta questa storia infatti si incentra sulla contrapposizione tra il Bianco e il Rosso.
Il primo, colore della noia, della solitudine, della paura, del niente, il secondo invece il colore ideale, perfetto che sta ad indicare i capelli rossi che incorniciano il dolce viso della ragazza di cui Leo è tanto innamorato: Beatrice.
Lei sì che è decisamente rossa, rossa come l’amore che prova per lei, rossa come il suo sangue.
A poco a poco anche lei verrà, però, avvolta dal bianco, che farà diventare tutta la sua vita bianca, come il letto dell’ospedale, come il suo sangue, che con il passare dei giorni prenderà sempre di più le sembianze di quell’ “inutile serpente bianco”.
Il bianco che per molto tempo ha fatto provare quell’orribile sensazione di paura a Leo, ora si è impossessato anche del suo sogno, della sua unica speranza, ma questo lo aiuterà ad andare avanti proprio per dare a Beatrice quella forza in più che a lui manca, ma di cui lei ha certamente bisogno.  D’Avenia con questo libro può certamente coinvolgere tutti partendo dai giovani, dai genitori per arrivare anche agli insegnanti che almeno per una volta non sono descritti come degli “inutili sfigati”, ma come persone che possono aiutare i propri alunni ad affrontare le difficoltà come riesce a fare il Sognatore con Leo.
Questo romanzo incuriosirà molto, così come è accaduto a noi che ne siamo state del tutto folgorate, per il semplice fatto che i giovani del ventunesimo secolo si immedesimano molto nella figura di Leo, un ragazzo come tanti, privo di obbiettivi, che grazie all’aiuto del Sognatore è riuscito a capire qual era il suo unico vero sogno.
Così anche noi come Leo dobbiamo avere dei sogni “perché questi sono il sangue della nostra vita anche se spesso costano difficoltà e insuccessi.
Non rinunciare mai ai tuoi sogni! Non avere paura di sognare, anche se gli altri ti ridono dietro, poiché rinunceresti ad essere te stesso”.
Recensione di Emanuela Micalizio e di Marta Cacicia (Centro Scolastico Imera )

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *