Uomini che odiano le donne

Uomini che odiano le donne è il primo film tratto dalla trilogia ‘Millennium’, i romanzi di Stieg Larsson, che hanno venduto oltre 8 milioni di copie in tutto il mondo.
Purtroppo, Larsson non è vissuto abbastanza per vedere il successo del suo lavoro, essendo morto all’improvviso nel 2004, poco dopo aver consegnato il manoscritto all’editore svedese.
La trama Quarant’anni fa Harriet Vanger è scomparsa da una riunione di famiglia sull’isola abitata dal potente clan dei Vanger, che ne sono anche i proprietari.
Benché il corpo della donna non sia mai stato ritrovato, lo zio è convinto che sia stata assassinata e che l’autore del delitto sia un membro della sua stessa famiglia – una gruppo disfunzionale ma i cui membri sono legati da vincoli molto stretti.
Per indagare sull’accaduto, lo zio assume il giornalista economico in crisi Mikael Blomkvist e la hacker tatuata e senza scrupoli Lisbeth Salander.
Dopo aver collegato la scomparsa di Harriet a una serie di grotteschi delitti avvenuti una quarantina d’anni prima, i due investigatori cominciano a dipanare una storia familiare oscura e sconvolgente.
Ma i Vanger sono gelosi dei loro segreti, e Blomkvist e Salander scopriranno che sono capaci di qualsiasi cosa pur di difenderli.
Scheda Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor, Svezia, 2009) Regia: Niels Arden Con: Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Lena Endre, Sven Bertil Taube Distribuzione: Bim Genere Thriller Durata: 152′ Data di uscita: 29-05-2009 » IL SITO UFFICIALE Il fenomeno ‘Millennium’ sembra destinato a diventare un fenomeno anche nelle sale italiane.
In quelle scandinave Uomini che odiano le donne, uscito il 27 febbraio scorso, è stato visto da oltre un milione e mezzo di spettatori con un incasso di 25 milioni di dollari.
I prossimi due episodi si chiameranno: La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta.
Stieg Larsson (1954-2004) è stato un giornalista, con una grandissima esperienza sulle organizzazioni anti-democratiche, della destra estremista e naziste, sulle quali veniva spesso consultato.
La serie ‘Millenium’ è un esordio straordinariamente brillante nel genere del giallo.
Nei tre romanzi, l’azione si svolge a partire dal 2003.
La forza principale di Larsson sta nel suo stile non artificioso, asciutto, privo di cliché.
La sua è una scrittura efficace, incisiva e professionale.
E non lascia mai niente di irrisolto.
Per quanto riguarda il film Michael Nyqvist è uno degli attori svedesi più amati, mentre per quanto riguarda Lisbeth Salander, si erano vagliati vari nomi prima di scegliere la ‘particolare’ Noomi Rapace.
Il regista, Niels Arden Oplev, ha affermato: “Molti mi hanno chiesto se mi sentivo onorato di essere stato scelto per dirigere Uomini che odiano le donne, la verità è che avevo sentito parlare dei libri ma non li avevo letti.
Poi mi ci sono messo di impegno e li ho trovati interessantissimi.
Quello che mi ha conquistato è che il romanzo non l’ho mai visto come un giallo, piuttosto come un film drammatico a sfondo poliziesco.
Volevo fare un film con emozioni potenti e una storia controversa e intrigante.
Era importante che conservasse lo spirito tagliente del libro, che avesse il coraggio di mostrare il lato oscuro della società.
Spero tanto di esserci riuscito!” Detective dell’odio nella Svezia più oscura  di  Luca Pellegrini Penetra a fondo nel bianco della neve svedese, che tutto copre e tutto nasconde, l’odio degli uomini per le donne, per chi arranca nella verità, l’odio per chi porta un nome ebraico, per chi è debole e solo, l’odio vorticoso e incontenibile nel quale sguazzano impuniti capitalisti farabutti, parenti corrotti, figli assassini, padri brutali, avvocati perversi.
No, non è la Svezia serena e democratica, efficiente e pulita che immaginiamo dalle cartoline turistiche e dall’idea di civiltà che da sempre abbiamo associata ai Paesi del Grande nord.
Harriet Vagner è scomparsa da quarant’anni, lo zio Henrik si dispera, Mikael Blomkvist indaga, Lisbeth Salander collabora a modo suo.
Per chi ha dimestichezza con i best seller, subito riconosce in questi nomi i protagonisti delle 676 pagine di intrighi e crudeltà, vendette e misteri, che Stieg Larsson ha sviluppato nel primo capitolo della sua trilogia Millennium (è il nome di un fittizio mensile politico-economico), caso letterario in cui l’artificioso marasma psicologico scaturisce probabilmente dalla realtà sperimentata dall’autore, la cui fine sembra lambire le sue stesse storie.
