Sotto il cielo di Roma

“Il Pontefice della mia giovinezza”, il pastor angelicus che “ha presieduto alla carità nel difficile tempo del Secondo Conflitto Mondiale”.
Benedetto XVI ha ricordato così la figura e l’opera del predecessore Pio XII, dopo aver assistito a Castel Gandolfo, venerdì pomeriggio, 9 aprile, a una sintesi della miniserie televisiva Sotto il cielo di Roma.
Il Papa, che si trova nella cittadina laziale dal pomeriggio della domenica di Pasqua, ha espresso apprezzamento per l’opera incentrata sull’azione di Eugenio Pacelli – l’ultimo romano a salire sul soglio di Pietro (dal 1939 al 1958) – nell’impedire che la Città eterna fosse distrutta dalla guerra e nel proteggere gli ebrei all’interno di conventi e istituti religiosi, resi zona extraterritoriale per sua volontà.
La ricostruzione degli avvenimenti e l’ambientazione riguardano i drammatici giorni vissuti dall’Urbe nel periodo che va dalla seconda metà del 1943 ai primi sei mesi del 1944:  dal bombardamento di San Lorenzo del 19 luglio all’armistizio dell’8 settembre, dal rastrellamento nel ghetto del 16 ottobre all’attentato di via Rasella del 23 marzo, con l’immediata rappresaglia nazista del giorno seguente alle Fosse ardeatine, fino all’ingresso delle truppe alleate, il 4 giugno.
 Due puntate, di novanta minuti l’una, dirette da Christian Duguay – lo stesso regista della serie su sant’Agostino – che sceneggiano, oltre la storia di due giovani ebrei, anche un episodio storico poco noto:  il piano nazista per rapire Pio XII, l’unica autorità rimasta nel territorio italiano spezzato in due.
L’ordine viene direttamente da Hitler, ma il Papa si rifiuta con tenacia di abbandonare il Vaticano e i romani al loro destino.
Eugenio Pacelli è interpretato dall’americano James Cromwell, che in carriera ha vestito per diverse volte i panni di presidente degli Stati Uniti.
Nelle scene appare sempre affiancato da Cesare Bocci, nel ruolo di monsignor Montini, il futuro Paolo vi, all’epoca sostituto della Segreteria di Stato.
La società di produzione Lux Vide e gli sceneggiatori hanno lavorato su una documentazione notoriamente vastissima e soprattutto su una bibliografia ormai imponente.
Un’iniziativa – spiegano i produttori – “volta a fornire una conoscenza accessibile a tutti per superare pregiudizi e critiche malevoli”.
 Prima della proiezione il presidente dell’ente radiotelevisivo Paolo Garimberti, nel saluto rivolto a Benedetto XVI ha messo in luce come “la grande tradizione di servizio pubblico della Rai” sia caratterizzata “dall’impegno a realizzare produzioni di grande valore culturale e popolare, con l’ambizione di offrire ai telespettatori un contributo allo sviluppo di un dialogo su temi di attualità, volgendo lo sguardo alle radici della nostra storia”.
Quindi ha aggiunto che la Rai è orgogliosa dell’opera presentata.
“Nel corso degli anni – ha detto – il Pontefice che ebbe il difficile compito di condurre la Chiesa durante la seconda guerra mondiale è divenuto oggetto di un dibattito che ancora oggi continua e tocca argomenti di grande sensibilità”.
La sfida è dunque – ha argomentato – “di raccontare al grande pubblico la storia di un Papa e del suo Pontificato, incoraggiando una riflessione su uno dei momenti più drammatici del Novecento”.
Nella sala degli Svizzeri del Palazzo Pontificio, hanno assistito alla trasmissione del film il cardinale Giovanni Battista Re, gli arcivescovi Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo di Albano, Semeraro, i monsignori Wells, assessore, Balestrero, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, Karcher, del Protocollo della Segreteria di Stato, Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Xuereb, della segreteria particolare, con alcuni Cerimonieri pontifici.
Tra le personalità, il direttore delle Ville Pontificie Petrillo, il medico personale del Papa, Polisca, e il nostro direttore.
Con il presidente Rai Garimberti, erano il direttore generale Masi, membri del consiglio d’amministrazione e alcuni direttori.
La Lux Vide era rappresentata dalla famiglia Bernabei.
