Classe prima – Aprile

Seconda fase dell’attività a) L’insegnante propone agli allievi le seguenti attività, seguite dal confronto tra loro e dalle sue conclusioni.
– Confronta le “visioni di Dio” ebraica e islamica: quali sono gli aspetti comuni e quali le divergenze? – Leggi i brani biblici della “storia dei Patriarchi” riguardanti: · la chiamata di Abramo (Gn 12,1-9) e il suo incontro con gli angeli (Gn 18,1-10); · la “ scala” e la “lotta con l’angelo” di Giacobbe (Gn 28,10-12; Gn 32,23-29); · la storia di Giuseppe (Gn 41).
Rispondi.
Quali comportamenti di Dio corrispondono a quelli evidenziati nel primo testo-guida? Per l’inserimento dell’argomento in Unità di Apprendimento articolate, vedere Tiziana Chiamberlando, Sentinelle del Mattino, SEI, Volume per il biennio e Guida.
Unità di Lavoro di approfondimento storico-biblico-teologico Prima parte OSA di riferimento Conoscenze – Ricerca umana e Rivelazione di Dio nella storia: il cristianesimo a confronto con l’ebraismo e le altre religioni.
– Il libro della Bibbia, documento storico-culturale e Parola di Dio.
Abilità – Evidenziare gli elementi specifici della dottrina, del culto e dell’etica delle altre religioni, in particolare dell’ebraismo e dell’islam.
– Individuare il messaggio centrale di alcuni testi biblici, utilizzando informazioni storico-letterarie e seguendo metodi diversi di lettura.
– Riconoscere le caratteristiche della salvezza attuata da Gesù in rapporto ai bisogni e alle attese dell’uomo.
Obiettivi Formativi ipotizzabili Conoscenze e abilità – Conoscere e saper descrivere “il volto di Dio” secondo ebrei, musulmani e cristiani, evidenziando aspetti comuni ed eventuali divergenze.
– Individuare il messaggio centrale di testi biblici inerenti l’argomento trattato.
Competenze di riferimento dell’allievo in prospettiva triennale – Possedere essenziali conoscenze bibliche, storiche e dottrinali inerenti il cristianesimo, soprattutto sulla base della tradizione cattolica.
– Sapersi esprimere nell’ambito del linguaggio specifico.
– Saper cogliere i messaggi fondamentali di passi biblici basilari.
1) Il Dio di Israele: nessuno come Lui Ai tempi dell’Antica Alleanza tra Dio e uomo narrata nell’Antico Testamento, gli ebrei, circondati da popoli politeisti e dediti alla magia, cominciarono a credere, a partire dall’epoca dei Patriarchi, in un Dio che si rivelò unico, Onnipotente, presente nella vita della comunità e degli individui…
senza paragoni presso le antiche civiltà.
In quali modi descriverlo? Gli israeliti non avrebbero potuto descrivere Dio con concetti astratti, assenti nella loro forma mentale; non pretesero di capirne la sostanza, “di cosa fosse fatto”: ne compresero i comportamenti.
Come si conosce un musicista dalle composizioni, conobbero e definirono Dio considerando soprattutto i risultati del suo agire nell’esistenza umana.
– Il Dio di Israele è invisibile: qualsiasi tentativo di raffigurarlo sarebbe per gli ebrei una “riduzione” che lo renderebbe simile agli antichi idoli del politeismo.
– È soprannaturale: al di sopra della natura, suo creatore, non parte di essa.
Dio può essere paragonato a forze naturali in modo soltanto simbolico: «Il Signore, vostro Dio, è come un fuoco che divora….» (Dt 4,24) – È il Dio dell’Alleanza e della Salvezza, un Dio-persona con un’identità precisa, con cui è possibile comunicare; si relaziona attraverso le promesse mantenute, rivela gradualmente all’uomo il proprio volto e il senso della vita attraverso parole profetiche ed eventi.
A partire dall’epoca dei Patriarchi, con Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe Dio si rivela all’uomo (Egli “parla”), si fa conoscere essenzialmente come Colui che chiama all’esistenza e al rapporto con Lui per amore, che desidera un’Alleanza in cui mette in gioco il desiderio di “salvare” l’uomo, proponendo obiettivi da raggiungere all’interno di un grande Progetto, partendo dal piccolo popolo ebraico (dono del figlio ad Abramo, della patria al popolo).
In cambio, Egli chiede la fede-fiducia totale, l’accettazione della sua volontà di bene.
Già nell’Alleanza con Adamo è simboleggiato il suo chiamare ogni singolo essere umano alla vita, alla somiglianza con Lui (Gn 2,5-7)…
Al Sinai, con Mosé, nell’Alleanza Egli mette in gioco il dono di nuove vie, quelle del Decalogo, per rivoluzionare il rapporto con se stessi, gli altri, Lui…
La Legge riflette le qualità di Dio: santità, giustizia, bontà.
– È un Dio-Provvidenza per l’intera umanità.
I termini consegnati a Mosé, “Io sono” e “Io sono Colui che è”, indicano un Dio immutabile e fedele, sempre attivo nel sostenere gli uomini (Es 9,1-15).
