Nel solco delle due precedenti mostre – “Acqua, aria, fuoco, terra” e “Madre Terra” che focalizzavano l’attenzione sulla biodiversità puntando soprattutto su natura e ambiente, senza nascondere i problemi del pianeta – la rassegna curata da Guglielmo Pepe, direttore di National Geographic Italia, stavolta racconta l’avventura umana.
Così, dopo aver raccontato le conseguenze dei cambiamenti climatici e le difficoltà di sopravvivenza di numerose specie animali, i fotografi della prestigiosa National Geographic Society hanno puntato i loro obiettivi esclusivamente sull’uomo per mostrare la ricchezza della diversità.
Il risultato è diviso in quattro capitoli: bambini, uomini, donne, genti.
Persone colte in alcune situazioni che ne caratterizzano l’esistenza: la famiglia, la vita in città e nei villaggi d’origine, il rapporto con la natura, il lavoro.
E come sempre, quando si documenta l’uomo, il risultato è affascinante e ambivalente.
Da una parte le immagini esaltano la bellezza della vita, dall’altra testimoniano anche le condizioni di estremo disagio in cui ancora vivono numerose popolazioni.
Secondo Pepe, “l’umanità messa in mostra ci aiuta a guardare la nostra specie con occhi diversi, ad avere compassione, ad essere partecipi, a condividere felicità e dolore, a sentirci meno soli, a non stare alla finestra, a capire noi stessi e i nostri simili”.
Perché ciò che emerge con forza dal lavoro dei quarantotto fotografi che hanno scattato le foto presentate sono soprattutto i volti.
Volti gioiosi, pensierosi, mesti, affaticati, ascetici, preoccupati; volti che si aprono alla vita o segnati dallo scorrere del tempo; volti che raccontano storie, testimoni di un’esistenza passata ma anche premonitori di un futuro.
Scorrendo lo sguardo da un’immagine all’altra si colgono i contrasti – etnici, sociali, religiosi, economici – ma allo stesso tempo si scorgono le caratteristiche che accomunano i membri della famiglia umana.
E non si tratta solo di esperienze, come il lavoro, lo studio, la quotidianità, la festa, la malattia, l’emergenza di una catastrofe inattesa o di una guerra che non sfocia mai nella pace.
Si tratta in particolare di emozioni.
Sono le emozioni che ci fanno entrare in empatia con gli altri, in qualche modo ci spingono a condividere, a sentirci più vicini.
E come potrebbe essere altrimenti di fronte al sorriso contagioso della piccola boscimane ritratta nel villaggio di Nhorma, in Namibia; o agli occhi intensi e interrogativi delle “piccole donne” – una giovanissima sherpa che porta in spalla un’altra bimba – nel villaggio di Phakding, in Nepal.
O davanti al corpo scavato dall’Aids di un malato di Lusikisiki, in Sudafrica; oppure dinanzi agli sguardi affamati e imploranti dei poveracci che si accalcano per comprare carcasse di pesce marcio in un mercato della Tanzania.
O, ancora, fissando lo sguardo sull’uomo che nella propria rassegnazione spera comunque di trovare dell’oro in un sacco di terra di scarto di una miniera di Serra Pelada, in Brasile; infine incrociando il volto sereno di una donna con il suo neonato nella provincia dello Yunnan, in Cina.
Come si legge nel testo introduttivo del catalogo della mostra, “difficilmente i fotografi National Geographic vi diranno che il loro lavoro può contribuire a cambiare lo stato delle cose.
Eppure può accadere.
Soprattutto quando noi non ci limitiamo a essere spettatori, e se cerchiamo di capire, prima di giudicare”.
Ecco, quello che giunge da queste novantuno immagini è un invito a capire; a comprendere l’altro e a scoprire in lui un pezzo di se stessi.
E se alla fine di questo viaggio tra le genti del pianeta il visitatore avrà iniziato a vedere l’altro con occhi nuovi, più limpidi, senza le spesse lenti del pregiudizio, delle sovrastrutture culturali, allora questa mostra avrà raggiunto il suo scopo.
Gaetano Vallini (©L’Osservatore Romano – 8-9 febbraio 2010) Novantuno immagini inedite per raccontare l’uomo e il suo mondo.
Novantuno scatti nei diversi continenti per descrivere la condizione umana nel nostro pianeta.
E scoprire che, pur con il cambiare delle latitudini, le similitudini sono superiori alle differenze.
L’uomo è uomo, dovunque si trovi, qualunque sia la sua cultura.
Gioisce e soffre allo stesso modo.
È questo il messaggio più profondo della mostra fotografica “Il nostro mondo” allestita da National Geographic Italia al Palazzo delle Esposizioni di Roma e visitabile gratuitamente fino al 2 maggio.
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