Il modello elaborato dalla commissione De Toni, confermata dal ministro Gelmini, si fondava su una netta distinzione di identità e ruolo tra gli istituti tecnici – tutti confermati nei loro indirizzi fondamentali – e quelli professionali, drasticamente sfrondati nel numero (sei in tutto) e soprattutto relegati a compiti di tipo marcatamente operativo, quasi “serventi” nei confronti dei compiti riservati ai diplomati degli istituti tecnici nelle macroaree professionali individuate.
La nuova bozza di regolamento conferma in pieno questa impostazione, che prevede una forte flessibilità dei piani di studio degli IP (dal 25% del primo biennio al 40% del quinto anno), in funzione delle caratteristiche del territorio, e definisce in termini spesso generici – probabilmente per la stessa ragione – il contenuto dei vari laboratori e tecnologie.
In questo modo la futura IP si troverà a svolgere essenzialmente un “ruolo integrativo e complementare rispetto al sistema di istruzione e formazione professionale”, come si afferma nella bozza, e potrà rilasciare qualifiche (al terzo anno) e diplomi (al quarto) in regime di sussidiarietà, “sulla base di specifici accordi stipulati dal MIUR e le singole Regioni”.
In questa prospettiva si colloca l’accordo stipulato con la Lombardia, con la sottoscrizione di una formale Intesa, operativa già dal 2009-2010.
Se il modello lombardo, per ora sperimentale, si consoliderà e si estenderà, nascerà in Italia sull’anomalo asse Prodi-Berlusconi (Fioroni-Gelmini), che ha scolarizzato e centralizzato l’istruzione professionale, il sistema di istruzione e formazione di competenza esclusiva delle Regioni, alternativo ai licei, che la Moratti aveva teorizzato, ma non realizzato.
——————————————————————————– TuttoscuolaFOCUS domenica 26 aprile 2009 Dopo una prima versione di cui si era avuta notizia alla fine dell’anno scorso, mai ufficializzata dal Ministero, torna ora a circolare una bozza di regolamento per gli Istituti professionali, anch’essa ufficiosa.
L’impostazione del regolamento è rimasta la stessa, e discende dal modello messo a punto dalla commissione De Toni, istituita a suo tempo dal governo Prodi nell’ambito delle procedure di attuazione della legge n.
40/2007 (Bersani), il cui art.
13 aveva provveduto a sopprimere i licei tecnologico ed economico della riforma Moratti e a ripristinare gli istituti tecnici e quelli professionali.
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