«Il crocifisso resterà nelle aule»

Il Governo italiano presenterà ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha disposto la rimozione del crocifisso nelle aule scolastiche.
Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, riunito oggi a palazzo Chigi, confermando quanto riferito dal giudice Nicola Lettieri, che difende l’Italia davanti alla Corte di Strasburgo.
Lo si apprende da fonti governative secondo le quali a occuparsi della questione sarà il ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini.
(©L’Osservatore Romano – 7 novembre 2009)  Oggi sono state distribuite quattromila croci francescane ai ragazzi fuori da alcuni licei di Roma.
L’iniziativa è stata voluta da Aldo Di Biagio, responsabile Italiani nel mondo del Pdl, per protestare contro la sentenza della Corte europea per i Diritti dell’uomo sui crocifissi nelle aule delle scuole.
“Distribuire la croce francescana tra i giovani ha rappresentato per me un sincero invito alla riflessione – ha detto – e soprattutto un segnale di apertura al confronto ed al dialogo interreligioso che proprio questo simbolo vuole evidenziare.
Qualcosa di profondamente lontano dall’immagine quasi oppressiva e provinciale che una certa Europa ha voluto definire in questi giorni”.
La singolare protesta si è svolta davanti ad alcuni istituti del centro della Capitale, in particolare al liceo Visconti in piazza del Collegio Romano, dove era presente lo stesso Di Biagio.
“I giovani hanno apprezzato – ha commentato – molti si sono fermati a parlare con me e con i miei collaboratori per capire, chiedere e dare il pieno sostegno all’iniziativa.
Molti di loro dimostrano di comprendere che parte della cultura italiana ed europea trae origine proprio da quel pezzetto di legno, e che questa ricchezza identitaria e culturale si colloca ben oltre le posizioni e le ortodossie confessionali”.
“Questo è lo spirito dell’interrogazione presentata a Frattini e a Ronchi a firma mia e di molti colleghi del Pdl – ha spiegato poi – in cui chiediamo quali provvedimenti intendono predisporre al fine di garantire il mantenimento di un simbolo culturale e valoriale come il crocifisso nell’ambito degli spazi pubblici e quali iniziative intendono valorizzare e sostenere al fine di aprire un confronto con le istituzioni europee finalizzato al chiarimento della posizione italiana a sostegno della piena valorizzazione del simbolo come espressione dell’identità cristiana dell’Italia e dell’Europa intera”.
 “Rappresenta la laicità di Gesù” intervista a Massimo Cacciari a cura di Carlo Brambilla in la Repubblica del 5 novembre 2009 “Massimo Cacciari è irritato dalle polemiche di questi giorni sui crocifissi nelle scuole.
Fosse per lui non andrebbero tolti da nessuna parte.
Al contrario «andrebbero piuttosto messi dappertutto, se qualcuno sapesse davvero cosa vuol dire il crocifisso…» «…è un segno di straordinaria accoglienza, di straordinaria donazione di sé».” Il crocifisso, il suo potere unisce destra e sinistra di Pippo Delbono in l’Unità del 6 novembre 2009 “Non sarebbe forse meglio, al posto dei crocifissi scrivere sui muri, citando altre parole del Cristo, «Ama il prossimo tuo come te stesso»?” (ndr.: è incredibile che il crocifisso non indichi più, per molti, l’amore del prossimo) Meno bugie più Vangelo di Enzo Mazzi in il manifesto del 6 novembre 2009 “Non risulta per niente vero che è consentito vedere nella croce il simbolo della prevalenza dell’amore sul potere, come sostiene un teologo alla moda come Vito Mancuso (la Repubblica di ieri 4 novembre).