«Ti proteggerò dovunque andrai», dice Dio a Giacobbe.
Liberati dalla schiavitù d’Egitto, gli israeliti vengono dissetati, nutriti e continuamente salvati durante il loro peregrinare in terre selvagge…
Nonostante i loro tradimenti dell’Alleanza, Dio si comporta come un Genitore che non abbandona il figlio scapestrato, come lo sposo fedele del profeta Osea, che perdona le infedeltà…
Gli stanno a cuore le vicende e le esigenze del popolo e degli individui, uno per uno.
«Sei stato un rifugio per il debole, un sostegno per il povero nell’angoscia, un riparo contro la tempesta, un’ombra contro il calore infuocato del giorno» (Is 25,4).
Scelti da Dio per primi, gli ebrei talvolta non si accorsero dell’ampiezza del suo progetto: se ne accorsero i Profeti, che parlarono di Lui come del Dio di tutti gli uomini.
– È un Dio grande ed è la forza e la perfezione del bene e della giustizia.
All’epoca di Davide e Salomone, un nuovo senso della grandezza di Dio traspare dal tempio e dalla liturgia, soprattutto nei Salmi: Egli è “il Dio potente” e ciò viene proclamato con esultanza: «Il Signore è re! Terra, rallegrati! Gioite, o isole dei mari!» La grandezza dei re terreni è vista come un pallido riflesso della sua grandezza.
Il suo potere è inteso, nei Salmi, come un’immensa forza di bene: Egli “è” Bene, “è” Verità.
– È il Dio del cammino: conduce la storia dei singoli e delle comunità a un risultato di salvezza, proponendo un percorso.
– È un Dio che affida missioni a individui e gruppi, che “lavora con l’uomo”.
– È un Dio educatore, talvolta severo nel consentire prove e difficoltà come mezzi per maturare (per esempio, l’esilio di cinquant’anni in Babilonia…) e per scoprire i valori autentici.
Con il tempo e l’evoluzione del pensiero, gli ebrei avrebbero considerato in quest’ottica anche le punizioni e le sconfitte subite dai loro nemici, abbandonando l’idea di un Dio vendicatore alla maniera umana: pensiamo alle “dieci piaghe d’Egitto”…
Nell’attuale ebraismo, l’uomo di fede si sente…
nella stessa situazione di Abramo: è in ascolto dell’Unico Dio e vive nella speranza di un definitivo trionfo della giustizia e della pace, legato soprattutto alla venuta di un Messia: gli ebrei non hanno riconosciuto Gesù come tale e lo aspettano ancora.
Prima fase dell’attività L’insegnante presenta i “testi-guida” riguardanti l’Antico Testamento e il pensiero islamico.
2) Dio nell’islam «In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso…» La parola “Allah” è il riflesso dell’unico concetto che l’islam associ a Dio.
È un termine indeclinabile, senza plurale o genere, inapplicabile a qualsiasi altra entità.
Per un musulmano, Allah è l’Onnipotente, il Creatore e il Sostenitore dell’universo, niente è simile a Lui e nessuno è paragonabile a Lui: nei 114 capitoli del Corano, viene anche continuamente ricordata la sua misericordia.
In uno dei detti del profeta Maometto, si dice: «Dio è più misericordioso verso i suoi servitori di una madre verso l’amato figlio».
Tuttavia, Dio è anche il Giusto: nella vita dopo la morte, i peccatori devono avere la punizione che spetta loro e i virtuosi la legittima ricompensa, in seguito a un inflessibile giudizio di Allah.
– Dio è eterno, autosufficiente, Colui che “si prende cura”.
«Non c’è animale sulla terra, cui Allah non provveda il cibo: Egli riconosce la sua tana e il suo rifugio, perché tutto è scritto nel Libro chiarissimo» (Corano 11,6).
La natura del Creatore deve essere diversa da quella della creatura; nulla è simile a Lui.
Oltre a creare, Dio “conserva” ciò che crea.
– Dio vuole «la fede del cuore, dimostrata negli atti» (Maometto); vuole la gratitudine, che è la migliore forma dell’adorazione.
Abramo è un esempio perfetto di fedele che seppe abbandonarsi alla volontà di Dio.
Per quanto riguarda Gesù, i musulmani affermano, in contrasto con il cristianesimo, che Dio «non ha generato»: essi rifiutano il concetto di “Trinità”, ritenendolo in contraddizione con una visione religiosa monoteista.
Tuttavia, ritengono Gesù il più grande profeta escluso Maometto; la Vergine Maria è onorata come la Benedetta e rappresenta un modello di comportamento per le persone di fede.
L’islam accetta l’annunciazione angelica e la nascita miracolosa di Gesù; i musulmani ritengono i suoi miracoli reali e voluti da Dio e ritengono ispirata la sua predicazione; non lo accettano come Figlio di Dio, Dio e Uomo, né accettano la resurrezione: ritengono addirittura che un altro uomo sia morto sulla croce al posto di Gesù.

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