Il giudice Rosario Priore, avendo seguito da vicino Alì Agca e i Lupi Grigi, conosce bene la Turchia e le sue pulsioni più profonde.
Giudice, ci racconti i fondamentalisti turchi.
«I Lupi Grigi difendevano innanzitutto l’essenza islamica della Turchia».
Negli Anni Ottanta conoscevamo davvero poco dei movimenti fondamentalisti.
«Ricordo il proclama che Alì Agca scrisse per la visita a Istanbul del Papa.
Era la fine di novembre ‘79 e Agca annunciava il suo proposito di uccidere il Papa perché, disse, era “il primo tra i nuovi crociati, venuto con funzioni di rappresentanza dell’Occidente e degli Stati Uniti in particolare”.
Scriveva ancora che il Papa era venuto con il proposito, che egli riteneva sommamente offensivo, di “calpestare la terra dell’islam.
Sarebbe venuto a baciare la terra di Turchia pensando che facesse ancora parte dell’impero di Costantinopoli”».
Ieri un Papa, oggi un vescovo.
Perché le gerarchie cattoliche sono considerate un pericolo? «Li vedono come nemici dell’Islam e insieme dell’impero che fu.
Da quelle parti vive ancora il ricordo della Sublime Porta».
Che pensa delle coincidenze? L’omicidio di monsignor Padovese arriva a pochi giorni dall’incidente in mare di fronte a Israele e alla vigilia della visita del Papa a Cipro.
«Se esaminiamo la questione in chiave geopolitica, la Turchia è uno dei punti di maggiore scontro tra cristianesimo e Islam.
Cipro poi, isola a lungo spezzata a metà, è la rappresentazione icastica della divisione tra i due mondi.
E non intendo Est e Ovest.
Ma trent’anni fa, non era così chiaro.
Colpa del nostro eurocentrismo; altre categorie ci apparivano del tutto superate se non medievali.
Questo evento di ieri non potrebbe far altro che confermare le antiche tensioni».
Pensa all’attentato a Wojtyla? «Diciamo che potrebbe confortare un’ipotesi che già era emersa e che inseriva quel delitto in una strategia offensiva del mondo islamico nei confronti del mondo cristiano».
Ricorda qualche interrogatorio in particolare? «Ricordo le sue lettere.
“Nessun cristiano deve toccare la mia salma”.
“Meglio essere una scimmia nella giungla africana, che un principe della chiesa in Vaticano”.
Pochi sanno che si depilò il pube e lo scroto prima dell’attentato, quindi indossò una camicia bianca, perché quel giorno si preparava a morire».
Poi però si fece passare per pazzo.
«E immagino già che l’assassino si faccia passare per folle.
Invece penso che fosse stato messo al fianco del vescovo con finalità precise: seguire le sue mosse, spiare, e magari ucciderlo al momento giusto».
in “La Stampa” del 4 giugno 2010
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