Tutti i movimenti popolari rivoluzionari animati dal Vangelo che hanno visto nella croce il segno della liberazione storica e non solo della redenzione sacrificale trascendente sono stati repressi spesso nel sangue.” “«meno croce e più Vangelo» valeva anche nella scuola di Barbiana da dove don Milani aveva tolto il crocifisso” Il Concordato crocifisso di Massimo Faggioli in Europa del 6 novembre 2009 “A chi vuole argomentare la difesa del crocifisso col Concordato, non si può non richiamare un immortale aforisma di Carl Schmitt, ripubblicato nel 2005 in Un giurista davanti a se stesso: «Nel Vangelo il Cristo muore per la sua pena; oggi stipulerebbe invece un Concordato con i suoi aguzzini».
Ai teologi di corte e (per parafrasare Franz Overbeck) ai «friseur della parrucca teologica» dell’Italia berlusconiana non resta che scegliere tra il Crocifisso e il Concordato.
Il crocifisso? Non lo ricordo di Aldo Maria Valli in Europa del 6 novembre 2009 “Sinceramente non ricordo se nelle aule scolastiche che ho frequentato, tutte di scuole statali, ci fosse o meno il crocifisso.,,,” Quei cattolici in fila alle primarie di Angelo Bertani in Europa del 6 novembre 2009 “chi sono i cattolici e che cosa sta loro a cuore? (…) Quelli che difendono il crocifisso come simbolo della tradizione occidentale contro gli invasori islamici, o quelli che lo considerano l’esempio di Colui che ha dato la vita per gli altri? Anche per il Pd si pone una domanda: di quali cattolici cercare il consenso? I cattolici credenti e coerenti sono molto più numerosi di quanto si creda, anche se più umili e meno chiassosi….” Crocefisso, non tutto è diritto di Raniero La Valle in Liberazione del 5 novembre 2009 “La sentenza è ineccepibile: una volta investita del caso, la Corte non poteva che decidere così…
Ma mi dispiace che…
ci sia una gara per dire che il crocefisso andrebbe mantenuto perché avrebbe cessato di essere un simbolo religioso, e sarebbe invece “un simbolo della storia e della cultura italiane”, “dell’identità italiana”…
Questa posizione è infatti atea, ma è devota, e tende a lucrare i benefici della religione come religione civile.
E io dico la verità: se il Crocefisso diventasse la bandiera di un’identità, di un nazionalismo, di un razzismo, di una lotta religiosa…
e cessasse di essere la memoria di un Dio che si è fatto uomo…
e che “avendo amato i suoi fino alla fine” ha accettato dai suoi carnefici la sorte delle vittime, e continua a salire su tutti i patiboli innalzati dal potere, dal danaro e dalla guerra, allora io non vorrei più vedere un crocefisso in vita mia.” Il patto del crocifisso Il Vaticano «apprezza» il governo italiano di Fulvio Fania in Liberazione del 5 novembre 2009 “la gerarchia preferisce mettere in secondo piano il carattere religioso di quel simbolo, anteponendone il “valore culturale” o di identità italiana ed europea.
Un’operazione che viene duramente contestata dalle altre comunità cristiane…
«Grande spazio all’inquietudine dei cattolici – denunciano gli evangelici – nessuna attenzione invece al plauso dei protestanti» per una sentenza che è giudicata positivamente dalla moderatora valdese Maria Bonafede, dalla presidente dell’Unione battista Anna Maffei e dall’Alleanza evangelica italiana.” No, laicità non significa togliere il crocefisso, simbolo d’amore di Aurelio Mancuso in gli Altri del 5 novembre 2009 “So che mi attirerò le ire di tante e di tanti, ma trovo la polemica sul crocefisso inutile, sopra le righe e soprattutto ipocrita…
Mi permetto di rilevare che la sottrazione di quel simbolo non sarebbe oggi una vittoria della libertà sulle visioni autoritarie, ma sarebbe interpretato dai più come un protervo gesto di violenza culturale…
Strappare il crocefisso da quei muri…
significa offendere non Dio, ma l’amore che milioni di italiani hanno nei confronti di questo simbolo di genuina pietas.” Crocifisso, “Noi Siamo Chiesa”: La fede si vive nelle coscienze di Vittorio Bellavite in www.noisiamochiesa.org del 5 novembre 2009 “Non ci si rassegna al superamento di una cultura della cristianità.
