Pubblichiamo uno stralcio dell’introduzione del preside della Pontificia Facoltà Teologica Marianum, direttore generale dell’opera.
Se è vero che una Storia della mariologia deve contribuire anche allo studio mariologico e mariano, il progresso e gli approfondimenti epistemologici e metodologici che questo studio ha registrato prima e soprattutto dopo l’evento del concilio Vaticano ii, hanno indubbiamente qualificato l’orizzonte dei criteri guida per fare una storia della mariologia, per orientare e delineare le sue caratteristiche, per porre quelle domande di fondo che pur soggettivizzando il fare storia, siano tali da non relativizzare una “oggettività” del passato.
Continuo è stato il confronto con quelle testimonianze, quelle fonti in nostro possesso che significano e costituiscono il tramite basilare della nostra conoscenza di una realtà in sé non più percepibile, ma per molti aspetti comunicabile e interpretabile.
Un primo orientamento è suggerito dal riconosciuto intrinseco legame che la Madre di Gesù ha con la storia della salvezza, tanto che alcuni teologi ritengono la figura della Vergine “chiave del mistero cristiano”, “icona del Mistero”, “microstoria della salvezza”, “modello rivelatore”.
Il riferimento costitutivo a Cristo di Maria di Nazaret, rinvia il raccontare e l’interpretare di come di lei si è raccontato e vissuto, alle fonti della rivelazione attestata nelle Scritture e alla crescente comprensione della relativa Tradizione, “tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro (cfr.
Luca, 2, 19-51), sia con l’esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità” (Dei Verbum, 8).
Un secondo orientamento, consequenziale al primo, si fonda sulla consapevolezza di dover considerare il “detto” su Maria e il vissuto che a lei si riferisce, nella contestualità del mistero di Cristo e della Chiesa, cosicché il fare storia mariologica non sia un ripiegamento a-temporale e disincarnato sulla figura di Maria, ma una lettura interpretativa calata nelle varie epoche e nei singoli momenti storici in cui maturano e si esplicitano, a opera degli autori, i contenuti mariologici e più ampiamente le forme e le pratiche della pietà mariana.
Senza tralasciare sia le concezioni antropologiche soggiacenti, sia gli schemi rappresentativi, sia il sistema dei valori e dei significati, a cui si fa riferimento.
L’approccio culturale è approccio necessario e disincantato.
Necessario perché facilita la comprensione di quanto Maria e la sua immagine sia riconducibile alla invariabilità dei contenuti di fede e quanto sia frutto di una elaborazione teologica influenzata da tempi e contesti di variabili culturali.
Disincantato, perché non teme, oltre la fede e le pratiche della fede in atto, di componenti o aspetti compositi di arcaicità culturale, di influenza espressiva non pertinente, non esclusi aspetti fantasiosi.
La stessa Esortazione apostolica Marialis cultus (2-2-1994) di Papa Paolo VI indirizza efficacemente all’approccio culturale per comprendere la figura e la missione di Maria anche per superare quelle difficoltà di comprensione dovute a trasmissioni letterarie o popolari segnate da categorie e raffigurazioni troppo condizionate dalla cultura in cui sono emerse.
In essa si afferma che: “La Chiesa, quando considera la lunga storia della pietà mariana, si rallegra constatando la continuità del fatto culturale, ma non si lega agli schemi rappresentativi delle varie epoche culturali né alle particolari concezioni antropologiche che stanno alla loro base, e comprende come talune espressioni di culto, perfettamente valide in se stesse, siano meno adatte a uomini che appartengono a epoche e civiltà diverse” (n.
36).
Alla luce di questi orientamenti si comprendono i consequenziali criteri che emergono dalla organicità dei contributi dei volumi.
