XXV GiornataMondiale della Gioventù

I tre momenti a- Il momento della domanda E’ a tre fasi: il giovane a Gesù, Gesù al giovane, il giovane a Gesù e Gesù al giovane.
* Inizia il giovane (v.
17): non sappiamo il nome, in certo modo porta il nome di ciascuno di noi: Maurizio, Paola, Andrea, Elena… Non comincia con un “buongiorno, Rabbi…Bel tempo oggi” Si tratta di una cosa che sta pienamente nel cuore del giovane: lo si vede dal gesto di fiducia totale: si butta in ginocchio davanti a Gesù, tanto lo stima e lo qualifica come “Maestro buono”,  maestro valido, eccellente.
 * Ed ecco la domanda: “Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”, ossia raggiungere il traguardo positivo della mia vita così come Dio vuole per me?   Due annotazioni al volo: -Occorre avere il coraggio di farsi e fare domande, non dare per scontato di sapere già tutto.
Non è vero, se ci guardiamo dentro.
Tanto più di fronte a Gesù che è il Maestro insuperabile che parla a nome di Dio.
-Le domande possono essere tante, ma quello che conta è che siano sincere, e sono sincere se toccano il profondo della nostra esistenza.
Domande sulla vita che vogliamo bella, buona, felice, per sempre,  il che è l’equivalente di ‘vita eterna’ in bocca a Gesù!     Una traccia di riflessione  Tu che domande vorresti fare a Gesù? Domande vere, che riguardano la vita? A chi ti rivolgi quando hai bisogno di risposte serie e convincenti?     * Contro domanda di Gesù (vv.18-19) Prima Gesù vuol metter in chiaro che la sua ”bontà” di maestro non è di origine umana, frutto di  studi universitari, ma viene da Dio, perché solo Dio può dare e dà la vita eterna.
Egli intende  farlo tramite di Gesù, che afferma: “Io sono venuto perché (tutti) abbiano la vita e l’abbiano  in abbondanza” (Gv 10,10).
E subito Gesù  propone un griglia di verifica: i 10 comandamenti.
    Traccia di riflessione  Gesù provoca, è da attenderselo, con due precisi compiti, che fanno riflettere   -Prima riflessione: io ho una religione vera, so unire Gesù a Dio, o la bontà di Gesù la scambio con l’utile che mi dà? -Una pronta verifica:  i comandamenti di Dio, tutti e 10, senza sconti, li tratto come buone esortazioni o linee-guida normative che vengono dal Dio della vita e  garantiscono  la mia e nostra vita eterna?     * Risposta del giovane a Gesù e di Gesù al giovane (vv.20-21) E’ un sì chiaro, solare, a tutto tondo.
Si può quasi vedere il volto  luminoso del giovane.
 A lui risponde Gesù non con un occhiata di sfuggita, ma lo inquadra nel suo sguardo intenso, continuato, ammirato, commosso  che sfocia in un verbo straordinario: “lo amò”.
E’ usato il verbo agapao, che vuol dire gratuità, dedizione piena, fiducia da parte di Gesù, e quindi apertura di nuovi orizzonti da chi è amato così da Gesù, certamente vi rientra il dono della vita eterna.
Non si può mai dimenticare che dove vi è una condotta retta, perché si osserva il decalogo che Gesù stesso sintetizza nel  precetto dell’amore di Dio e al prossimo (Mc 12,29), ebbene lì Gesù si commuove di gioia, è felice e con il suo affetto abbraccia letteralmente  la persona.
Gesù è sensibilissimo a chi obbedisce a Dio, al Padre che è nei cieli.
    Traccia per una  riflessione  Tu, ti trovi in sintonia  con  questo giovane del Vangelo? I comandamenti ti fanno da strada per realizzare quell’incontro con Cristo che desiderate entrambi, Lui con te e tu con Lui? Oppure ci cammini ai margini?   b- Il momento della proposta * Verrebbe da pensare che a questo punto il giovane si congeda da Gesù e Gesù dal giovane, il quale magari fischiettando torna a casa con  la “ vita eterna” in tasca! Ma non è proprio così.
Quello sguardo intenso di amore di Gesù  penetra dentro il cuore del giovane.
