Svolta verde del Vaticano

Il Vaticano diventerebbe così il primo Stato a ottemperare completamente al protocollo di Kyoto, azzerando le sue emissioni di gas serra.
E ottenendo un notevole risparmio per l’acquisto di energia elettrica, di carburante o per «pagare» le multe previste da Kyoto se si sforano i tetti assegnati.
Per il momento è ancora un’idea, non sono stati sviluppati dei piani operativi, cioè non c’è ancora un progetto esecutivo, ma vista l’ottima esperienza che la Santa Sede ha fatto con la copertura a pannelli solari della Sala Nervi, quella delle udienze papali del mercoledì, che da oltre un anno fornisce una quota importante del fabbisogno della Sala e dei palazzi limitrofi, al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano hanno pensato di estendere l’esperimento.
I pannelli fotovoltaici che ricoprono l’Aula intitolata a Paolo VI assicurano già una produzione annua di 300 megawattora pari a 25mila tonnellate di anidrite carbonica non emessa da consumi termici ed elettrici, consumi più o meno fissi, esclusi quindi dal calcolo quelli da mobilità.
Energia pulita prodotta dal generatore solare e immessa nella rete elettrica vaticana.
Il che equivale ogni anno a 80 tonnellate di petrolio non consumato grazie alla «conversione» (in Vaticano usano proprio questo nome) dei malandati pannelli di calcestruzzo e le migliaia di tegolini originali dell’Aula progettata da Pier Luigi Nervi, usurati dal tempo e anche tecnologicamente obsoleti, con 2400 moduli fotovoltaici donati al Vaticano e al Papa tedesco, dalla tedesca SolarWorld Ag e dal suo presidente Franz Asbeck.
Era il 2006.
Nel frattempo si è pensato anche ad utilizzare il «solar cooling» per climatizzare una mensa che fornisce pasti a tre, quattrocento persone al giorno.
L’impianto è in cantiere e alla fine sarà fatto di 300 metri quadrati di collettori solari a tubi sottovuoto.
E saranno altre 30 le tonnellate di petrolio annue non consumate.
Mentre i consumi energetici della villa papale di Castelgandolfo ai Castelli romani potrebbero essere sostenuti utilizzando le biomasse, cioè le linee cellulosiche e le deiezioni animali.
C’è infine il progetto di ammettere nella città pontificia solo auto elettriche.
E l’idea alimentare le strutture di San Giovanni Rotondo, centro della devozione a San Pio da Pietralcina, (la Basilica appartiene alla Santa Sede) con tecnologie fotovoltaiche.
Ma, naturalmente è il progetto di Santa Maria di Galeria, quello più importante e decisivo.
Nella «missione impatto zero».
C’è naturalmente un profilo tecnico ed economico che spinge in questo senso, per far quadrare i bilanci el piccolo Stato, ma c’è ne è un altro simbolico e spirituale: il rispetto del Creato cui tanto spesso ci hanno richiamato gli ultimi due Papi e Benedetto XVI in particolare, anche oggi.
Missione: «impatto zero».
Il Vaticano intende creare a Santa Maria Galeria, alle porte di Roma, la più grande centrale solare d’Europa.
Attraverso l’energia prodotta dai pannelli che saranno stesi su buona parte dei 300 ettari «extraterritoriali» che appartengono allo Stato della Chiesa in quella località, finora nota solo per le antenne della Radio vaticana e per una brutta storia di inquinamento elettromagnetico, con denunce e anche un tormentato processo penale.
Ebbene, Santa Maria di Galeria potrebbe diventare il segno più evidente della «opzione verde» del Vaticano.
Perchè si compenserebbero a regime (tre o al massimo cinque anni) le oltre 91 mila tonnellate di anitride carbonica (Co2) che lo Stato più piccolo al mondo rilascia annualmente.

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