Narrare la fede… coi gialli /2

“Ridere ci avvicina alla grazia di Dio” (Karl Barth) I Simpson fanno ridere, sono sarcastici, spesso irriverenti, talvolta cinici: si potrebbe quindi avere il dubbio che sia un rischio proporli nel nostro gruppo in parrocchia.
Certo, il buonsenso ci fa sottolineare una doverosa verità: i Simpson non sono un cartone animato per bambini, in quanto i vari tipi di comicità presenti potrebbero risultare per lo più incomprensibili o addirittura urtare la sensibilità dei più piccoli.
Ma un giovane delle superiori possiede già diverse chiavi con cui poter affrontare una rilettura di certe battute e, forte della comicità –spesso contorta– di altri programmi che già segue, possiede gli strumenti per cogliere le sfumature più sottili e ha l’esperienza per carpire certi riferimenti e allusioni, andando oltre la semplice gag.
Inoltre, al di là di quello che comunemente si pensa, la volgarità non è così frequente in questa serie animata e anche per quanto concerne il turpiloquio, solamente in alcune (pochissime) puntate c’è qualche parola che va oltre le righe.
Nei Simpson c’è una satira molto stratificata: si va dalla semplice scenetta con “botta e risposta”, alle parodie di altre serie tv o programmi (alcune a dire il vero per noi incomprensibili, in quanto riferite al palinsesto statunitense), ci sono le allusioni alla cultura alta come a quella popolare e poi doppi sensi, umorismo autoreferenziale, battute che più che ridere fanno sorridere e pensare…
 tutte comicità che accendono la mente degli spettatori e che riescono a sintonizzarsi molto bene col linguaggio dei giovani (anch’esso oggi fatto di riferimenti, battute, allusioni…).
E poi spesso una battuta resta molto più impressa nella mente di qualsiasi discorso “serio”: se si ride si sta bene e si sta bene e più facile ascoltare, dialogare, aprirsi.
  Allora simpsonizziamoci e parliamo di fede In realtà l’idea di utilizzare questo cartone animato come strumento per parlare di Dio non è nuova: su internet –e non solo– se ne sta discutendo già da diverso tempo e vi sono accreditati sostenitori della tesi che dietro i Simpson ci sia una vera e propria teologia, ossia un modo di condurre l’argomento “Dio e gli uomini” con una serie di tecniche e linguaggi propri del pubblico che li sta osservando.
Questo cartoon ha una valida struttura portante che merita di essere ripresa per qualche riflessione: a riprova di questo fatto abbiamo diversi testi usciti in questi ultimi anni nelle librerie, come “Da Bart a Barth: per una teologia all’altezza dei Simpson” di Brunetto Salvarani, ma anche “I Simpson e la filosofia”, traduzione di un testo pubblicato negli States.
                                          Qualche consiglio su come poter utilizzare questo strumento:     Guardiamoci innanzitutto la puntata (20 minuti) per conto nostro: non da subito con gli occhi dell’educatore che deve riproporla ai ragazzi; inizialmente godiamocela per quello che è…
poi ne trarremo le conclusioni e penseremo a come proporla, come giocarla per poi ricavarne eventualmente un’attività.
  Ci sono delle affinità di pensiero/comportamento tra alcuni dei personaggi della puntata e i nostri giovani?   Un’attività semplice e lineare è quella di proporre la puntata (o lo stralcio di puntata) e, al termine, avviare una discussione nel gruppo.
  Ma si potrebbe anche partire dal brano del Vangelo o da una “situazione tipo” e chiedersi come avrebbero commentato la scena i vari Simpson se si fossero trovati a passare di là.
(Un Homer come avrebbe reagito all’invito di Gesù di gettare le reti e seguirlo)? Questo naturalmente richiede una buona conoscenza della serie tv da parte dei ragazzi e degli animatori.
  Tutti i “d’oh!” che ci frullano in testa.