Dieci milioni di copie vendute nel mondo, lettori famelici che non spengono la luce nelle loro notti profonde pur di arrivare il prima possibile alla parola “fine” e naturalmente ora anche un film autarchico, tutto svedese o almeno nordico (per fortuna Hollywood se ne è tenuta, fino ad ora, alla larga), a cominciare dal giovane regista danese Niels Arden Oplev – che ha confessato non essere stato mai un lettore appassionato della trilogia e nemmeno molto interessato alle riprese, almeno fino al loro inizio, perché preso dalla scrittura di un film sui Testimoni di Geova – insieme alla lunga serie di bravi attori, tra i quali Michael Nyqvist e Noomi Rapace, i volti inquieti dei due amatissimi protagonisti.
I diritti, confessa il produttore Sören Staermose, sono stati acquistati nel 2005, dopo ardue trattative, comunque prima dell’esplosione del successo letterario che ha fatto schizzare le aspettative mondiali, i costi e ora, si spera, anche i guadagni, mentre i due successivi capitoli – La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta – sono già in fase di post produzione e in uscita sugli schermi rispettivamente il prossimo autunno e nella primavera del 2010.
Larsson, però, non può godersi questi inaspettati successi terreni: morto improvvisamente a cinquant’anni nel 2004 e con trecento pagine del quinto capitolo ambientato in Canada (dieci quelli progettati), testo depositato nel file del suo computer – non si sa ora a chi appartenga – e che probabilmente non si leggerà mai.
Non ci possiamo certo immaginare come sarebbero proseguite le indagini di questa spericolata e stranamente assortita “compagnia investigativa” che si inabissa nelle più oscure perversità dell’animo umano: la società contemporanea è crudele verso le donne – centomila casi di violenza sono stimati in Svezia ogni anno su appena nove milioni di abitanti – un odio che cresce in tenerissima età e si espande fino a quella più matura.
Poi, spiega il regista, si diramano ovunque rigagnoli di razzismo in superficie mentre sotto, ben nascosti, prosperano commercio di armi, di esseri umani e scandali finanziari.
Più che esplorare le radici di tanto odio, di tanto disprezzo, di tanto marciume che dalla Danimarca di Amleto è tracimato nella Svezia dei Nobel, romanzo e film esaltano i contrasti tra bene fragile e male agguerrito a fini puramente spettacolari, esasperano la drammaticità delle relazioni familiari del gruppo patriarcale dei Vagner marchiato dall’adesione al nazismo in tempi oscuri e non lontani e da un fanatismo religioso che fa da collante logico agli spaventosi delitti, parlano in ogni momento di emozioni vere e di peccati gravi.
Tipica letteratura d’evasione, dunque, scritta però con sapida attrazione e fedele trasposizione cinematografica – oltre due milioni e mezzo di spettatori in Scandinavia – che non altera troppo la struttura narrativa, condensa molto bene le diverse tensioni e paure, non evita certo il raccapriccio di alcune scene che vanno prese e maneggiate con estrema cura.
Nessuno è esente dalla debolezza del cuore, del sesso, dell’egoismo, dell’avidità, nella Svezia delle parole di Larsson e delle immagini di Oplev.
Tutti sono sull’orlo dell’abisso: quassù si cammina in una penombra incerta e ingannevole, laggiù si precipita senza salvezza e senza assoluzione.
Il personaggio di Lisbeth – non ci si aspetti un eroina da fumetto, ma una hacker quasi anoressica, a tratti sgradevole, che sa muoversi come Diabolik e pensare come Sherlock Holmes – è l’icona della donna fragile, vulnerabile.
“Lisbeth è una vittima che rifiuta di essere vittima non si adatta mai, non si autocommisera.
Combatte per la sua sopravvivenza, si ribella, trova sempre il modo di risorgere con un’energia che affascina.
Assapora, quando possibile, la vendetta.
Potrebbe sembrare un bene: lo è nel romanzo, ma nella realtà non credo – dice Noomi, l’attrice che la interpreta – che la sua reazione sia giusta.
Ciò che è giusto sarebbe essere giudicati tutti allo stesso modo in un mondo di pari diritti, che però non ha visto ancora la luce”.
Nel crepuscolo che avvolge l’isola di Hedeby teatro di tante efferatezze, gli uomini continuano ad odiare, le donne a subire e non si capisce bene che fine abbiano fatto pietà, misericordia, onore, giustizia.
Per il film può andar bene così, per la vita sarebbe una catastrofe.
(©L’Osservatore Romano – 29 maggio 2009)

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