Dialogo tra chiesa e governo Italiano

L’INTERVISTA Cosa vede, professor de Rita, dal suo osservatorio? Cosa sta accadendo nei rapporti tra politica e Chiesa in Italia? «Penso semplicemente, per dirla col mio amico Antonio Polito, che non sono i giornali a dettare l’agenda politica.
E per fortuna.
Soprattutto quando si tratta di giornalismo spesso militante».
Quindi, pensando al caso Boffo e alle sue dimissioni? «Quindi non è Vittorio Feltri a dettare l’agenda a Silvio Berlusconi così come non è Dino Boffo, né il suo caso, a dettarla al cardinal Bertone.
La politica ecclesiale proseguirà, così come sempre: si riparlerà di scuole cattoliche, di questioni etiche.
Si tratta di rapporti tra due poteri forti.
Andranno inevitabilmente avanti.
Magari Gianni Letta getterà molta acqua sul fuoco.
E lo stesso farà il cardinal Bertone.
Ma parliamo di contingenza.
Di immediatezza.
Il vero problema riguarderà un futuro non lontano…» Di quale problema si tratta, professor De Rita? «Lo chiamerei del ‘policentrismo parallelo’».
Urge una spiegazione per una formula che già appare molto complessa…
«La spiegazione arriva e non è complessa.
Da una parte c’è la dimensione dello Stato italiano unitario che non c’è più, così come l’abbiamo conosciuto, e non ci sarà per molto tempo: il centralismo, l’amministrazione, l’élite.
Stiamo assistendo a un progressivo policentrismo che non è solo localismo politico ma anche riscoperta di culture articolate, del dialetto, di un diverso modo di interpretare, nelle singole città, avvenimenti come l’Expò a Milano o le Olimpiadi a Torino».
E lo stesso, lei dice, starebbe avvenendo nella Chiesa? «Il mio vecchio e buon amico Francesco Cossiga si infuria quando assiste alle tante dichiarazioni di vescovi italiani.
Ma deve darsi pace.
Perché anche la Chiesa, fatalmente come lo Stato italiano, si sta avviando al policentrismo.
L’allora cardinale Ratzinger richiamò la Chiesa, prima di essere eletto Pontefice, alla sua ‘verticalità’, ricordando che le conferenze episcopali nazionali non hanno una base teologica.
In effetti non potrà mai perdere questa sua ‘verticalità’…
Ma bisognerà insieme fare i conti con la realtà che vive ora la Chiesa nel quotidiano: i parroci, i vescovi attivi nelle diocesi, le associazioni.
E i vescovi parlano, hanno opinioni diversificate, lo abbiamo visto e sentito in questi giorni.
Anche qui, con buona pace di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, la ‘vera’ Chiesa italiana sono quei cento vescovi che intervengono e dicono la loro, ben più di un comunicato ufficiale.
Comunque basta leggere certi testi del professor Paolo Prodi per capire quanto la Chiesa, storicamente, abbia rispettato il localismo.» Quindi in prospettiva questa Chiesa policentrica dovrà dialogare con un potere italiano sempre più «locale»….
«La Chiesa non rinuncerà mai alla Curia né alle conferenze episcopali locali, altrimenti sarà impossibile governare un miliardo di cattolici.
Però si assisterà sempre di più a due concezioni della Chiesa: il centralismo e le realtà locali, spesso effervescenti e vitalissime.
È un problema che riguarda il destino stesso del cattolicesimo » In questa prospettiva come si colloca per esempio una realtà politica come la Lega di Umberto Bossi? «Tra vent’anni e in quest’ottica, una realtà come la Lega avrà più facilità a dialogare con la Chiesa, da localismo a localismo.
Nessuno negherà l’autorità teologica del Papa.
Ma se si vorrà ragionare in termini di territorio, un movimento come la Lega non avrà più bisogno di un Letta che media tra Berlusconi e la Chiesa o di un Pecchioli ‘ambasciatore’ del Pci presso la Santa Sede».
Allora le mosse di Umberto Bossi di questi giorni…
«No, no.
Insisto.
Non parlo dell’oggi.
Ma penso in prospettiva».
.in “Corriere della Sera” dell’8 settembre 2009 «Tra i vescovi idee diverse Per la Lega dialogo più facile» La frattura tra governo italiano e vertici della Santa Sede si ricomporrà presto.
Così come presto riprenderà il confronto su questioni etiche e scuole confessionali.
Parola di Giuseppe de Rita, sociologo cattolico, attento osservatore di ciò che accade nella Chiesa italiana, soprattutto nella sua base.

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