Pensiamo al nostro rapporto con Dio, al cammino di fede, alle incoerenze, alle cadute di un Pietro che rinnega il maestro dopo averlo tanto osannato…
Diamo ai ragazzi una serie di fumetti con la scritta “d’oh!” e chiediamo loro di scrivere sul retro situazioni di contraddizione che hanno sperimentato su sé stessi nel contesto della fede.
  Affrontiamo i temi e gli stati d’animo che emergono da un brano del Vangelo chiedendo ai ragazzi se trovano dei riscontri in una puntata del cartone animato.
            Bibliografia:   –          Irwin William H., Conard Mark T.
e Skoble Aeon J.
, “I Simpson e la filosofia”, Isbn Edizioni, 2005.
  –          Salvarani Brunetto, “Da Bart a Barth.
Per una teologia all’altezza dei Simpson”, Claudiana (collana “Nostro tempo”), 2008.
  –          Salvarani Brunetto, “Dio, Homer e la ciambella”, rivista Jesus, Anno XXX, num.
2, febbraio 2008.
  –          www.thesimpson.it       Qualche consiglio su come poter utilizzare questo strumento:   Guardiamoci innanzitutto la puntata (20 minuti) per conto nostro: non da subito con gli occhi dell’educatore che deve riproporla ai ragazzi; inizialmente godiamocela per quello che è…
poi ne trarremo le conclusioni e penseremo a come proporla, come giocarla per poi ricavarne eventualmente un’attività.
    Ci sono delle affinità di pensiero/comportamento tra alcuni dei personaggi della puntata e i nostri giovani?     Un’attività semplice e lineare è quella di proporre la puntata (o lo stralcio di puntata) e, al termine, avviare una discussione nel gruppo.
    Ma si potrebbe anche partire dal brano del Vangelo o da una “situazione tipo” e chiedersi come avrebbero commentato la scena i vari Simpson se si fossero trovati a passare di là.
(Un Homer come avrebbe reagito all’invito di Gesù di gettare le reti e seguirlo)? Questo naturalmente richiede una buona conoscenza della serie tv da parte dei ragazzi e degli animatori.
    Tutti i “d’oh!” che ci frullano in testa.
Pensiamo al nostro rapporto con Dio, al cammino di fede, alle incoerenze, alle cadute di un Pietro che rinnega il maestro dopo averlo tanto osannato…
Diamo ai ragazzi una serie di fumetti con la scritta “d’oh!” e chiediamo loro di scrivere sul retro situazioni di contraddizione che hanno sperimentato su sé stessi nel contesto della fede.
    Affrontiamo i temi e gli stati d’animo che emergono da un brano del Vangelo chiedendo ai ragazzi se trovano dei riscontri in una puntata del cartone animato.
      Allora simpsonizziamoci e parliamo di fede In realtà l’idea di utilizzare questo cartone animato come strumento per parlare di Dio non è nuova: su internet –e non solo– se ne sta discutendo già da diverso tempo e vi sono accreditati sostenitori della tesi che dietro i Simpson ci sia una vera e propria teologia, ossia un modo di condurre l’argomento “Dio e gli uomini” con una serie di tecniche e linguaggi propri del pubblico che li sta osservando.
Questo cartoon ha una valida struttura portante che merita di essere ripresa per qualche riflessione: a riprova di questo fatto abbiamo diversi testi usciti in questi ultimi anni nelle librerie, come “Da Bart a Barth: per una teologia all’altezza dei Simpson” di Brunetto Salvarani, ma anche “I Simpson e la filosofia”, traduzione di un testo pubblicato negli States.
    Bibliografia:   –          Irwin William H., Conard Mark T.
e Skoble Aeon J.
, “I Simpson e la filosofia”, Isbn Edizioni, 2005.
  –          Salvarani Brunetto, “Da Bart a Barth.
Per una teologia all’altezza dei Simpson”, Claudiana (collana “Nostro tempo”), 2008.
  –          Salvarani Brunetto, “Dio, Homer e la ciambella”, rivista Jesus, Anno XXX, num.
2, febbraio 2008.
  –          www.thesimpson.it

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