Erano anche presenti i coproduttori tedeschi della Eos entertainment e rappresentanti della Bayerischer Rundfunk e della Tellux Film.
Con gli sceneggiatori Arlanch e Bettelli, gli attori Alessandra Mastronardi e Marco Foschi, interpreti di due giovani ebrei che trovano rifugio in uno dei conventi che il salvatoriano Pancrazio Pfeiffer aveva trasformato in luoghi di protezione con l’avallo di Papa Pacelli.
Il religioso tedesco ebbe un ruolo di primo piano nella mediazione tra gli occupanti nazisti e la Santa Sede.
La serie sarà distribuita anche sul mercato internazionale con il titolo Pius xii.
Under the Roman Sky.
“Pensate per il grande pubblico – ha detto il Pontefice commentando le immagini – queste opere rivestono particolare valore soprattutto per le nuove generazioni”.
Il genere della fiction è infatti secondo Benedetto XVI utile a far “conoscere un periodo che non è affatto lontano, ma che le vicende della storia recente e una cultura frammentata possono far obliare”.
di Gianluca Biccini (©L’Osservatore Romano – 11 aprile 2010) Ratzinger: Pio XII padre di tutti Salvò Roma e tanti perseguitati di Paolo Conti in “Corriere della Sera” del 10 aprile 2010 «Mi preme sottolineare particolarmente come Pio XII sia stato il Papa che come padre di tutti ha presieduto alla carità a Roma e nel mondo soprattutto nel difficile tempo del secondo conflitto mondiale…
Questo film racconta il ruolo fondamentale di Pio XII nella salvezza di Roma e di tanti perseguitati dal 1943 e 1944».
Benedetto XVI non cita la questione ebraica ma le espressioni «padre di tutti» e «tanti perseguitati» sono eloquenti, soprattutto dopo aver visto un film sulle tragiche ore di Eugenio Pacelli che assiste dal Vaticano al rastrellamento degli ebrei romani il 16 ottobre 1943.
Un racconto che sottolinea continuamente il ruolo di un Pontefice impegnato a spalancare le porte di monasteri e conventi per salvare gli israeliti romani scampati all’inumana razzìa voluta da Hitler.
E ancora: «Pio XII è stato il Pontefice della mia giovinezza.
Col suo ricco insegnamento ha saputo parlare agli uomini del suo tempo indicando la strada della verità e con la sua grande saggezza ha saputo orientare la Chiesa verso l’orizzonte del terzo millennio».
Ore 18.40 di ieri, secondo piano della villa Pontificia di Castel Gandolfo.
Saletta cinematografica tra gli stucchi, strepitoso affaccio sul lago.
Sullo schermo è stata appena proiettata la copia di prova di «Sotto il cielo di Roma», fiction in due puntate da cento minuti ciascuna, destinata a Raiuno (data ancora da decidere) e prodotta dalla Lux Vide creata da Ettore Bernabei che ora la pilota con i figli Matilde e Luca, tutti seduti dietro al Papa.
Ci sono i vertici Rai schierati al completo: il presidente Paolo Garimberti, il direttore generale Mauro Masi, il direttore di Raiuno Mauro Mazza, il direttore di Rai Fiction Fabrizio del Noce, il consigliere Alessio Gorla e moltissimi altri.
E mezza curia romana.
Stavolta la scommessa per la Lux Vide (e per i suoi partner internazionali, a partire da Rai Fiction) è veramente colossale, destinata a far discutere mezzo mondo: una fiction su Pio XII raccontato nelle ore atroci dell’occupazione nazista di Roma e soprattutto della persecuzione degli ebrei, del rastrellamento nell’Antico Ghetto.
La regia è di Christian Duguay, Pio XII è James Cromwell, solido volto hollywoodiano.
Monsignor Montini, futuro Paolo VI, è Cesare Bocci.
Suor Pascalina è Christine Neubauer.
Benedetto XVI parla dopo 65 minuti di proiezione.
Il film gli è piaciuto, e si vede dal sincero sorriso con cui applaude alla fine.
Ma soprattutto coglie l’occasione per difendere il suo predecessore dal mare delle recenti polemiche: «Pio XII è stato un grande maestro di fede, di speranza e di carità».
Poi saluta, distribuisce rosari, benedice.
