Galassie antichissime, lontane 10 miliardi di anni che appaiono come gocce luminose nel buio del cosmo, il primo ritratto di una culla di stelle a soli 1.000 anni luce dalla Terra, molecole di acqua e altri composti tutti indizi dell’esistenza di pianeti nella nebulosa di Orione: sono i primi risultati scientifici del più grande telescopio spaziale mai costruito, il satellite Herschel dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa).
ORIONE E I NUOVI PIANETI IN FORMAZIONE – A queste scoperte la rivista Astronomy and Astrophysics dedica una sezione speciale di 152 articoli, molti dei quali firmati anche da ricercatori italiani, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e di molte università fra cui Padova, Bologna, Milano Bicocca.
Le galassie visibili nelle immagini di Herschel come dense gocce luminose sono distanti da tre a dieci miliardi di anni e sono nate quando la formazione delle stelle era molto più diffusa di oggi nell’Universo.
L’incubatrice di stelle invece è vicinissima, soli 1.000 anni luce nella costellazione dell’Aquila.
È così ricca di polveri che finora nessun’altro telescopio a infrarossi era riuscito a osservarla.
Si distinguono 700 grumi di polveri e gas: sono embrioni di stelle, 100 dei quali già alle fasi finali della loro formazione.
Il satellite ha fotografato anche la nebulosa di Orione e qui ha identificato molecole di acqua, monossido di carbonio, formaldeide, metanolo, cianuro di idrogeno, ossido di zolfo: indizi di stelle e pianeti in formazione.
Con il contributo dei ricercatori italiani è stato anche risolto il mistero della polvere mancante nelle galassie dell’ammasso della Vergine.
In alcune zone del gigantesco ammasso della Vergine, composto da almeno 2.500 galassie distante da noi 55 milioni di anni luce, la polvere che permea lo spazio tra le stelle, l’ingrediente fondamentale per la formazione di nuovi astri, è molto carente.
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Gli scienziati hanno dimostrato che la polvere viene sì prodotta continuamente nelle galassie ellittiche, ma non riesce a sopravvivere per più di 50 milioni di anni a causa degli urti fra i granelli di polvere e il gas caldo che permea queste galassie che disintegrerebbero nel tempo le particelle fino a farle sparire completamente.
«Il telescopio Herschel sta eseguendo perfettamente i suoi compiti – ha osservato Barbara Negri, responsabile dell’Agenzia Spaziale Italiana per l’esplorazione e osservazione dell’Universo – e gli studi sulla polvere che permea lo spazio tra le stelle forniranno una prova fondamentale nella comprensione dei meccanismi di formazione di nuove stelle».
(Fonte Ansa) Corriere della sera 17 luglio 2010
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