E se il voto di religione facesse media?

In questa estate non certamente avara di polemiche sulla scuola (dialetto, test di accesso ai docenti da fuori regione, “aiutino” agli alunni nelle prove di esame, libri di testo), la questione del potere di intervento dei docenti di religione nelle classi del triennio delle superiori non è ancora definitivamente risolta.
E tra pochi giorni ci saranno gli scrutini finali per i 220 mila studenti “rimandati” a settembre.
Come è noto, ai primi di agosto una sentenza del Tar del Lazio (n.
7076) ha ridimensionato la partecipazione dei docenti di religione agli scrutini finali, disponendo che essi non possono, alla pari degli altri docenti, concorrere alla determinazione dei crediti scolastici.
Dopo l’annuncio del ministro Gelmini di impugnativa della sentenza davanti al Consiglio di Stato per ottenerne l’annullamento, è arrivata la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, dopo un lungo percorso iniziato a marzo, del regolamento sulla valutazione degli alunni (dpr 122/2009), che ha riconfermato la disposizione annullata dal Tar.
C’è chi sostiene che il Regolamento è di rango superiore all’ordinanza annullata e, quindi, dovrebbe valere oltre gli effetti della sentenza che, a questo punto, molti ritengono di fatto annullata.
E lo ritiene, forse, anche lo stesso Ministero, visto che non si è avuta conferma della presentazione del ricorso.
Ma è proprio così? Non è forse opportuno un chiarimento immediato da parte del Miur per evitare che tra pochi giorni ogni consiglio di classe dia la propria “interpretazione autentica”, scegliendo tra la sentenza e il regolamento (con un solo risultato sicuro: aumento esponenziale del contenzioso giurisdizionale)? A parte questa urgenza, sembra però che a Viale Trastevere si stia studiando una soluzione alla radice del problema, che determinerebbe, questa volta sì, la piena e completa “pari dignità” del docente di RC (non solo riguardo al credito scolastico): l’introduzione del voto in decimi (anziché il giudizio) per la valutazione di questo particolare insegnamento, come per tutte le altre materie.
Con quale conseguenza? Che il voto di religione farebbe media a tutti gli effetti.
Questa soluzione è più di un’ipotesi di studio, tanto che , come riportato da “Avvenire”, è stato già richiesto un parere al Consiglio di Stato sulla sua percorribilità.
Non può sfuggire il peso che potrebbe avere una decisione del genere, specie in una fase così burrascosa dei rapporti tra le due sponde del Tevere, che potrebbe quindi essere utilizzata dal governo per ricucire i rapporti con le gerarchie cattoliche.
Con quali reazioni nella scuola?

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