La proiezione comincia alle 17.30 spaccate con una puntualità davvero teutonica (ore 17.30, si leggeva sugli inviti, ma a Roma sarebbe di solito un’opinione) papa Benedetto XVI entra nella saletta a passi brevi ma rapidissimi.
Sorride con affabilità a tutti, prima di sedersi si ferma a salutare Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio e Gian Maria Vian, direttore de «L’Osservatore romano».
In tutto non più di un’ottantina di persone.
Il film piace al Papa perché narra, proprio nelle ore in cui la figura di Pacelli — sotto processo di beatificazione — è messa in profonda discussione nel mondo ebraico italiano e internazionale, un uomo tormentato ma deciso a fare di tutto pur di salvare il maggior numero di ebrei.
Le note degli sceneggiatori Fabrizio Bettelli e Francesco Arlanch non lasciano spazio a dubbi: «Abbiamo lavorato documentandoci e lasciando maturare in noi stessi non una convinzione quanto un’impressione…
subito ci è parsa destituita di ogni fondamento la cosiddetta leggenda nera di Pio XII, una delle vulgate più diffuse sul suo operato, che lo vede complice dei nazisti e indifferente allo svolgersi del dramma degli ebrei…».
Più in là: «Solo avendo chiaro, in modo non rituale, il significato umano della razzìa degli ebrei si può iniziare a discutere, o anche solo a rappresentare, gli episodi legati ai mesi dell’occupazione nazista a Roma…
e allo stesso tempo, con la stessa forza, dalla stessa radice di orrore si impone un altro elemento, quello dei salvati…
I libri di storia specificano, in una narrazione nella quale i numeri hanno la loro parte, che più di mille ebrei di Roma furono deportati sotto gli occhi del Papa ma che migliaia si salvarono per suo volere.
E oggi ha il sapore di una distinzione capziosa dire che Pio XII ebbe parte passiva in quell’intervento, o non l’ebbe affatto».
Il film (gli autori hanno lavorato sugli atti della beatificazione e mettono a disposizione una bibliografia molto corposa in cui appaiono saggi di Fausto Coen, Enzo Forcella, Giovanni Miccoli accanto ad Andrea Riccardi e Gian Maria Vian, materiali da cui sono stati tratti con dichiarata attenzione dialoghi, documenti e situazioni) affonda le radici in quelle note e racconta di conseguenza.
Per esempio: Pio XII riceve il rappresentante della comunità ebraica che gli chiede un aiuto per raccogliere l’oro destinato all’odioso (e poi inutile) ricatto nazista.
Pacelli lo guarda e cita l’Antico Testamento: «Abramo, io sono il tuo scudo, la tua ricompensa sarà grande».
E il capo della comunità, commosso, prosegue: «Tante quante sono le stelle in cielo, questa sarà la tua discendenza».
L’ambasciatore tedesco Weizsacker mette in guardia il Pontefice: «Se il Papa protesterà per gli ebrei romani, il ricorso alla deportazione a Roma sarà radicale».
L’ambasciatore polacco chiede con urgenza un’udienza, gli chiede di protestare contro la Germania.
E Pio XII: «Sono il Vicario di Cristo, non posso schierarmi con un popolo conto un altro».
Soprattutto gran parte del film-tv è dedicata agli sforzi compiuti da Pacelli per aprire chiese, conventi, monasteri anche di clausura agli ebrei fuggiaschi, persino contro il volere di parte della Curia.
Nel film Pio XII sembra attendere sereno l’arresto, o il martirio («Fate di me ciò che volete», dice al generale nazista Wolff).
Consegna a Montini e a Suor Pascalina una lettera in cui si autodichiara decaduto in caso di deportazione.
Il dubbio però lo perseguita fino alla fine, nelle ore della Liberazione.
Monsignor Montini lo rassicura: «Santità, lei ha fatto tutto il possibile».
E Pio XII: «Solo il Signore potrà dirmelo».
La fine vede Pacelli che passeggia in piazza San Pietro, con Roma appena liberata, e benedice.
Così come all’inizio camminava tra le macerie del bombardamento di San Lorenzo, e benediceva piangendo.
La materia narrativa è tanta, incandescente.
L’appuntamento col dibattito è nelle mani del palinsesto Rai.

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