L’ostilità alla sentenza della Corte di Strasburgo è la conseguenza di questo atteggiamento generale…
Il crocefisso è un simbolo religioso…
Come simbolo (improprio) dell’identità e della cultura nazionale esso viene usato strumentalmente da tutta la destra miscredente (quella degli atei devoti e di quelli che adorano il Dio Po) e da quella cristiana fondamentalista.
Il Vaticano e la CEI non riescono ad avere una posizione più equilibrata…
anzi, contribuiscono ad alimentare rivendicazioni e acide polemiche.” Le Comunità Cristiane di base: Meno croce e più Vangelo di Comunità Cristiane di base in MicroMega-online del 4 novembre 2009 “Sappiamo di essere controcorrente perché la maturazione della società, della realtà religiosa e della politica sul tema della laicità è un percorso lungo e conflittuale.
Ma non siamo affatto soli.
“Meno croce e più Vangelo” valeva nella scuola di Barbiana da dove don Milani aveva tolto il crocifisso.
Meno croce e più Vangelo valeva per un cattolico come Mario Gozzini, il senatore della legge sulla umanizzazione del carcere” La scuola del crocefisso di Lidia Ravera in l’Unità del 5 novembre 2009 “Insomma, sgombriamo il cuore e la mente dal cumulo di gravi problemi che ci attanagliano e discutiamo, alla radio, in tivù, su tutti i giornali del tema più urgente, scottante, ammaliante: bisogna staccare il crocefisso dal muro dietro la cattedra oppure no? …
Stacchiamolo e facciamola finita.
Abbiamo ben altro per la testa!” Il crocifisso, i giudici e Natalia Ginzburg di Giuseppe Fiorentino e Francesco M.
Valiante in L’Osservatore Romano del 5 novembre 2009 “la sentenza della Corte di Strasburgo, con l’intento di voler tutelare i diritti dell’uomo, finisce per mettere in discussione le radici sulle quali quegli stessi diritti si fondano, disconoscendo l’importanza del ruolo della religione – e in particolare del cristianesimo – nella costruzione dell’identità europea e nell’affermazione della centralità dell’uomo nella società.” Crocifisso braccio di ferro inutile di Gian Enrico Rusconi in La Stampa del 5 novembre 2009 “Questo conflitto investe in profondità convinzioni ed emozioni…
Va respinta con energia l’accusa che chi…
vorrebbe rimuovere dallo spazio pubblico scolastico il segno della fede cristiana è una persona intollerante…
Lo stesso vale per l’accusa di rinnegare la tradizione popolare nazionale…
Il fondo della contraddizione è toccato dai leghisti che da una parte contestano e sbeffeggiano l’identità nazionale, e dall’altro difendono il crocifisso nelle scuole come simbolo intoccabile di tale identità…
La vera novità è non eludere il problema, parlarne in modo responsabile e pacato…” Quel richiamo all’amore vale per l’intera umanità di Vito Mancuso in la Repubblica del 5 novembre 2009 “Dietro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo vi è la preoccupazione in sé legittima di tutelare la libertà, in particolare la libertà religiosa dei bambini che potrebbe venir minacciata dalla presenza di un crocifisso nelle aule scolastiche.
In realtà vi sono precisi motivi che rivelano l’infondatezza di tale preoccupazione, e mostrano al contrario che dal crocifisso scaturisce uno sprone all’esercizio della libertà in modo giusto e coraggioso.” “Rappresenta la laicità di Gesù” intervista a Massimo Cacciari a cura di Carlo Brambilla in la Repubblica del 5 novembre 2009 “Massimo Cacciari è irritato dalle polemiche di questi giorni sui crocifissi nelle scuole.
Fosse per lui non andrebbero tolti da nessuna parte.
