L’editoriale letto il 9 aprile alla Radio Vaticana dal portavoce del papa.
Il più importante pronunciamento ufficiale sulla pedofilia dopo la lettera di Benedetto XVI ai cattolici dell’Irlanda Il dibattito sugli abusi sessuali, e non solo del clero, procede tra notizie e commenti di vario tenore.
Come navigare in queste acque agitate conservando una rotta sicura, rispondendo all’evangelico “Duc in altum”, prendi il largo? Anzitutto continuando a cercare la verità e la pace per gli offesi.
Una delle cose che colpisce di più è che vengono oggi alla luce tante ferite interiori che risalgono anche a molti anni addietro, a volte di diversi decenni, ma evidentemente ancora aperte.
Molte vittime non cercano compensi economici, ma aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale.
C’è qualcosa che va ancora capito veramente.
Probabilmente dobbiamo fare un’esperienza più profonda di eventi che così negativamente hanno inciso nella vita delle persone, della Chiesa e della società.
Ne sono un esempio, a livello collettivo, l’odio e le violenze dei conflitti fra i popoli, che vediamo così difficili da superare in una vera riconciliazione.
Gli abusi feriscono a livello personale profondo.
Per questo hanno fatto bene quegli episcopati che hanno ripreso con coraggio lo sviluppo delle vie e dei luoghi di libera espressione delle vittime e del loro ascolto, senza dare per scontato che il problema fosse già stato affrontato e superato con i centri d’ascolto già istituiti tempo fa, come pure quegli episcopati o singoli vescovi che con paterno tratto danno attenzione spirituale, liturgica e umana alle vittime.
Pare accertato che il numero delle nuove denunce riguardanti gli abusi, come sta avvenendo negli Stati Uniti, diminuisce, ma il cammino del risanamento in profondità per molti comincia solo ora e per altri deve ancora cominciare.
Nel contesto dell’attenzione alle vittime, il papa ha scritto di essere disponibile a nuovi incontri con esse, coinvolgendosi nel cammino di tutta la comunità ecclesiale.
Ma è un cammino che per raggiungere effetti profondi deve ancor di più svolgersi nel rispetto delle persone e alla ricerca della pace.
Accanto all’attenzione per le vittime bisogna, poi, continuare ad attuare con decisione e veracità le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali, tenendo conto delle specificità delle normative e delle situazioni nei diversi paesi.
Solo così si può pensare di ricostituire effettivamente un clima di giustizia e la piena fiducia nell’istituzione ecclesiale.
Si è dato il caso che diversi responsabili di comunità o di istituzioni, per inesperienza o impreparazione, non hanno pronti e presenti quei criteri che possono aiutarli ad intervenire con determinazione anche quando ciò può essere per loro molto difficile o doloroso.
Ma, mentre la legge civile interviene con norme generali, quella canonica deve tener conto della particolare gravità morale della prevaricazione della fiducia riposta nelle persone con responsabilità nella comunità ecclesiale e della flagrante contraddizione con la condotta che dovrebbero testimoniare.
In questo senso, la trasparenza e il rigore si impongono come esigenze urgenti di una testimonianza di governo saggio e giusto nella Chiesa.
In prospettiva, la formazione e la selezione dei candidati al sacerdozio, e più generalmente del personale delle istituzioni educative e pastorali, sono la premessa per un’efficace prevenzione di abusi possibili.
Quella di giungere a una sana maturità della personalità, anche dal punto di vista della sessualità, è sempre stata una sfida difficile; ma oggi lo è ancor di più, anche se le migliori conoscenze psicologiche e mediche vengono in grande aiuto alla formazione spirituale e morale.
Qualcuno ha osservato che la maggiore frequenza degli abusi si è verificata nel periodo più caldo della “rivoluzione sessuale” degli scorsi decenni.
Nella formazione bisogna fare i conti anche con questo contesto e con quello più generale della secolarizzazione.
In fondo si tratta di riscoprire e riaffermare senso e importanza del significato della sessualità, della castità e delle relazioni affettive nel mondo di oggi, in forme molto concrete e non solo verbali o astratte.
Quale fonte di disordine e sofferenza può essere la sua violazione o sottovalutazione! Come osserva il papa scrivendo agli irlandesi, una vita cristiana e sacerdotale può rispondere oggi alle esigenze della sua vocazione solo alimentandosi veramente alle sorgenti della fede e dell’amicizia con Cristo.
Chi ama la verità e l’obiettiva valutazione dei problemi saprà cercare e trovare le informazioni per una comprensione più complessiva del problema della pedofilia e degli abusi sui minori nel nostro tempo e nei vari paesi, comprendendone l’estensione e la pervasività.
Potrà così capire meglio in che misura la Chiesa cattolica condivide problemi non solo suoi, in che misura questi presentano per essa una gravità particolare e richiedano interventi specifici, e infine in che misura l’esperienza che la Chiesa va facendo in questo campo possa diventare utile anche per altre istituzioni o per l’intera società.
Su questo aspetto ci sembra in verità che i media non abbiano ancora lavorato a sufficienza, soprattutto nei paesi in cui la presenza della Chiesa ha maggior rilevanza, e su cui quindi si appuntano più facilmente gli strali della critica.
Ma documenti quali il rapporto nazionale USA sul maltrattamento dei bambini meriterebbero di essere maggiormente conosciuti per capire quali siano i campi di urgente intervento sociale e le proporzioni dei problemi.
Nel solo 2008 negli USA sono stati identificati oltre 62.000 attori di abusi su minori, mentre il gruppo dei sacerdoti cattolici è così piccolo da non essere neppure preso in considerazione come tale.
L’impegno per la protezione dei minori e dei giovani è quindi un campo di lavoro immenso e inesauribile, che va ben aldilà del problema riguardante alcuni membri del clero.
Coloro che vi dedicano con sensibilità, generosità e attenzione le loro forze meritano gratitudine, rispetto e incoraggiamento da parte di tutti e in particolare delle autorità ecclesiali e civili.
Il loro contributo è essenziale per la serenità e la credibilità del lavoro educativo e di formazione della gioventù nella Chiesa e fuori di essa.
Giustamente il papa ha avuto per loro parole di alto apprezzamento nella lettera per l’Irlanda, ma pensando naturalmente a un orizzonte assai più largo.
Infine, il papa Benedetto XVI, guida coerente sulla via del rigore e della veracità, merita tutto il rispetto e il sostegno di cui gli giungono ampie testimonianze da ogni parte della Chiesa.
Egli è un pastore all’altezza per affrontare con alta rettitudine e sicurezza questo tempo difficile, in cui non mancano critiche e insinuazioni infondate.
Senza pregiudizio va affermato che egli è un papa che ha parlato molto della verità di Dio e del rispetto della verità, divenendone un testimone credibile.
Lo accompagniamo e impariamo da lui la costanza necessaria per crescere nella verità, nella trasparenza, continuando a tenere ampio l’orizzonte sui gravi problemi del mondo, rispondendo con pazienza allo stillicidio di “rivelazioni” parziali o presunte che cercano di logorare la credibilità sua o di altre istituzioni e persone della Chiesa.
Di questo paziente e fermo amore della verità abbiamo bisogno nella Chiesa, nella società in cui viviamo, nel comunicare e nello scrivere, se vogliamo servire e non confondere i nostri contemporanei.
di Federico Lombardi __________ La lettera pastorale del 19 marzo 2010 di Benedetto XVI ai cattolici dell’Irlanda: > “Dovete rispondere di ciò davanti a Dio”
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