Trasfigurazione

Trasfigurazione ( Luca, 9, 28b-30 –Domenica IIa di Quaresima)     Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante come la neve.
Manifestazione visivamente trasparente della verità della persona: dice in linguaggio umanamente  comprensibile chi è davvero Gesù.
La consuetudine con Lui lascia talora trapelare un che di misterioso e di incomparabile, che il suo singolare atteggiamento contemporaneamente vela e rivela.
Dunque il mistero che fascia la sua esistenza; ma anche la verità che la sua esistenza  manifesta.
E la rivelazione non sta nella trasfigurazione esteriore: sta nel significato della sua presenza e, in definitiva, della sua vita.
Su cui fa luce il tema sul quale si intrattengono gli straordinari personaggi che compaiono accanto a lui, Mosè ed Elia, per ricapitolare  la storia dell’alleanza, la secolare e tenace fatica per realizzarla.
Rappresenta quel compimento, cui tende la vita di Gesù nel suo cammino risoluto verso Gerusalemme.
La desolazione della morte sul Golgota sarà il compimento dell’alleanza fra Dio e l’uomo; per cui la trasfigurazione in questa pausa del viaggio verso Gerusalemme esprime il senso dell’alleanza: cosa Dio si aspetti dall’uomo, perché l’incontro possa dirsi realizzato.
Gesù sulla croce è spogliato di tutto: – ha salvato gli altri, non può salvare se stesso… – Se è figlio di Dio, scenda dalla croce..
– Dio stesso è assente: Dio mio, perché mi hai abbandonato? Sulla croce Gesù, l’uomo, non ha più appoggio alcuno: non può appellarsi  neppure a Dio: può contare solo su se stesso; nonostante la desolazione in cui è piombata la sua esistenza, per quanto infierisca il male, la sventura e Dio stesso appaia lontano, Egli conserva il diritto di proclamare che la sua fiducia in Dio non è incrinata, anzi si erge alta e perentoria: nelle Tue mani affido il mio spirito.
Un gesto di fedeltà oltre ogni desolazione.
Dio, oltre Dio stesso, resta l’unico a cui Gesù si affida.
L’umano in lui attinge il vertice della celebrazione.
L’alleanza con Dio, l’incontro con lui è pagato ad un prezzo che non Dio, ma la fiducia di un uomo in Dio, ha potuto garantire.
Quale gesto di abbandono al Padre, nonostante tutto e contro ogni plausibile spiegazione, porta al vertice la capacità di risposta e di incontro che l’uomo sottende e che in Gesù trova il suo compimento.
Perciò la proclamazione alta e solenne che chiude l’episodio: Questi è il figlio mio, l’eletto, ascoltatelo.
E perciò la figura di Gesù si erge a definire la traccia che ogni uomo può percorrere, è la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Giovanni, 1) Un episodio dunque straordinariamente rivelativo della vera statura di Gesù, oltre le sembianze e la consuetudine.
Spiega perché Lui stesso abbia attesa quest’ora come la più alta e significativa, l’ora decisiva della sua esistenza fra noi.
E’ l’ora in cui l’uomo ha dato testimonianza di chi sia l’uomo; di quale insondabile capacità di offerta custodisca la vita umana: di quale valore assuma per Dio il fatto che almeno un uomo l’abbia realizzata in pienezza e l’abbia lasciata a consegna per quanti su quella traccia sono disposti a camminare.

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