Gesù vi vede due cose: questo giovane è veramente bravo; e però dentro di lui vi può essere un filo nero, una sorta di finestra chiusa a Dio, che pure sta onorevolmente servendo, una chiusura di cui lui stesso non sa rendersi conto.
Vi può essere  ‘mammona’,  l’idolo del “possesso  di molti beni”.  * Gesù vuol verificare e lancia la sua  proposta, audace, radicale: “Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!” (v.21).  E’ la condizione fatta  al giovane per  diventare suo discepolo, di andare a stare con  Gesù.
* La richiesta è triplice – primo: liberarsi dall’idolo di tanti, troppi beni che (come si vede dalla reazione del giovane) gli stanno “intristendo” il cuore; – secondo: non c’é da  buttar via niente, ma donare ai poveri perché abbiano la loro dignità di persone, la dignità che Dio vuole per tutti i suoi figli a partire dagli ultimi; – terzo: seguire Gesù, farlo  guida  sicura e costante della propria esistenza.
* Sono le parole di chiamata dei discepoli: Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni (Mc 1,16-20), di Levi o Matteo (Mc 2,14): abbandono di ciò che non è Gesù per avere tutto Gesù.
  Le conseguenze sono forti e chiare: –     Gesù prima di chiederci qualcosa di nostro, ci offre sempre qualcosa di suo: un’amicizia, anzi un amore generoso e totale.
Accogliendolo diventiamo suoi discepoli amati, illuminati, protetti, ed anzi  ci fa suoi testimoni.
–     Perché questo avvenga, Gesù fa una richiesta coraggiosa che Lui ha vissuto per primo: “Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri”.  Si noterà che il Maestro non vuole che disprezziamo le ricchezze o che non ci impegniamo nel produrre beni, non chiede di buttare via i soldi o le cose che ci stanno a cuore, non ci manda a vivere da miserabili… –     Ci impegna invece a fare una grande impresa di ingegneria, più grande ancora del  ponte di Messina: con le proprie ricchezze  (salute, comodità, sicurezze, talenti) costruire  un ponte  che vada sull’altra riva della vita, nel mondo dei poveri (malati, sofferenti, orfani, persone sole, stranieri, mendicanti, emarginati…) per stringere loro la mano da amici: salutarli, parlare con loro, aiutarli a poter avere ciò di cui hanno bisogno (medicine, lavoro, cibo, vestito, soldi per l’affitto, compagnia …).
E in questo modo realizzare il bellissimo ‘miracolo’ promesso da Gesù quando facciamo del bene ad un povero: incontriamo Lui (cfr Mt 25, 31-46).  –     Poi rimane una cosa sola da fare: continuare la strada cominciata, seguire Gesù (è il  verbo che egli preferiva).
Vuol dire che Lui sta davanti come il capocordata in una scalata e noi dietro, condividendo in tutto la sua vita.
–          Questo non  ci porta  via dal nostro mondo, dai nostri interessi e aspirazioni, ma ci fa vivere tutto in modo nuovo.
Gesù lo definisce “un tesoro in cielo” che rende liberi e felici già in terra.
Purtroppo non è stato così per il giovane ricco, con cui si chiude l’incontro.
    Traccia per una riflessione Ho mai pensato: –  che Gesù  ama ogni persona che lo cerca?  – che aiutare i poveri nelle diverse forme è incontrare Gesù, come nella Messa? – che Gesù, il suo insegnamento, tutta la sua persona, merita di essere  ascoltato e seguito fedelmente come il più sicuro Maestro di vita ?     c- Il momento della decisione  Purtroppo sappiamo che l’incontro, iniziato così bene, è finito in uno scontro.
E non per colpa di Gesù.
Perché? Osserviamo la stringente logica del vangelo.
* Gesù pone il giovane di fronte ad una decisione: accettare di restare con Lui o andarsene.
O sì o no, o con me o contro di me (Mt 12,30).  E’ il suo stile di sempre.
La ragione è intuibile: Gesù solo è il salvatore della persona.
 *  Il giovane, pur amato da Gesù, dice di no; invece i discepoli, tra cui Pietro, subito dopo questo  spiacevole episodio, mostrano di avere detto di sì: “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mc 10,28).
* La  decisione del no si accompagna alla tristezza e diventa allontanamento da Gesù.
