L’ultima giornata umbra del Capitolo – che da mercoledì 15 ha portato ad Assisi circa duemila tra religiose e religiosi in rappresentanza della Famiglia francescana – è trascorsa nel segno del digiuno, della penitenza e del rinnovo della fedeltà al mandato di san Francesco.
Nella mattinata i partecipanti al Capitolo hanno letteralmente invaso Assisi per un silenzioso pellegrinaggio individuale nei diversi luoghi del santo.
Successivamente, nel pomeriggio, è partita dal piazzale della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli la processione penitenziale che ha raggiunto la tomba di san Francesco, nella Basilica Inferiore.
Qui i ministri generali dei quattro ordini francescani – frati minori, minori conventuali, minori cappuccini, terz’Ordine regolare – hanno consegnato a tutti i frati una copia della Regola di san Francesco.
Il Capitolo internazionale delle stuoie è stato convocato infatti proprio a ricordo degli ottocento anni dell’approvazione “orale”, da parte di Papa Innocenzo iii, della prima regola del santo d’Assisi.
L’importanza e l’attualità della regola francescana sono state ribadite dal cardinale Hummes nel corso della messa celebrata nel piazzale della Basilica Inferiore.
Il porporato ha indicato e riassunto i punti essenziali del carisma francescano: “il rinnovamento, l’apostolica missionarietà, l’amore alla povertà e ai poveri, la fraternità francescana e la comunione con la Chiesa”.
Binari lungo i quali oggi, come ai tempi di Francesco, deve snodarsi la presenza francescana.
“Il Papa ripete sempre – ha osservato il cardinale – che bisogna riprendere con urgenza e determinazione il lavoro missionario, nel senso stretto della parola, non soltanto ad gentes, che continua a essere importantissimo, ma anche all’interno dello stesso gregge già costituito della Chiesa, ossia tra i battezzati che si sono allontanati per tanti motivi o mai sono stati veramente evangelizzati, perché nessuno li ha portati a fare un vero incontro con il Signore risorto”.
Hummes si è poi soffermato soprattutto sul valore della povertà.
“Vivere la povertà evangelica – ha affermato – in una società sempre più affascinata e schiavizzata dal denaro, e vivere l’amore e la solidarietà verso i poveri, verso ogni singolo povero, dev’essere una delle principali e più significative contribuzioni dei frati francescani alla testimonianza della Chiesa nel mondo attuale.
La povertà e l’esclusione sociale di centinaia di milioni di persone, di interi popoli, sono piaghe crescenti oggi e cresceranno ancora di più nell’attuale crisi economica, con la crescita angosciante della disoccupazione nel mondo del lavoro”.
Quello della testimonianza è stato il tema centrale anche degli interventi proposti nel corso del Capitolo da tre francescani che in passato hanno ricoperto l’incarico di ministro generale.
Per padre Giacomi Bini, dei frati minori, “è tempo di risvegliare una nuova coscienza missionaria ancorata in una fede più vissuta e una vocazione evangelica più autentica, più appassionata.
E più i valori sono chiari e forti più si creano e s’inventano nuove forme d’evangelizzazione e d’incontro”.
Per l’arcivescovo Agostino Gardin, ex ministro generale dei minori conventuali e oggi segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, “probabilmente vi è ancora qualcosa da riscoprire e di cui riappropriarci nella nostra ricerca di come essere francescani oggi, proprio in relazione alla minorità.
Perché oggi, in particolare, ho l’impressione che uno stile mite, non arrogante, discreto, paziente, capace di ascolto e di riflessione, propositivo, privo di facili giudizi, remissivo farebbe bene non solo alla vita interna delle nostre comunità, ma alla stessa Chiesa e al suo porsi nel mondo”.
Il vescovo di Nelson, in Canada, monsignor John Corriveau, già ministro generale dei cappuccini, ha aggiunto che “il mondo secolarizzato nel quale viviamo crede che la propria tecnologia contenga in sé tutto ciò che è necessario per il progresso e la liberazione dell’umanità”, ma “la tecnologia fallisce di fronte all’avarizia e alla prepotenza dell’uomo”.
(©L’Osservatore Romano – 19 aprile 2009) La scelta della povertà resta uno dei principali contributi che il mondo francescano può offrire alla testimonianza della Chiesa nel mondo d’oggi.
Con questa sottolineatura del cardinale Cláudio Hummes, o.f.m., prefetto della Congregazione per il Clero, si sono concluse ieri le giornate umbre del Capitolo internazionale delle stuoie.
Raduno che ha vissuto nella mattina di sabato 18 il suo alto momento e conclusivo con il trasferimento nella capitale e l’udienza a Castel Gandolfo con Benedetto XVI (di cui riferiamo in altra parte del giornale, ndr).
Nel pomeriggio poi, a Castel Porziano, una delegazione di venticinque responsabili mondiali dei diversi ordini francescani ha incontrato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al quale è stata consegnata una copia della lettera che, otto secoli fa, Francesco d’Assisi, indirizzò ai “Reggitori dei popoli”.
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