1) Per Bartolomeo Una ragazza energica e generosa Lia Varesio nasce a Torino nel 1945 da una famiglia in cui la fede è il valore fondamentale.
Un suo ricordo d’infanzia sempre vivo è quello della macchina da cucire con cui la mamma confezionava semplici sacchetti di stoffa, da riempire con il riso acquistato dal papà in grandi quantità; li avrebbero portati alle famiglie poverissime che abitavano nelle soffitte del centro storico…
Lia cresce di età, ma rimane piccola e minuta: a 9 anni, una malattia le ha bloccato la crescita e le ha causato una malformazione ossea e difficoltà di respirazione.
I problemi di salute, tuttavia, non hanno mai ostacolato la sua voglia di vivere, il suo ottimismo, la sua energia, il suo desiderio di comunicare con gli altri e di offrire solidarietà.
Già da ragazza, in Parrocchia, si era data un gran da fare seguendo persone malate e anziani soli, collaborando con una missione di Capoverde; in FIAT, era impiegata nell’assistenza sociale e si occupava delle persone indigenti che scrivevano alla Fondazione Agnelli.
Una mattina, proprio andando al lavoro, Lia fa un incontro particolare, che le rivoluzionerà la vita.
Ha 33 anni.
«Mentre camminavo per strada mi sono imbattuta in una donna scalza, scarmigliata, con mani e piedi laccati di rosso, che urlava.
Sono rimasta sconvolta, non tanto perché lei urlava ma perché la gente scappava via terrorizzata.
Mi sono chiesta “Scappi anche tu?” e mi sono data la risposta.
Mi sono avvicinata e le ho chiesto “Perché gridi così?”.
La risposta è stata “Grido al mondo la mia disperazione ma nessuno si ferma”.
La salutai: “Sono Lia”; mi disse che si chiamava Ester, era uscita dal manicomio e nessuno si era preso cura di lei; erano tre giorni che non mangiava.
Vicino c’era un bar che conoscevo perché ci andavo ogni tanto, invece di andare al lavoro ho telefonato in FIAT e mi sono presa un giorno di ferie.
Quando ci siamo sedute al tavolo del bar la donna ha cominciato a mangiare cornetti e cappuccini; intanto mi ha raccontato la sua storia.
Era stata in manicomio, adesso era per strada, andava a mangiare al Cottolengo e dormiva alla stazione.
Io l’accompagnai al Cottolengo e poi a Porta Nuova dove mi fece incontrare gli altri, i suoi amici, gli abitanti della stazione”.
Da quel giorno nasce ancora più forte in Lia il desiderio di conoscere queste persone, di parlare con loro, di aiutare.
Ne parla al fratello e a un gruppo di amici e con loro prende l’abitudine di andare a trovare questa gente, portando bevande calde, cibo, coperte, all’inizio solo a Porta Nuova, poi anche nelle altre stazioni, infine le “ronde” in giro per la città.
Una sera d’inverno del 1980 manca all’appello uno dei soliti, Bartolomeo, lo cercano nei posti consueti, non lo trovano.
Decidono di andare a vedere nel centro storico, fra i ruderi di una vecchia casa.
Non lo trovano neanche lì, stanno per andarsene quando Lia inciampa in un mucchio di stracci; quando si rialza si accorge che da quel mucchio di stracci spuntano un piede e una gamba.
È Bartolomeo, morto di freddo e di stenti nel cuore della città.
Si fortifica quella sera la necessità di continuare il cammino intrapreso e viene così fondata dopo breve tempo l’associazione “Bartolomeo & C”.
In quegli anni sindaco della città è Diego Novelli.
Lia lo convince ad accompagnarla nei suoi giri notturni; lui, conquistato da tanta determinazione, la chiama a lavorare in comune, all’ufficio dei senza fissa dimora.
Dal 1986 al 1990 lavora anche nelle carceri di Corso Vittorio e delle Vallette come assistente volontaria penitenziaria.
In quegli anni frequenta la Scuola di Cultura religiosa diocesana; è anche componente della Commissione diocesana per la sanità e l’assistenza.
«Sono laica ma credente, il mio impegno è un atto di fede in Dio in favore degli uomini».
Nel 1994 va in pensione e inizia a dedicarsi a tempo pieno alle attività della Bartolomeo & C.
Negli anni viene aperto un dormitorio, la sede si allarga, il numero degli utenti cresce.
Nelle vie della grande città, Lia cerca i vicoli e gli angoli della disperazione e incontra tossicodipendenti e alcolizzati totalmente abbandonati, malati psichici, ex carcerati…
Li conosce, li ascolta, si dà da fare per procurare una doccia, abiti, qualche soldo…
Per molti, grazie a lei, è l’inizio di una vita nuova, con una casa, un lavoro.
2) Lia scrive…
Ma niente paura per chi crede, c’è un bel dono che il Signore fa a chi ha ancora voglia di vivere la fede.
Fede semplice ma concreta che ha nutrito i nostri antenati, fede fatta di poche cose essenziali, ma che dà speranza quando ti senti in crisi, ti dà forza quando ti senti spento.
Non lasciamola morire, Amici, è il perno della nostra vita, è la sorgente delle nostre aspirazioni, è il movimento della nostra anima e delle nostre azioni.
È tutto per chi crede, perché è un dono che il Signore fa …fede non è sapere che l’altro esiste, è vivere dentro di lui, calarsi nella pelle dell’amico che passa, che ti interpella come un pugno nello stomaco, non ti lascia tregua, ti ricorda che esisti… E ti fa chiedere: perché vivi? Per chi vivi, dove stai andando?» (da Giornalino Bartolomeo & C, anno 2005) L’associazione «Ne abbiamo sistemati 250», ricorda Lia con fierezza.
