Il voto di religione in decimi

Anche il giudizio dei prof di religione potrebbe essere presto trasformato in un voto vero, dall’1 al 10.
L’intenzione del governo è stata oggi confermata nella sostanza dal ministro Maristella Gelmini: “Credo che l’ora di religione debba avere la stessa dignità delle altre materie, e credo anche che l’Italia non possa non riconoscere l’importanza della religione cattolica nella nostra storia e nella nostra tradizione”.
Secondo il ministro, va “garantita agli insegnanti della religione cattolica la stessa situazione, le stesse condizioni degli altri insegnanti”.
Alla fattibilità dell’intera operazione starebbe lavorando da circa tre mesi una commissione voluta dal ministro.
Sulla composizione della stessa vige il più stretto riserbo e le riunioni si sono finora svolte in gran segreto, ma si sa che il gruppo di lavoro è presieduto dal direttore generale per gli Ordinamenti, Mario Dutto.
Il passo ulteriore è di pochi giorni fa: da viale Trastevere è partita la richiesta di parere di fattibilità al Consiglio di stato.
Se la cosa dovesse andare in porto, si riaccenderebbe la guerra tra laici e cattolici scoppiata un paio di settimane fa, quando il Tar Lazio ha estromesso dall’attribuzione dei crediti scolastici alle superiori proprio i prof di Religione.
Contro quella decisione, Gelmini prima ha annunciato un ricorso al Consiglio di stato, ma poi ha pubblicato il Regolamento sulla valutazione degli alunni che, di fatto, ha sospeso il provvedimento del tribunale amministrativo.
Attualmente, in tutti i gradi della scuola italiana (dalle elementari alle superiori), nei confronti degli alunni che hanno optato per l’ora di religione cattolica l’insegnante esprime un giudizio sintetico: sufficiente, discreto, buono, ottimo.
Niente voto, insomma.
Neppure dall’anno scorso, quando ad ottobre è stata approvata la legge 169 che ripristinava i voti in decimi al posto dei giudizi sintetici alla scuola primaria (l’ex elementare) ed alla media.
“Per l’insegnamento della religione cattolica – recita il testo unico in materia di istruzione – , in luogo di voti e di esami, viene redatta a cura del docente e comunicata alla famiglia, per gli alunni che di esso si sono avvalsi, una speciale nota, da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella scolastica, riguardante l’interesse con il quale l’alunno segue l’insegnamento e il profitto che ne ritrae”.
Ma nel regolamento sulla valutazione, pubblicato il 19 agosto scorso, a proposito dei voti in decimi si legge che “la valutazione dell’insegnamento della religione cattolica (…) è comunque espressa senza attribuzione di voto numerico, fatte salve eventuali modifiche” al Concordato stato-chiesa.
A cosa porterebbe una eventuale trasformazione del giudizio in voto numerico? Darebbe alla Religione pari dignità rispetto a tutte le altre discipline.
Perché rientrerebbe nella media dei voti per l’attribuzione del credito scolastico alle superiori e contribuirebbe all’ammissione alla maturità così come agli esami di terza media.
Il provvedimento sarebbe certamente accolto positivamente dai quasi 26mila insegnanti di Religione in servizio nelle scuole italiane perché avrebbe il significato di una promozione a tutti gli effetti.
Dal punto di vista politico, invece, servirebbe a ricucire i rapporti tra governo e Vaticano dopo le tensioni nate sui respingimenti dei migranti e in seguito al caso Boffo.
Repubblica  14 settembre 2009 Il passaggio dai giudizi ai voti in tutte le materie deve valere anche per l’ora di religione.
Come aveva già anticipato un mese fa Repubblica.it, è questa l’opinione del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che su questo argomento ha intenzione di chiedere un parere al Consiglio di Stato.
Immediata la protesta dell’opposizione che rivendica la laicità della scuola pubblica italiana sancita dalla Costituzione.
Inoltre, aggiunge il Pd, la Corte Costituzionale si è già espressa in merito stabilendo la facoltatività dell’ora di religione e quindi non può essere equiparata alle altre materie.
Così come i docenti di religione non possono partecipare agli scrutini, come ha stabilito il Tar del Lazio l’estate scorsa.
Ai giornalisti che le chiedevano se il voto di religione debba far media con gli altri, il ministro Gelmini ha risposto: “Il voto in religione oggi non c’è.
Ancora esiste un giudizio.
Il nostro intendimento è quello di chiedere un parere al Consiglio di Stato per evitare contenziosi, ma la mia opinione è che essendo passati dai giudizi ai voti in tutte le materie questo debba valere anche per l’insegnamento della religione”.