Al contrario «andrebbero piuttosto messi dappertutto, se qualcuno sapesse davvero cosa vuol dire il crocifisso…» «…è un segno di straordinaria accoglienza, di straordinaria donazione di sé».” Bertone: l’Europa lascia solo le zucche di Halloween di Orazio La Rocca in la Repubblica del 5 novembre 2009 “Sulla sentenza della Corte di Strasburgo, che condanna l’Italia a togliere i crocifissi dalle scuole pubbliche, spira aria di rivolta anti europea.” La carica dei sindaci-crociati “E noi li distribuiamo in piazza” di Paolo Griseri in la Repubblica del 5 novembre 2009 “L’epicentro dello scontro è Abano Terme, dove risiede la famiglia italo-finlandese che con la sua protesta ha causato il pronunciamento di Strasburgo…
il sindaco leghista del vicino paese di Cittadella: «Suggerisco al sindaco di Abano di revocare la residenza alla famiglia italo finlandese…».
In tutto questo frastuono di minacce e spacconate a difesa dei simboli, stona l’invito di don Antonio, parroco di Abano che indica nello stile di vita e nell’esempio il fondamento del cristianesimo e sintetizza: «Protesta chi il Crocifisso non lo ha dentro».
Ma nell’Italia che sembra la Vandea, la sua è una voce che grida nel deserto.” In croce di Agostino Paravicini Bagliani in la Repubblica del 5 novembre 2009 “La croce è un simbolo conosciuto da molte civiltà, dalla Cina all’Egitto, dall’Asia all’Africa.
Perché è un simbolo dell’asse del mondo…
Se nell’arte cristiana la rappresentazione della croce occupa un posto preminente, la sua storia non fu affatto lineare…
fu a lungo simbolo di potenza e di gloria e come tale accompagnò l’affermazione storica del Cristianesimo a Roma…
diventerà anche l’elemento centrale della rappresentazione iconografica dell’opposizione…
tra la chiesa cristiana e il giudaismo…
servì anche ad accompagnare la riconquista della Spagna araba, le crociate e ben altre lotte anche di natura politica…
Il segno della croce fu però anche usato per superstizione…” «Non è una sentenza coercitiva, non c’è nessuna possibilità di coercizione che ci impedisca di tenere i crocefissi nelle aule».
In una conferenza stampa a Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi torna a parlare della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sui crocifissi nelle aule scolastiche.
Il premier ha ribadito tutte le sue perplessità nei confronti di questa decisione spiegando che qualunque sia l’esito del ricorso presentato dal governo italiano «non ci sarà capacità coercitiva».
DECISIONE NON RISPETTOSA DELLA REALTA’ – Berlusconi ha poi aggiunto che la decisione della Corte dei diritti dell’uomo «Non è rispettosa della realtà: l’Europa tutta e in particolare l’Italia non può non dirsi cristiana.
Quando sono stato presidente del Consiglio Europeo – ha ricordato ancora il premier -condussi una battaglia per introdurre nella Costituzione le radici giudaico-cristiane, ma Paesi laici e laicisti come la Francia di Chirac si opposero e siccome serviva l’unanimità non riuscimmo a introdurle».
Comunque, «Se c’è una cosa su cui anche un ateo può convenire è che questa è la nostra storia.
Ci sono 8 paesi d’Europa che hanno la croce nella loro bandiera…
Cosa dovrebbero fare cambiare la loro bandiera?».
CEI – La conferenza episcopale italiana ha espresso apprezzamento per le parole del premier, che ritiene «non vincolante» la decisione della Corte di Strasburgo sul crocifisso.
«Non posso che confermare quanto finora detto dalla stragande maggioranza degli italiani, governo compreso – dice monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Amelia-Terni e responsabile della Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso -.
C’è un tale consenso contro la sentenza di Strasburgo che mostra quanto essa tenga poco conto della realtà di un Paese».
06 novembre 2009

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