Si può pensare che anche Gesù sia diventato triste e pensieroso, tanto che riprende il discorso con i la gente e in particolare con i suoi discepoli (Mc 10,23-31).
– Mette in guardia con gravi affermazioni coloro che hanno un  possesso avido ed egoista delle ricchezze: “Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio” (Mc 10, 23).
Mentre ai discepoli che gli hanno detto sì,  ripete con altre parole la splendida promessa del “tesoro in cielo”, bruciata dal giovane ricco: “In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratello o sorella o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà” (Mc 10,29-30).
  Notiamo le indicazioni che Gesù dà alla vita di una persona che lo voglia seguire.
* Mettiamoci bene in testa: incontra Gesù veramente, non superficialmente, non chi si limita a constatarlo, magari sentendolo un gran bravo, simpatico personaggio, ma chi dall’ammirazione e dall’attrazione passa alla decisione di  fare una scelta, naturalmente la scelta di Lui totalmente e con la gioia di seguirlo sempre perché è un amico sempre presente, 24 ore su 24.
Capitasse che mi allontano, Lui non si allontana, mi segue come l’ombra, come lo Sconosciuto con i due fuggiaschi  di Emmaus (Lc 24,13-36).
* Gesù soltanto ha parole di vita eterna (cfr Gv 6, 68), è cioè capace di venire incontro alle aspirazioni profonde della persona: verità, giustizia, pace, gioia, amore gratuito e sincero, libertà, coraggio di diventare volontario per gli altri, speranza di futuro, progettualità…  *  Gesù provoca  chi lo incontra e  alla luce dell’esperienza  fatta con il giovane ricco, afferma chiaramente che con il possedere ricchezze si rischia fatalmente di venire posseduti da esse, esserne imprigionati, diventare  schiavi, perdere la libertà e la serenità, minati dalla paura di essere derubati.  Concretamente Gesù invita a superare la barriera dell’ego-centrismo con tutti i pesi che trascinano giù: l’attaccamento esagerato alle cose terrene, l’orgoglio, la prepotenza,  la cura di star bene da solo, farsi la strada della felicità con la droga, l’alcol, il sesso  facile,  il pensare di avere sempre ragione, fare il bullo… In termini positivi Gesù invita a fare delle proprie risorse un intelligente investimento di amore operoso per i poveri.
Come abbiamo visto sopra.
  * L’incontro con Gesù  non può limitarsi a rimanere un racconto evangelico di ieri.  Noi siamo giovani oggi e Gesù, il risorto dai morti, è il Signore che vuole incontrarci oggi.
Vi è la triplice via che porta ad un incontro valido e bello con il Signore: – La via dell’incontro con Gesù nella preghiera, che vuol dire soprattutto la Messa domenicale e la Confessione, la lettura della Parola di Dio; – La via di prestare un servizio a chi è nel bisogno, fare un volontariato  in cui ci mettiamo le nostre ‘ricchezze’: un po’ del nostro tempo,  la nostra amicizia, un aiuto concreto di sostegno, in famiglia e fuori (compagni malati, anziani, disabili, emigrati, barboni…); – La via della riflessione personale per ritirare le decisioni aperte o nascoste dei nostri no a Gesù e maturare quelle del sì, per qualche settore della propria vita (famiglia, scuola, tempo libero, parrocchia, relazione con il ragazzo/a…).
  Se ci prepariamo seguendo questa triplice via, allora l’incontro con il Papa sarà un grande momento di libertà, la libertà di dire sì a Cristo,  riparando il no triste del giovane ricco.
    Un’ultima traccia di riflessione * Gesù invita a fare una scelta nei suoi confronti.
Tu da che parte stai? Gesù è per te una ‘cosa’ che serve al momento opportuno, o una brava persona da contattare ogni tanto, o una persona viva grande come Dio, amico vero cui posso legare la mia vita, il mio futuro? * La ragione del rifiuto fatto dal giovane ricco è  logica.
Il suo cuore era già occupato dalle ricchezze materiali, non c’era posto per Gesù  e la sua visione di realtà così attenta al mondo dei poveri.
Per questo Gesù disse un giorno: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt  6,24).
