Monsignor Agostino Marchetto, dispiaciuto per queste sue improvvise dimissioni? «Quando si lascia un lavoro svolto per tanti anni c’è sempre una certa amarezza.
Capita a tutti.
Era dal 2001 che ero segretario del Pontificio Consiglio dei migranti, un incarico che ho svolto con passione e dedizione.
Più che un lavoro è stata una missione che mi ha portato a condividere uno dei più grandi drammi dei nostri tempi, i movimenti migratori delle popolazioni in difficoltà troppe volte vittime di ingiustizia, sfruttamento, violenze.
Peccati gravissimi che ogni uomo, specialmente se è un uomo di Chiesa, non deve mai tollerare».
E lei, in effetti, ha sempre denunciato ad alta voce questi peccati.
Ma molti politici, e persino qualcuno in Segreteria di Stato, a volte l’hanno criticata con durezza.
Ci è rimasto male? «Solo il silenzio di fronte alle ingiustizie fa male.
Le critiche non mi hanno mai toccato e, tantomeno, non mi hanno mai condizionato.
Ma come è possibile stare zitti di fronte a migliaia di innocenti che vengono respinti sulle altre sponde del Mediterraneo, come succede ad esempio con la cosiddetta politica dei respingimenti inaugurata, purtroppo, dai governanti italiani? Come è possibile girarsi dall’altra parte quando dalla Francia una intera etnia rom viene espulsa indiscriminatamente perché così ha deciso il presidente Sarkozy in nome di una discutibile politica della sicurezza che colpisce donne, bambini ed innocenti, contravvenendo alle più elementari norme di accoglienza decise dagli organismi europei?».
Tematiche portate alla ribalta da Gheddafi che a Roma ha chiesto alla Ue 5 miliardi di euro l’anno per bloccare i flussi migratori e ha lanciato una campagna di islamizzazione dell’Europa.
Preoccupato? «Di fronte a quello che abbiamo visto e sentito durante questa visita non ci sono parole.
E certamente è giusto così, perché non vale proprio la pena commentare quanto detto e preconizzato da Gheddafi.
Anzi più se ne parla, anche con appunti critici, e più ci si dà rilievo.
I problemi di poveri ed immigrati si affrontano e si risolvono con ben altri approcci».
Malgrado il suo impegno accanto agli ultimi, spesso le gerarchie vaticane sono intervenute per puntualizzare che lei parlava a titolo personale.
«Io ho sempre parlato liberamente, senza censure e sempre in difesa dei sofferenti, rifacendomi ogni volta alla dottrina sociale della Chiesa.
Altra cosa è parlare a nome di tutta la Chiesa.
E qualche volta ha fatto bene la Segreteria di Stato a farlo sapere, perché a nome di tutta la Chiesa può parlare solo il Santo Padre e, su sua delega, la stessa Segreteria di Stato».
Ora però non potrà più parlare per difendere gli immigrati.
O no? «Nella Chiesa c’è sempre libertà di parola.
Ma sono stato io a chiedere al Papa di essere sollevato dall’incarico.
Lo ringrazio per aver accettato la mia richiesta.
Ed ora potrò dedicarmi allo studio della storia del Concilio Vaticano II.
Ma, se necessario, la mia voce non tacerà mai di fronte alle ingiustizie».
intervista ad Agostino Marchetto, a cura di Orazio La Rocca in “la Repubblica” del 2 settembre 2010
News
- GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
- Tomáš Halík, Il sogno di un nuovo mattino. Lettere al papa.
- XXXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO
- padre Rinaldo Paganelli (1955-2024) Profilo bio-bibliografico
- Simposio Internazionale di Catechetica. La dimensione educativa della catechesi
- Global RE© September - October 2024
- Vademecum 2024-2025
- XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO
- XXXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO
- 1° CORSO DI FORMAZIONE per Équipe, Operatori Pastorali ed Educatori