La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto il ricorso presentato dall’Italia contro la sentenza che ha sostanzialmente bocciato, il 3 novembre scorso, la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche.
Immediata la soddisfazione del ministro degli Esteri Franco Frattini: “Apprendo con vivo compiacimento la notizia dell’accoglimento, da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, della domanda di rinvio davanti alla Grande Camera del caso Lautzi, sull’affissione del crocifisso nelle aule scolastiche.
E’ con soddisfazione che constato che sono stati accolti i numerosi e articolati motivi di appello che l’Italia aveva presentato alla Corte”.
Ora il caso sarà esaminato dalla Grande Camera europea.
Strasburgo, no al crocifisso in aula Il governo italiano presenta ricorso Dura reazione della Santa Sede: decisione “miope e sbagliata” La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è “una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”.
E’ quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell’uomo su istanza presentata da una cittadina italiana.
Ma il governo italiano ha presentato ricorso e, in caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera.
Altrimenti la sentenza diventerà definitiva fra tre mesi.
Durissime le prime reazioni, soprattutto nel centrodestra tra i cattolici.
La Cei e il Vaticano attaccano.
Prudente Bersani.
Risarcimento per la donna che ha denunciato.
Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia e socia dell’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti).
L’Unione precisa di aver “promosso, sostenuto, curato tecnicamente l’iter giuridico, che era già passato da Tar del Veneto, Corte Costituzionale e Consiglio di Stato”.
Soile Lautsi, infatti, nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale “Vittorino da Feltre” di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule.
A nulla erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia.
Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali.
La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.
La decisione della Corte europea.
I sette componenti della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente “segno religioso” e, dunque, potrebbe condizionarli.
E se questo condizionamento può essere di “incoraggiamento” per i bambini già cattolici, può invece “disturbare” quelli di altre religioni o gli atei.
Le reazioni della maggioranza.
In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, il governo italiano ha già presentato ricorso.
Per il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, “la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione”.
Sulla stessa linea il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli e quello della Giustizia Angelino Alfano.
E’ critico il presidente della Camera Gianfranco Fini: “Mi auguro che la sentenza non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana”.
L’opposizione.
E’ cauto il neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani: “Un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno.
Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto”.
E l’esponente Udc Rocco Buttiglione parla di “decisione aberrante”.
Il mondo cattolico.
Netta anche la reazione della Cei, che in una nota parla di “sopravvento di una visione parziale e ideologica”.
Per l’Osservatore Romano “tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani la sentenza colpisce quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo”.
E in serata, a nome della Santa Sede, parla padre Federico Lombardi, secondo cui la decisione rivela un’ottica “miope e sbagliata”, “accolta in Vaticano con stupore e rammarico.
Stupisce che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all’identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano”.
I precedenti in Italia e Spagna.
L’ultimo round dell’annosa polemica sui crocifissi a scuola si era chiuso a febbraio, quando una sentenza della Cassazione aveva annullato una condanna per interruzione di pubblico ufficio nei confronti del giudice Luigi Tosti, “colpevole” di aver rifiutato di celebrare udienze in un’aula dove era affisso un crocifisso.
Fino al precedente che fece clamore del presidente dell’Unione musulmani d’Italia Adel Smith, protagonista di un episodio analogo e che ora commenta: “Sentenza inevitabile”.
La questione non coinvolge solo il nostro Paese.
Duri scontri tra Stato e vescovi sono avvenuti anche in Spagna nel novembre dello scorso anno, in seguito a una decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola.
(3 novembre 2009)
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