Ha piantato la sua tenda fra noi.

  Ha piantato la sua tenda fra noi.
  Non ha scelto una tenda comoda: non quando è nato; né quando, profugo, ha dovuto trapiantarla in Egitto.
E quando alla morte del tiranno torna in patria la sua tenda resta semplice e povera, quella di un umile artigiano.
Vi lavora sconosciuto per trent’anni, senza abbellirla o dilatarla: gli basta.
  E quando finalmente decide di percorrere le strade assolate della Palestina, la lascia senza rimpianto.
Due discepoli di Giovanni, conquistati dalla maestà della sua figura, gli pongono la domanda: – dove abiti? – venite e vedrete! Forse non ha mostrato loro neppure una tenda: il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo…
(Luca 9, 58)   La povera tenda di Nazaret, che l’ha ospitato per una vita, gli ha consentito di intuire ed elaborare il progetto più ambizioso: instaurare il regno di Dio.
I discepoli che lo incontrano, a cominciare dai primi che gli hanno chiesto – dove abiti?- intuiscono che i contorni della sua tenda sono diversi.
Non accolgono per le ore di riposo.
Incalzano per le ore di impegno.
La sua non è una tenda, è una consegna: beati i poveri, …  beati i perseguitati per la giustizia…
( Matteo 5) – Lui lo sarà per primo! E la consegna suona perentoria ed esigente: “chi ama la sua vita la perde…” Questo discorso è duro, noteranno presto i più.
Ma il loro abbandono non attenua l’esigenza della consegna.
Rivolto ai discepoli: – volete andarvene anche voi? – Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio (Giovanni 6, 67-68) Pietro ha intuito che l’incontro con il Maestro non lo introduceva in nessuna tenda Spalancava orizzonti alternativi, dai contorni misteriosi e carichi di futuro.
In lui e in loro Gesù aveva trovato amici fedeli, disposti a camminare anche senza alcuna tenda, e tuttavia carichi di attesa.
Pietro glielo ricorda: “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.
Gesù gli rispose: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle, o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madre e figli e campi, insieme e a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna”.
(Marco 10, 28-32)   La tenda prima, la strada poi consentono a Cristo e ai suoi di impiantare il Regno – la nuova tenda -; un regno stabile: duemila anni di storia lo confermano.
Un regno singolare, sotto molti risvolti alternativo; ma sotto altri singolarmente illuminante: un regno che non si impegna a dilatare la tenda terrena; però vi abita a lungo nel nascondimento e nella fatica quotidiana per esplorare le risorse nascoste del mondo presente e assumerle a condizione privilegiata di salvezza futura.
  La secolarità… pp.
63-65

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