Se Maria è comprensibile come luogo in cui il nexus mysteriorum si evidenzia peculiarmente e se a questo concorrono molteplici e vari fattori culturali, soltanto col dare ampi orizzonti, anche geograficamente intesi, alla raccolta e descrizione e interpretazione del “teologare” su Maria, è possibile offrire una visione di comprensione plausibile.
Così si transita dall’Oriente all’Occidente, con particolare attenzione all’Occidente europeo; dai luoghi segnati dalla presenza della Chiesa cattolica a quelli della Chiesa ortodossa, della Comunione anglicana e della Riforma; ai vari continenti dove è possibile mettere insieme fonti e documentazione pertinenti.
Il transitare geografico, edotti dall’approfondimento dello studio sulle mentalità che si sviluppano in quei luoghi, ha impegnato a rapportarsi in modo appropriato alla storia della Chiesa, alla storia della politica e degli Stati, anche se, non sempre i risultati acquisiti sono di spessore o esaurienti.
La lettura spazio-temporale impegna o coinvolge anche quelle discipline che concorrono a configurare una riflessione teologica, non soltanto basata sulla reperibilità delle fonti classiche del teologare.
Da qui risulta necessario ricorrere alla teologia liturgica e alla storia della liturgia e della pietà, ma anche alla spiritualità propria dei movimenti spirituali che qualificano più luoghi e più epoche, alla letteratura, all’iconografia e all’arte nelle sue manifestazioni più diverse.
La Storia della mariologia è opera interdisciplinare che ha voluto correre il rischio della frammentazione e della parcellizzazione dei saperi.
D’altra parte la compresenza di diversi livelli nella realtà spazio-temporale obbliga a tenere dialetticamente la lettura dinamica e quella sincronica, una storia quantitativa e quella qualitativa, una macro-storia e una micro-storia pur intese in senso lato.
di Silvano M.
Maggiani (©L’Osservatore Romano – 23 gennaio 2009) E.
DAL COVOLO – A.
SERRA, Storia della Mariologia 1.
Dal modello biblico al modello letterario. Città Nuova, Roma, 2009, pp. 1032, EAN : 9788831192934, Euro 90 È appena uscito il primo volume di Storia della Mariologia (Roma, Città Nuova, 2008, pagine 1032, euro 90) curato da Enrico dal Covolo e Aristide Serra che ha come titolo Dal modello biblico al modello letterario.
Seguiranno il secondo: Dal modello letterario europe0 al modello manualistico a cura di Emanuele Boaga e Luigi Gambero; e il terzo: Dal modello neo-ortodosso al modello africano a cura di Stefano De Fiores e Fabrizio M.
Bosin.
Il primo volume si caratterizza per l’amplissimo materiale documentaristico e interpretativo che spazia geograficamente dal Medio Oriente ai Paesi di più antica cristianità orientale e occidentale, dalle origini al xv secolo.
Storia della mariologia intende offrire una panoramica storica della riflessione fondamentalmente teologica sulla missione e la persona di Maria di Nazaret.
Si tratta di una prospettiva teologica profondamente calata nelle varie epoche e nei singoli momenti storici.
L’intento, infatti, è quello di descrivere e interpretare la mariologia e la pietà mariana delle varie epoche e dei vari autori illustrandone sia le concezioni antropologiche sia gli schemi rappresentativi sia il sistema di valori e significati a cui fanno riferimento.
A tal fine l’approccio dell’opera è interdisciplinare, per cui, pur essendo di natura essenzialmente teologica, si arricchisce del contributo di altre discipline quali l’iconografia, lo studio dei movimenti spirituali, la letteratura, la liturgia, la pastorale… Un’opera di ampi orizzonti, che tiene conto cioè del “teologare” su Maria in Oriente e in Occidente; nella Chiesa cattolica, nella Chiesa ortodossa, nella Comunione anglicana, nelle Chiese della Riforma, nei vari continenti.
Elaborata prevalentemente da studiosi italiani, la Storia della mariologia si avvale del contributo di studiosi di altre aree geografiche e linguistiche.
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