L’intima mano.

EMANUELE SEVERINO, L’intima mano.
Europa, filosofia, cristianesimo e destino, Adelphi 2010, pp.
179 euro 26,00 L’ultimo libro di Emanuele Severino, pubblicato da Adelphi e del quale anticipiamo in questa pagina un brano, si intitola L’intima mano.
Europa, filosofia, cristianesimo e destino (pp.
188, 26).
Cosa significa «intima mano?».
Per meglio comprendere tale locuzione occorre ritornare al giorno di Natale del 1784, quando Herder visitando Goethe gli donò gli Opera postuma di Spinoza.
E proferì queste parole: «Rechi oggi il santo Cristo in dono di amicizia il santo Spinoza».
Il gesto era carico di significati, anche perché il filosofo ebreo odiato e dimenticato per oltre un secolo stava per essere riscoperto dall’idealismo tedesco, a cominciare da Jacobi, Fichte, Schelling, Hegel, in un crescendo che porterà decenni più tardi Nietzsche a vedere in lui il pensatore «più vicino».
Herder aggiunse: «Quale intima mano congiunge i due in uno?».
In questa raccolta di scritti «molto organizzati», Severino si propone di «andare più a fondo della risposta a cui Herder può aver pensato»; ovvero rilevare che il legame tra Cristo e Spinoza accomuna anche tutte le grandi opposizioni dell’Occidente (illuminismo e coscienza religiosa, Cristo e demonio nel dialogo del Grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov eccetera).
Sottolinea che non si può distruggere nulla senza creare qualcosa, e che il produrre distruggendo è anche alla radice della teologia di Cristo, «creatore e distruttore».
Questo ultimo libro esce nel primo anniversario della scomparsa di Esterina, la moglie di Severino, che cade il 5 settembre.
Ma a lei il filosofo dedicherà un saggio a cui sta lavorando da quattro anni, che sarà ultimato entro la fine del 2010, nel quale svilupperà la linea primaria del suo discorso, accanto a Destino della necessità (1980), La gloria (2001), Oltrepassare (2007).
Intanto si registra una incessante pubblicazione di studi sul suo pensiero, mentre la Morcelliana in ottobre riproporrà le lezioni universitarie tenute alla Cattolica di Milano nel 1968.
Severino confessa di sentirsi in debito rispetto a molti interlocutori, soprattutto con Carlo Scilironi (Università di Padova) e Andrea Tagliapietra (San Raffaele).
E ora invita a riflettere su questa «intima mano» che unisce le molte opposizioni dando loro un’unità.
Il libro — al quale ha atteso anche in ospedale, durante gli ultimi giorni della moglie Esterina — è un tentativo di configurare la struttura di fondo degli antagonisti.
Dio crea Adamo e Adamo vuole distruggere Dio mangiando la mela: creazione distruttiva; Dio è d’accordo con Adamo e il serpente.
Del resto, negli scritti di Severino «l’intima mano» è anche la Follia estrema che oggi domina l’intero pianeta.
di Armando Torno in “Corriere della Sera” del 3 settembre 2010

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