“Il ministro Gelmini non sa di cosa parla, oppure fa di nuovo e solo propaganda” sostengono Manuela Ghizzoni e Maria Coscia, deputate Democratiche della commissione Cultura di Montecitorio.
“La Corte Costituzionale, infatti, ha già stabilito il principio di facoltatività dell’ora di religione, nel rispetto della laicità dello Stato, in base al quale è necessario garantire pari dignità ai ragazzi di ogni culto”.
“Purtroppo – aggiungono – il nuovo sistema di valutazione che ha fatto venir meno il criterio di un giudizio globale sui rendimenti scolastici lascia spazio anche a questo tipo di ‘pensate’: siamo convinte – concludono – che il Consiglio di Stato rispedirà al mittente la proposta”.
L’ora di religione “non può essere valutata come una normale materia curriculare” afferma il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo.
“Il ministro Gelmini deve garantire la laicità della scuola pubblica italiana sancita dalla nostra Costituzione.
Per questa ragione, nel pieno rispetto del Concordato, l’ora di religione – spiega Pantaleo – deve rimanere facoltativa.
Non può determinare vantaggi di alcun genere, a cominciare dai crediti formativi, e quindi non può essere valutata come una normale materia curriculare”.
“Piuttosto il ministro dovrebbe preoccuparsi – osserva il sindacalista – del fatto che si nega, per effetto di pesantissimi tagli, il diritto ad avvalersi dell’insegnamento alternativo.
Non permetteremo – ammonisce Pantaleo – di trasformare la scuola pubblica italiana, che dovrebbe essere laboratorio interculturale, in una istituzione confessionale e autoritaria”.
(13 ottobre 2009) A conferma delle anticipazioni di stampa (Avvenire, agosto 2009), il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, nel corso delle celebrazione della VIII Giornata europea dei genitori e della scuola presso il ministero dell’istruzione, ha ufficialmente comunicato che è sua intenzione chiedere al Consiglio di Stato la fattibilità dell’inclusione del voto di religione nel computo delle materie che fanno media nel voto finale da assegnare agli studenti.
Dopo la riforma della valutazione disposta dalla legge 169/2008 che ha previsto che ogni disciplina sia valutata con voto in decimi, è rimasto insoluto il problema della religione cattolica che, in base ad un articolo del Testo unico sulle norme per l’istruzione (art.
309), continua ad essere valutata con una nota riguardante l’interesse e il profitto dell’alunno verso tale insegnamento.
“Il nostro intendimento – ha detto il ministro – è quello di chiedere un parere al Consiglio di Stato onde evitare contenziosi, ma la mia opinione è che essendo passati dai giudizi ai voti in tutte le materie questo debba valere anche per l’insegnamento della religione”.
tuttoscuola.com martedì 13 ottobre 2009 VALUTAZIONE IRC: VOTO IN DECIMI O GIUDIZIO?       IL NODO DELLA VALUTAZIONE   Stralcio da:  Sergio Cicatelli, Voto decimale e Irc.
Il nodo della valutazione,  Insegnare Religione n.
2 2008-2009   «Vogliamo avviare una riflessione sulla ricaduta che il ritorno del voto decimale potrebbe avere sull’Irc.
Fin dal primo momento, infatti, numerosi Idr hanno scorto nella formulazione del DL 137 la possibilità di far rientrare anche l’Irc in questa piccola rivoluzione docimologica.
In base all’articolo 3, a partire dall’anno scolastico 2008-09 nelle scuole del primo ciclo (primaria e secondaria di I grado), «la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite è espressa in decimi».
Lo stesso articolo prosegue dicendo che «è altresì abrogata ogni altra disposizione incompatibile con la valutazione del rendimento scolastico mediante l’attribuzione di voto numerico espresso in decimi».
È soprattutto quest’ultima postilla a suscitare le speranze degli Idr di uscire dal ghetto della valutazione separata, ma il cammino non è così rapido come potrebbe sembrare a prima vista.
  Anzitutto va osservato che il DL 137/2008 si riferisce solo alle scuole del primo ciclo, lasciando fuori le scuole superiori, dove la valutazione è sempre stata numerica.
Se anche dovesse esserci una modifica delle regole valutative per l’Irc, questa sarebbe – almeno nell’immediato – limitata al primo ciclo di istruzione.
Ma sarebbe comunque il segnale di una svolta nella storia della disciplina.
Sono ormai trent’anni, dall’entrata in vigore della legge 517/77, che nelle scuole elementari e medie sono scomparsi i voti numerici, sostituiti da giudizi analitici nelle singole discipline e globali sul livello di maturazione dell’alunno.
