L’8 giugno 1809, a Piovà d’Asti, nasceva il servo di Dio cardinale Guglielmo Massaia.
Nel Bicentenario di tale evento, si stanno svolgendo varie iniziative per riproporre alla considerazione della gioventù d’oggi questa grande figura di missionario dei tempi moderni.
Con lo spirito di san Francesco d’Assisi, il Massaia obbedì alla voce del Papa Gregorio XVI, che gli proponeva un’attività apostolica immane in un territorio fino ad allora poco conosciuto.
Confidando nella Provvidenza Divina, egli accettò d’essere inviato in Etiopia, come vicario apostolico dei Galla.
Era, per lui, un mondo nuovo, ma, sorretto dalla fede dei santi, iniziò il suo eroico apostolato che doveva durare per ben 35 anni.
Si trattò di un’attività missionaria gigantesca, che ancor oggi continua a stupirci.
Era quindi giusto far nuovamente conoscere agli uomini d’oggi tale grande opera apostolica.
Con molta soddisfazione, ho quindi salutato l’iniziativa del noto studioso di storia della santità moderna, qual è monsignor Alessandro Pronzato, che ha voluto regalarci una nuova pubblicazione sul cardinale Massaia.
È un’opera che ho letto con profondo interesse, ammirando soprattutto lo sforzo nel sottolineare la santità di vita di questo importante apostolo dell’Africa.
In realtà, i numerosi scritti finora apparsi sulla figura di tale leggendario missionario abbondavano nel descrivere le sue caratteristiche di viaggiatore instancabile, di studioso della vita dei popoli, di buon samaritano verso tanti ammalati, di uomo dedito, secondo le circostanze, anche ai lavori più umili per aiutare quelle popolazioni.
Bene ha fatto il nostro biografo nell’insistere sull’anima del suo apostolato, su quel fuoco interiore d’amore per Cristo e per i fratelli, che sempre lo sospingeva sul suo doloroso cammino.
Scorrendo le pagine di tale libro, emerge chiaramente la santità eroica del cardinale Massaia, come ben leggiamo nella seconda parte della biografia: “Se questo non è un santo”! Del resto, la sua santità di vita era ben nota al Papa Leone XIII, il Papa che, nel Concistoro del 10 novembre 1884, aveva voluto esaltare tale intrepido missionario creandolo cardinale di Santa Romana Chiesa e che, poi, alla sua morte, il 6 agosto 1889, aveva esclamato, profondamente commosso: “È morto un santo!” Grande fu pure la fama di santità presso i suoi contemporanei.
Qui basterebbe ricordare come parlava di lui il suo grande amico, san Daniele Comboni, che conosceva a fondo il Massaia e con il quale collaborò nella ricerca delle vie migliori per l’apostolato missionario in terra africana.
Basterebbe leggere una lettera che il giovane Comboni scrisse da Parigi al rettore dell’istituto Mazza di Verona, il 22 marzo 1865, nella quale vi sono le seguenti espressioni: “Ho la consolazione di essere qui con un santo uomo, che mi ama come suo figlio e mi circonda di mille premure, e mi fa fino da infermiere.
Più che studio e che pratico con questo sant’uomo, più mi comparisce ammirabile…
Egli, uomo semplice come l’acqua, ma assai colto, menò la vita più santa, di cui so molti particolari”.
Circa la fama di santità di cui godeva in vita il nostro missionario cappuccino, basterebbe pure leggere la testimonianza di san Giustino De Jacobis, il noto sacerdote vincenziano, nominato vicario apostolico per l’Abissinia Superiore e ordinato vescovo dal medesimo cardinale Massaia.
Nei suoi scritti, il De Jacobis parla sovente del “santo prelato”, definendolo “uno dei più preziosi monumenti moderni alla carità apostolica”, e anche “il sant’Eusebio dei nostri giorni” – alludendo alle gravi sofferenze ed all’esilio che dovette subire il santo vescovo di Vercelli.
Felicemente, quindi, monsignor Pronzato ha voluto sottolineare la santità di vita del Massaia.
È stata una grata sorpresa anche per me leggere alcune pagine del libro che hanno il sapore dei Fioretti di san Francesco.
Già conoscevo parecchie testimonianze di altri contemporanei del Massaia.
Le aveva ben sintetizzate nel 2003 il cappuccino Antonino Rosso, noto studioso del cardinale Massaia, in un suo scritto dal titolo Evangelizzazione, promozione umana, fama di santità (Pinerolo, 2003).
Con la presente pubblicazione, monsignor Alessandro Pronzato ha contribuito magistralmente a presentarci la statura spirituale di questo grande uomo di Dio, quale fu il Massaia, sia come religioso cappuccino a Torino, che come vescovo missionario di Africa ed infine come cardinale di Santa Romana Chiesa.
Personalmente, poi, in quest’anno in cui commemoriamo i duecento anni dalla sua nascita, ho voluto rileggere le belle pagine delle memorie storiche redatte dal Massaia per ordine del Papa Leone XIII, e recanti il noto titolo: I miei trentacinque anni di Missione in Alta Etiopia (Roma-Milano, 1885-1895).
Ho voluto poi riflettere sugli scritti dei numerosi altri studiosi, di ieri e di oggi, e sono giunto alla stessa conclusione.
In passato, alla causa di canonizzazione del Massaia era forse nociuto che alcuni scrittori l’avessero piuttosto presentato come il viaggiatore, lo scopritore, l’etnologo, il poliglotta, il medico, il diplomatico che trattava con i responsabili dei cinque regni esistenti nel territorio affidatogli e che manteneva poi contatti con le potenze coloniali europee.
Gli studi recenti hanno però contribuito a porre in giusta luce la spiritualità del Massaia.
Non rimane perciò che esprimere il voto che presto possiamo anche venerare sugli altari questa grande figura di servo di Dio dei tempi moderni.
Si sono aperte a Piovà Massaia, in provincia d’Asti, con una messa presieduta dal decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano, le celebrazioni per ricordare i duecento anni dalla nascita del cardinale Guglielmo Massaia, grande missionario dell’Etiopia.
“Egli non ha voluto solo annunciare la Buona novella di Cristo con la sua vita e la sua parola – ha ricordato il porporato nell’omelia – ma ha consacrato tutta la sua esistenza a portare la luce del Vangelo anche nelle lontane terre africane”.
I suoi viaggi apostolici lo portarono, infatti, in molte regioni dell’Africa, anche al di fuori dell’Abissinia.
È ormai giunta al termine – ha ricordato poi il cardinale – l’indagine della Chiesa sulla vita e le opere di “questo grande apostolo dei tempi moderni”.
Sodano ha perciò auspicato che “la celebrazione del bicentenario della nascita del nostro grande cardinale ci spinga tutti a pregare perché presto sia anche riconosciuta dalla Chiesa la sua santità eroica”.
Una preghiera perché il Signore “attraverso anche qualche suo segno straordinario, quali sono i miracoli, voglia guidare la Chiesa a riconoscere presto la santità di questo suo figlio illustre”.
Numerosissime sono le iniziative in programma fino al prossimo autunno in tutta Italia per ricordare la figura di Massaia: convegni, incontri di preghiera, mostre, libri.
Pubblichiamo la prefazione del cardinale decano a un volume appena uscito (Alessandro Pronzato, Tanta strada sotto quei sandali…
Cardinale Guglielmo Massaia un santo dimenticato, Milano, Gribaudi, 2009, pagine 204, euro 13,50) che ne ripercorre l’itinerario umano e spirituale.
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