Il premio internazionale Paolo VI 2009, vero e proprio Nobel cattolico, andrà alle “Sources Chrétiennes”, la collana patristica più conosciuta del mondo; sarà lo stesso Benedetto XVI a presenziare alla cerimonia di consegna nel pomeriggio di domenica 8 novembre, data della sua visita a Brescia in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto Paolo VI a Concesio, dove nacque Giovanni Battista Montini.
Il premio è stato indetto per la prima volta nel 1984 e assegnato a Hans Urs von Balthasar; il 23 giugno di quell’anno, nel corso di un’udienza speciale, il teologo lo ricevette dalle mani di Giovanni Paolo II.
Cinque anni più tardi, l’edizione del 1989 dedicata all’espressione musicale premiò il compositore francese Olivier Messiaen.
Negli anni successivi i vincitori sono stati Oscar Cullmann (1993), Jean Vanier (1997), fondatore della comunità Arca e di Foi et lumière, e il filosofo Paul Ricoeur (2003).
Comitato promotore del premio è l’Opera per l’educazione cristiana di Brescia, dove il giovane Montini venne educato e che lasciò dopo l’ordinazione sacerdotale.
Alla morte del Papa si avvertì la necessità di procedere a un’indagine archivistica e storiografica che favorisse lo studio di quello che certamente verrà giudicato un capitolo centrale della storia religiosa e culturale del XX secolo.
Una biblioteca specializzata raccoglie i libri personali del Papa e il maggior numero possibile di pubblicazioni che lo riguardano, anche in relazione al periodo storico in cui è vissuto, mentre un imponente archivio custodisce quasi mezzo milione di documenti editi e inediti, oltre a una abbondante documentazione fotografica e audiovisiva, mentre l’organizzazione di colloqui e giornate internazionali ha lo scopo di dare impulso allo studio scientifico dei temi che maggiormente hanno segnato gli anni di pontificato.
“Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito” scriveva Marguerite Yourcenar riferendosi alla povertà culturale del Novecento, devastato da totalitarismi e ideologie anti-umane; tra i “costruttori di granai” più lungimiranti e appassionati, costretti dalle circostanze storiche a lavorare in tempo di carestia, morale e spirituale, ci sono proprio i fondatori della collana patristica edita dalle parigine Éditions du Cerf a partire dagli anni più bui della seconda guerra mondiale.
Nel 1942, nella Francia piegata dall’invasore nazista, venne pubblicato il primo volume delle “Sources Chrétiennes” grazie al lavoro di un eccezionale quartetto di gesuiti – Victor Fontoynont (1880-1958), Henri de Lubac (1896-1991), Jean Daniélou (1905-1974) e Claude Mondésert (1906-1990), il raffinato grecista che ne fu il principale direttore – con l’intento di tornare ad attingere, appunto, alle “fonti cristiane”.
Soprattutto – ma non solo – patristiche.
Accanto alle opere dei Padri greci e latini figurano infatti quelle di autori orientali, medievali, bizantini.
I primi numeri delle “Sources Chrétiennes” presentavano i testi solo in traduzione francese, ma presto i volumi furono corredati dagli originali a fronte, con introduzioni, annotazioni, commenti, apparati critici, tanto da divenire un riferimento obbligato per gli studiosi.
Nonostante le difficoltà che, già nel 1999, l’allora direttore Jean-Noël Guinot – il primo studioso laico a dirigere la collana – addebitava, in un’intervista rilasciata ad “Avvenire”, alla miope riduzione dei finanziamenti alla ricerca, l’impresa editoriale, che conta oggi più di 530 volumi, continua a “illuminare l’incontro fecondo realizzato tra il messaggio cristiano e la cultura antica” come si legge nella motivazione del premio; il prestigioso riconoscimento contribuirà (anche materialmente, con una cospicua somma di denaro) a promuovere l’attività di riscoperta e pubblicazione delle “fonti cristiane”, preziose anche per chi cristiano non è.
(©L’Osservatore Romano – 26-27 ottobre 2009)
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