La scuola superiore è rimasta fuori da questa trasformazione, ma si è spesso pensato che anch’essa dovesse adeguarsi a un’innovazione che aveva anticipato con la riforma degli esami di maturità del 1969.
Come qualcuno ricorderà, infatti, quell’esame si concludeva con un giudizio “integrato” da un voto in sessantesimi (e anche l’ammissione all’esame si basava su giudizi privi di qualsiasi accompagnamento numerico).
Ma il più diretto potere comunicativo del voto finale ha fin dall’inizio fagocitato la più elaborata funzione del giudizio   Sull’Irc ha pesato finora l’effetto della legge 824, che risale al 1930 ed è attuativa del primo Concordato.
Essa stabiliva all’art.
4 che «per l’insegnamento religioso, in luogo di voti e di esami viene redatta a cura dell’insegnante e comunicata alla famiglia una speciale nota, da inserire nella pagella scolastica, riguardante l’interesse con il quale l’alunno segue l’insegnamento e il profitto che ne ritrae».
All’epoca, le valutazioni di tutti gli ordini e gradi di scuola erano formulate attraverso voti e la «speciale nota» serviva a distinguere l’Ir dal resto del curricolo, perché l’Ir veteroconcordatario era espressione della religione di Stato allora vigente in Italia e poteva quindi presentarsi nella forma di una vera e propria catechesi di Stato, che doveva essere tenuta fuori dal percorso scolastico vero e proprio, nonostante la pomposa (ma di fatto vuota) formula concordataria che voleva l’Ir «fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica».
  Ad una scuola piegata alle finalità religiose ha fatto seguito, dopo l’Accordo di revisione del 1984, un Irc inserito «nel quadro delle finalità della scuola», con una significativa inversione di ruoli che finora è sfuggita al legislatore ordinario, il quale ha accolto acriticamente il dettato della legge del 1930 nel Testo Unico di legislazione scolastica (art.
309 del DLgs 297/94), convalidando in epoca recente criteri e procedure che affondavano le loro radici in un diverso e superato contesto giuridico e culturale.
Senza nemmeno tenere conto del fatto che ormai l’uso del voto era limitato alla sola scuola superiore, mentre il ricorso a giudizi verbali nelle scuole elementari e medie aveva annullato da tempo la “diversità” dell’Ir/Irc rispetto al restante processo di valutazione scolastica.
D’altra parte, il medesimo art.
309 del Testo Unico aveva recepito anche novità di altro genere relative alla valutazione e derivanti principalmente da un ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati all’indomani della firma dell’Intesa Cei-Mpi sull’Irc: si trattava essenzialmente della scheda di valutazione separata «da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella scolastica» e non più «da inserire nella pagella scolastica», come recitava la legge del 1930».
    LEGGE 169   Stralcio da: Sergio Cicatelli, Il Decreto Gelmini è legge.
Quali effetti sull’Irc.
  Con la votazione in Senato del 29 ottobre scorso il DL 137, meglio noto come decreto Gelmini, è stato convertito nella legge 169 del 30-10-2008.
Il 31 ottobre la legge è apparsa sulla Gazzetta Ufficiale ed è quindi è efficace a tutti gli effetti.
[…]   In materia di valutazione numerica del profitto è stato aggiunto un giudizio analitico ai voti decimali, per evitare di ridurre tutta l’operazione valutativa a un fatto di mera contabilità.
La promozione alla classe successiva potrà essere negata solo con decisione unanime degli insegnanti nella scuola primaria e con decisione a maggioranza nella secondaria di I grado.
L’aspetto più rilevante per l’Irc è la scomparsa della frase che nel testo iniziale del DL 137 abrogava tutte le norme in contrasto con le nuove disposizioni (e che faceva sperare nel superamento del divieto di voto anche per l’Irc).
Con questa modifica acquista maggior forza il regolamento che dovrà coordinare tutte le norme vigenti in materia di valutazione e stabilire eventuali ulteriori modalità applicative della nuova impostazione.
Il problema principale è la tempistica di questo regolamento, dato che i voti numerici dovranno essere assegnati nel corso degli scrutini che, nelle scuole che adottano il trimestre, potrebbero svolgersi già nel prossimo mese di dicembre.
Al momento non ci sono notizie certe sull’uscita del regolamento e sul suo contenuto.
Vedremo se arriverà in tempo e se conterrà istruzioni sulla valutazione dell’irc.
  La situazione è estremamente confusa e molte scuole hanno adottato con solerzia i voti anche per l’Irc mentre altre sono rimaste ancorate ai vecchi giudizi.