Cosa posso dire di me? Quali sono le mie ‘ ricchezze’, quelle che fanno i miei desideri, che mi occupano di più (soldi, divertimento, prestigio, facebook, sms…)? Il loro uso è compatibile con le parole di Gesù al giovane ricco? Quanto sono ‘ricco’ di solidarietà, di gratuità, di altruismo, di volontariato? *  Qual’é la mia effettiva relazione con Gesù? Lo incontro nella lettura del vangelo, nei sacramenti, specie l’Eucaristia domenicale, nell’aiuto ai poveri?        www.chiesagiovane.it pastoralegiovanile@vicariatusurbis.org        Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile di Roma   “MAESTRO BUONO, CHE COSA DEVO FARE PER AVERE IN EREDITA’ LA VITA ETERNA?” (Mc 10,17) In CAMMINO VERSO PIAZZA SAN PIETRO Incontro dei giovani con Benedetto XVI 25 marzo  2010     1.
“Poter incontrare Gesù, fare un dialogo con Lui è possibile? Come?” * Sì, è possibile.
Ed è facile, non occorrono visti speciali come quando si va all’estero in certi paesi.
Gesù non vive all’estero, non è un estraneo, sta in mezzo a noi come un amico vivo e giovane.
L’ha detto Lui: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io, in mezzo a loro” (Mt 18,20).
* Viene subito in mente Tor Vergata, quella meravigliosa notte, al tempo della GMG del 2000, eravamo due milioni.
E Gesù c’era, lo sentivamo tutti, in particolare nella persona del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
* Ebbene, noi saremo diverse migliaia in Piazza S.
Pietro il prossimo 25 marzo intorno a Benedetto XVI che ci ha convocati in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno.
E Gesù ci aspetta là, accanto al Papa!   2.
La procedura per l’incontro con Gesù è semplice.
E’contenuta nel libro-guida dei cristiani: il Vangelo.
Lì abbiamo la scaletta sicura, il format di ogni incontro con Lui.
* Vi sono diversi incontri di Gesù con i giovani.
Di due si dice che li ha risuscitati: una ragazza, la figlia di Giairo a Cafarnao (Lc 8,49-50), e un ragazzo, il figlio di una vedova di Naim (Lc 7,11-17).
E’ chiaro: Gesù vuole giovani vivi e li rende tali!   * Ma Gesù ha incontrato anche giovani vivi che erano affascinati dalla sua personalità.
Si racconta di uno che ha aiutato Gesù a moltiplicare il pane e il pesce per la gente mettendogli generosamente a disposizione il suo cestino quotidiano (Gv 6,9).
E’ stato ancora un giovane a stargli coraggiosamente accanto nel momento terribile dell’arresto (Mc 14,51).
Tra Gesù e i giovani vi è un feeling speciale, indimenticabile, ieri, oggi e sempre.
  3.
Ma qui diventa necessario andare al fondo dei fatti.
Tra amici non basta incontrarsi, è necessario parlarsi, aprirsi l’uno all’altro.
E’ quanto sarà avvenuto sovente nella vita di Gesù.
Ed infatti nel Vangelo è riferito proprio un dialogo prolungato che Gesù ha avuto con un giovane.
Lo riportiamo qui prendendolo dal vangelo secondo Marco al capitolo 10, versetti 17-22.
  17 Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.
18 Gesù gli disse:“Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”.
20  Il giovane (Mt 19,20) allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”.
21 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”.
22 Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.      Forse e senza forse la lettura lascia un po’ di amaro in bocca perché questo giovane ha detto di no a Gesù.
E’ la realtà, anche nostra, di certe volte.
Ma non è fatale che sia così.
Molti giovani hanno detto sì: Agnese, Tarcisio, Maria Goretti, Domenico Savio, Piergiorgio Frassati… In un certo modo tocca a noi adesso risarcire lo sgarbo fatto al Maestro.
E’ importante capire bene il contenuto del dialogo.
Ognuno di noi dica: Adesso sono io colui che incontra Gesù ed è incontrato da Lui!   4.
Il racconto comprende tre momenti che dicono la trama di ogni incontro con Gesù.
Il momento della domanda, il momento della proposta, il momento della decisione.
Sono tre tempi tra loro indissolubili e con cui fare i conti.
   

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