Immaginate 75 miliardi di iPad che riempiono il tunnel del monte Bianco avanti e indietro per ben 84 volte.
O 41 stadi di Wembley pieni fino all’ultima poltroncina delle tavolette Apple, in lungo e in largo, erba e panchine inclusi.
O se preferite, lo stadio nazionale di Pechino per 15,5 volte.
O ancora, immaginate ogni uomo, donna o bambino sulla Terra che, ininterrottamente e per 100 anni, invii tweet (i brevi messaggi tipici del microblogging e in particolare di Twitter).
Ecco qual è la mole di dati digitali che nascono solo nel corso del 2010 per venire poi scambiati, stampati, archiviati, dimenticati e forse distrutti.
Un totale inimmaginabile che supererà per la prima volta nella storia digitale una nuova unità di misura: si tratta di 1,2 zettabyte di informazioni.
Tradotto nelle unità di misura usate fino a oggi, uno zettabyte corrisponde a mille miliardi di gigabyte.
LA RICERCA – A raccontare lo stato del mondo digitale è per la quarta volta negli ultimi anni la società di ricerca IDC, con uno studio commissionato dall’azienda EMC, che sul suo sito fornisce anche un contatore – l’Information Growth Ticker – da scaricare sul proprio Pc che aggiorna in tempo reale sulla quantità di dati creati a partire dal primo gennaio 2010.
Stupiscono i tassi di crescita previsti per il futuro.
Nel 2020 la nostra personale odissea tra i dati digitali ci vedrà immersi in un universo quasi 50 volte più grande di quello attuale.
Complici di questo aumento saranno i passaggi all’universo dei bit di voce, tv, radio e stampa, dunque tutto il mondo oggi ancora per larga parte in analogico.
NUVOLE – L’universo sarà dunque sempre più sommerso dal digitale, e la Rete continuerà ad avere un ruolo di primo piano, per via di tutti i documenti nati e utilizzati nella «nuvola» del cloud computing.
Dice infatti la ricerca di IDC che, entro il 2020, più di un terzo di tutte le informazioni digitali create ogni anno (private o pubbliche che esse siano) risiederà o transiterà nella nuvola di tecnologie informatiche disponibili online.
Ancora una volta, la ricerca denuncia anche l’overload di informazioni e mette al centro il problema della ricerca dei dati che più interessano da parte degli utenti, visto che già oggi i contenuti creati sono superiori del 35 per cento alle capacità di archiviarli e questo dato aumenterà anche del 60 per cento nei prossimi anni.
Corriere della sera 08 06 2010
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