L’unica cosa certa, per ora, è che la norma riguarda solo la valutazione esterna, quella decisa in sede di scrutinio, e non quella relativa alle singole prove cui sono sottoposti gli alunni nel corso dell’anno: per queste verifiche è sempre possibile usare qualsiasi modalità valutativa, numerica o verbale, purché dichiarata e comprensibile.
D’altra parte, l’uso del voto o del giudizio è solo una modalità comunicativa che non dovrebbe incidere, in teoria, sulla natura della valutazione.
È ovvio che un voto numerico anche per l’Irc sarebbe motivo di minore discriminazione (lino ad oggi non avvertita nelle scuole del primo ciclo perché si adottava il giudizio in tutte le materie), ma va anche ricordato che “fare media” è più un fatto di immagine che di sostanza.
L’alunno viene promosso non sulla base della media dei voti ma della decisione espressa dal consiglio di classe, di cui fa parte con voto deliberante anche l’Idr.
Il nodo fondamentale è perciò l’applicazione del controverso comma della revisione dell’Intesa del 1990, in cui si dice che il voto dell’Idr in sede di scrutinio finale, se determinante, diviene un giudizio iscritto a verbale.
Sulla controversa interpretazione di questo passo la giurisprudenza amministrativa si è ormai espressa più volte e risulta esistere una sola sentenza contraria del Tar Piemonte, contro una decina favorevoli di altri Tar.
Lo stesso Mistero, con una nota del 24-10-2005, prot.
9830, ha dichiarato che «il voto del docente di religione, quando è determinante, diventa giudizio motivato, ma ad avviso della scrivente [D.G.
Ordinamenti], non perde la rilevanza del voto».
Si spera che si possa superare al più presto il limite nella comunicazione della valutazione, ma l’efficacia dell’Irc ai fini della carriera scolastica dell’alunno sembra essere assicurata.
[…]   Sergio Cicatelli       PER IL MOMENTO   Non essendoci un riferimento esplicito nella Legge 169, sembra che tutto debba restare come prima, lasciando in vigore ciò che dice l’articolo 309 del Testo unico che, in proposito, dispone: “Per l’insegnamento della religione cattolica, in luogo di voti e di esami, viene redatta a cura del docente e comunicata alla famiglia, per gli alunni che di esso si sono avvalsi, una speciale nota, da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella scolastica, riguardante l’interesse con il quale l’alunno segue l’insegnamento e il profitto che ne ritrae”.
Mentre sembra ritornare la diatriba sul voto di religione con il ministro Gelmini a favore e il segretario della Cgil-scuola contrario, Francesco Scrima, segretario generale della Cisl-scuola, va oltre la polemica e proprone una soluzione di ampio respiro.
Tutti gli insegnamenti obbligatori od opzionali – sostiene Scrima – devono essere oggetto di valutazione con pari dignità delle discipline e delle attività.
“Tutto ciò che si fa a scuola deve essere valutato e considerato nel giudizio complessivo che si esprime sull’apprendimento, l’impegno e il risultato educativo che il ragazzo raggiunge.” “Se è ammessa l’opzione di avvalersi o non avvalersi di un insegnamento – aggiunge Scrima con riferimento evidente all’insegnamento della religione – devono essere previste e garantite possibilità alternative altrettanto significative e valide”.
 Dopo aver dichiarato che quel che non viene valutato viene svalutato, il comunicato della Cisl-scuola (www.cislscuola.it) invita a non trattare la questione su un piano strumentale e ideologico.
tuttoscuola.com mercoledì 14 ottobre 2009 Come era prevedibile, la dichiarazione del ministro Gelmini per proporre il voto in decimi anche all’insegnamento della religione cattolica, ha provocato le prime reazioni negative del fronte laico.
Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc Cgil ha infatti dichiarato che il ministro Gelmini “deve garantire la laicità della scuola pubblica italiana sancita dalla nostra Costituzione.
Per questa ragione, nel pieno rispetto del Concordato, l’ora di religione deve rimanere facoltativa.
Non può determinare vantaggi di alcun genere, a cominciare dai crediti formativi e quindi non può essere valutata come una normale materia curriculare.” Il ministro Gelmini, nel suo intervento alla VIII Giornata europea dei genitori e della scuola, oltre a  parlare di possibile valutazione dell’Irc con voto in decimi come le altre materie, si era spinta a prospettarne le conseguenze, in caso di parere favorevole del Consiglio di Stato, con “l’inclusione del voto di religione nel computo delle materie che fanno media nel voto finale da assegnare agli studenti”.
Pantaleo ha richiamato l’attenzione del ministro sul fatto per effetto dei tagli di organico si sta negando il diritto ad avvalersi dell’insegnamento alternativo.
tuttoscuola.com martedì 13 ottobre 2009

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