Il mutamento di cui sto parlando ha un effetto soprattutto: quello di rendere progressivamente inattuale la vecchia distinzione antagonistica laici-cattolici.
Una lunga fase della storia italiana è stata percorsa da questo antagonismo.
Esso aveva il proprio epicentro nella periodica disputa circa la legislazione dello Stato in alcune materie «sensibili» (istruzione, matrimonio, ecc.), ma era per così dire tenuto sotto controllo dall’esistenza nel Paese di un’opinione assolutamente maggioritaria circa un punto decisivo: il riconoscimento dell’imprescindibile carattere istituzionale della Chiesa cattolica.
Cioè che questa, per svolgere la sua missione, ha bisogno di una totale e piena autonomia che in pratica solo la riconosciuta sovranità nei propri ambiti può assicurarle, nonché di adeguati strumenti (anche finanziari) di presenza e d’intervento nella società.
È da tale opinione diffusa che è discesa per tutti i decenni della prima Repubblica la pressoché unanime accettazione del Concordato come strumento regolativo dei rapporti tra Stato e Chiesa.
Alla cui base, difatti, non c’è una questione di oggettiva «libertà» della Chiesa (a tal fine basterebbe qualunque Costituzione democratica), ma la questione della sua «sovranità»: per cui essa si «sente» libera solo se in qualche modo è anche «sovrana».
Ciò che sta mutando (e venendo meno) è proprio la pressoché unanime accettazione di cui ora ho detto.
Sia tra i credenti che tra i non credenti va facendosi strada, infatti, l’idea che la Chiesa non debba possedere un carattere istituzionale di segno forte.
I primi lo pensano per il rinnovato sogno di una fede capace di vivere e di affermarsi nel mondo per la sola forza dello Spirito e della Parola; nonché per la sempre rinnovata paura di contaminare l’altezza dei «principi» con la miseria della «realtà».
Tra i secondi, invece, va diffondendosi la convinzione — fatta propria in precedenza da pochi laici doc — che una Chiesa istituzionalizzata e «sovrana», e dunque il Concordato che ne è il riconoscimento, non solo rappresentino un attentato all’eguaglianza dei cittadini e all’esercizio di una sfera dei diritti sempre più ampia e orientata soggettivisticamente, ma configurino altresì un’indebita presenza della religione nello spazio pubblico.
La distinzione si sta appunto spostando su questo piano: non più tra «laici» e «cattolici» ma tra chi è favorevole e chi è contrario al riconoscimento del carattere istituzionale della Chiesa e di un suo spazio sociale.
Il che comporta una completa dislocazione dei vecchi schieramenti: sicché così come credenti e non credenti possono tranquillamente trovarsi da una medesima parte contro la Chiesa ufficiale considerata « autoritario- temporalistica », egualmente sul versante opposto può avvenire lo stesso, considerando comunque la religione, anche i non credenti, un contributo prezioso all’identità collettiva e alla definizione dei valori di fondo della società.
Ernesto Galli della Loggia 30 agosto 2009 È certamente un fatto nuovo nel dopoguerra lo scontro al calor bianco che si registra in queste ore tra una parte delle alte gerarchie cattoliche e il centrodestra.
Non è certo un dato da sottovalutare, anche se è probabile che nel giro di qualche tempo esso sarà in un certo modo riassorbito, non convenendo una rottura a nessuna delle due parti in causa.
E allora emergerà in tutta evidenza un dato sostanziale: il mutamento dell’opinione pubblica circa i rapporti tra Chiesa e Stato e tutto ciò che essi significano e comprendono.
Si tratta di un mutamento di fondo.
Questa svolta dell’opinione pubblica comincerà a far sentire sempre di più il suo peso.
È certamente un fatto nuovo nel dopoguerra lo scontro al calor bianco che si registra in queste ore tra una parte delle alte gerarchie cattoliche e il centrodestra.
Non è certo un dato da sottovalutare, anche se è probabile che nel giro di qualche tempo esso sarà in un certo modo riassorbito, non convenendo una rottura a nessuna delle due parti in causa.
E allora emergerà in tutta evidenza un dato sostanziale: il mutamento dell’opinione pubblica circa i rapporti tra Chiesa e Stato e tutto ciò che essi significano e comprendono.
Si tratta di un mutamento di fondo.
Questa svolta dell’opinione pubblica comincerà a far sentire sempre di più il suo peso.
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