Riserve del Consiglio di Stato anche per tecnici e professionali Le perplessità espresse dal Consiglio di Stato a proposito dello schema di regolamento dei licei si estendono, con poche variazioni, anche agli altri due regolamenti, riguardanti gli istituti tecnici e professionali per i quali sono stati redatti analoghi documenti.
Gli uffici del Ministero stanno predisponendo le risposte alle richieste di chiarimento formulate dal Consiglio di Stato.
Il ministro Gelmini fornirà le spiegazioni sollecitate dal Consiglio, ma non sembra disposta a fare marcia indietro.
Sempre più probabile, invece, è lo spostamento del termine per le iscrizioni alla scuola secondaria superiore alla metà o alla fine di marzo 2010.
Di parere diverso il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, che accoglie con soddisfazione il parere negativo espresso dalla magistratura amministrativa, soprattutto per quanto riguarda l’eccesso di delega, e invita il ministero della Pubblica istruzione a “rallentare questa deleteria corsa verso la riforma e rispondere ai chiarimenti chiesti dal Consiglio di Stato”.
tuttoscuola.com Sono forti le perplessità sulla riforma della scuola secondaria superiore espresse dal Consiglio di Stato nel documento n.
7149 del 9 dicembre scorso (ma reso pubblico soltanto nelle ultime ore), contenente il parere sullo Schema di regolamento recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n.
112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n.
133”, ossia sul nuovo Regolamento dei Licei.
Per i giudici di Palazzo Spada, i punti poco chiari sarebbero così rilevanti da indurre il Consiglio di Stato a sospendere le valutazioni di rito e chiedere “che il Ministero dell’istruzione fornisca i chiarimenti richiesti” poiché “non è chiaro se il testo predisposto si mantenga nei limiti della delega”.
Il primo punto ritenuto dubbio dai giudici di secondo grado della giustizia amministrativa è di tipo normativo: la bozza di riforma prevede, infatti, che alcuni punti fondamentali (obiettivi specifici di apprendimento, articolazione delle cattedre e definizione degli indicatori per la valutazione) vengano introdotti attraverso un semplice decreto ministeriale.
Il Consiglio di Stato, invece, ritiene che occorra l’approvazione di una legge.
Ma un provvedimento di questo tipo necessiterebbe tempi decisamente lunghi vanificando in partenza l’obiettivo del ministro di creare già da settembre delle prime classi sulla base dei nuovi programmi.
Un altro punto ritenuto “debole” è quello dei tetti a piani di studio che ogni singolo istituto dovrebbe scegliere da sé sulla base di esigenze specifiche territoriali: i cosiddetti “curricolo” imposti dal ministero dell’Istruzione – il 20% al primo biennio, il 30% nel secondo biennio e il 20% nel quinto anno – non sembrano bastare a palazzo Spada.
Che facendo riferimento al regolamento sull’autonomia della scuola (il dpr n.
275/99) fa intendere la necessità di lasciare più margini alle scuole.
I giudici del Consiglio di Stato hanno poi espresso un certo scetticismo sulle procedure che porteranno ai nuovi piani di studio e ai programmi ministeriali: ritengono che sarebbe il caso “che il Ministero dell’istruzione illustri la graduazione di tale passaggio, anche con riguardo alla tutela dell’affidamento degli studenti che, trovandosi nelle situazioni di transito, subiranno una modificazione dell’iter formativo prescelto”.
Il cambiamento, fanno intendere, andrebbe introdotto per vie decisamente più graduali.
Forti perplessità sono state infine esplicitate dal Consiglio di Stato anche sulla revisione degli organi collegiali, responsabili delle strategie principali di ogni singolo istituto superiore: i nuovi regolamenti ministeriali prevedono l’introduzione di dipartimenti, composti da docenti individuato dal collegio dei docenti,a soprattutto l’attuazione di un comitato scientifico formato da docenti e da esperti esterni.
Anche su questo fronte “sarebbe più coerente con l’obiettivo di realizzare l’autonomia – scrive il Consiglio di Stato -, lasciare alle istituzioni scolastiche la scelta in merito all’opportunità di istituire tali organi”.
tuttoscuola.com
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