All’inizio dell’avventura dell’Associazione, trova subito l’appoggio e la collaborazione dei suoi famigliari.
Fra i primi ad accorrere alla stazione per passare le notti insieme ai barboni ci fu anche il fratello di Lia.
Molta più sorpresa creò questa “conversione” fra i vicini di casa, che da quel giorno cominciarono a vedere bussare alla porta dei Varesio personaggi come Zeus, 39 anni, perito elettrotecnico, afflitto da delirio mistico (ha tappezzato tutta la città di scritte «Zeus ti vede» e si arrabbia un sacco perché non riesce a fare miracoli); come Angelo, che distrutto da un trattamento sbagliato, ha vissuto i suoi anni come un animale in perenne fuga.
La Bartolomeo & C ha cominciato la sua attività di “ronde notturne” alla ricerca dei disperati nel 1979.
Nel 1984 si è costituita in associazione.
Nel frattempo il Comune ha offerto a Lia Varesio la possibilità di occuparsi a tempo pieno dei “senza fissa dimora” come assistente sociale.
Dopo qualche esitazione ha accettato.
«Ma non ho smesso», ci tiene a precisare, «di rompere le scatole ai responsabili perché si rendano conto dei loro doveri».
Adesso le “ronde notturne” si sono un po’ ridotte di numero e di… pericolosità.
«I primi anni eravamo proprio degli incoscienti», ricorda Lia.
«Per fortuna, però, fra minacce, coltelli e sparatorie ci è sempre andata bene».
Ora i volontari del gruppo si limitano quasi esclusivamente ad andare a trovare le persone “sistemate” in alloggi, offrendo loro tutto il supporto necessario dal punto di vista psicologico e pratico (assistenza per documenti o certificati, piccoli lavori, ma anche feste, cene, gite).
Poi c’è l’ufficio aperto tutti i pomeriggi e tutte le sere (fino alle 23) alla stazione di Porta Nuova.
È qui, nel crocevia della disperazione, che la Bartolomeo & C.
è nata ed è qui che continua ad essere presente.
Nel 1990 quella soglia di speranza è stata varcata per 5193 volte; 229 persone sono entrate per la prima volta al centro.
Oltre la sede di Porta Nuova da qualche tempo la Bartolomeo & C.
ne ha anche un’altra, in via Fiocchetto 13, proprio dietro Porta Palazzo.
Un altro crocevia di disperazione per un’altra casa della speranza.
Qui si ritrovano gli alcolisti in trattamento, i volontari per i corsi di formazione, tutti coloro che hanno bisogno dell’ambulatorio per le cure mediche o della cappella per un momento di preghiera.
La Bartolomeo & C.
si finanzia attraverso l’autotassazione dei soci, qualche contributo pubblico e le offerte donate dalla generosità della gente.
«Le sovvenzioni che ci sono più care, anche se sono le più misere», dice Lia Varesio, «sono quelle degli ex-barboni, la gente che noi abbiamo aiutato e che adesso ha una casa, un lavoro, una vita sociale.
Ci vengono a trovare e per quanto possibile ci danno il loro contributo perché altri possano tornare a vivere, come è successo a loro».
«Non mi spavento, sai? Sono abituata a lottare, se avessi avuto paura mi sarei fermata molto tempo fa».
Lia continua, anno dopo anno: ogni inverno vede ancora “amici” che muoiono di freddo, nel centro caotico e indifferente della città.
Negli ultimi anni, nonostante i problemi di salute e i frequenti ricoveri, la sua attenzione resta sempre rivolta agli altri.
Dei momenti passati in ospedale ricorda: «Soprattutto la sera, quando tutto era in silenzio, le mie emozioni erano tutte rivolte all’ascolto dei malati che telefonavano ai loro cari, a qualche persona amica: quanto bisogno di contatti umani! Si raccontavano, ed è proprio questo che a volte manca.
Non siamo più capaci di raccontarci, abbiamo troppa fretta e non riusciamo a sentire i gemiti di chi soffre.
Passiamo accanto alla gente e non ci accorgiamo di loro, dei loro bisogni.
Devo dire che ho trovato tanta solidarietà attorno a me, ma ho scoperto anche tanta solitudine e disperazione.
A volte è sufficiente una parola, un gesto, un sorriso e le persone possono guarire psicologicamente e uscire dal loro autismo.
Ed è proprio questo che mi stimola ad andare avanti e continuare a lavorare per uomini e donne della città che non hanno ancora trovato spazio, cure, dignità, attenzione, giustizia e solidarietà».
L’11 marzo 2008, circondata dall’affetto del fratello e degli amici, Lia muore, all’Ospedale Mauriziano, mentre risuonano nelle orecchie di tutti le parole che tante volte aveva pronunciato: «Non dobbiamo fare da spettatori ma chiederci che cosa stiamo facendo concretamente per gli altri.
Se il nostro fratello non ce la fa da solo a portare la croce, noi abbiamo il dovere di aiutarlo.
È ora di smetterla di essere spettatori.
Occorre diventare protagonisti attraverso il nostro impegno concreto e quotidiano».
Prima fase dell’attività L’insegnante presenta l’esperienza di Lia Varesio e degli amici dell’associazione “Bartolomeo & C”.
Al termine della lettura, gli allievi potranno: – sottolineare in rosso le “azioni importanti” di Lia, dall’infanzia alla morte; – sottolineare in blu le affermazioni e i comportamenti che ne rivelano il carattere e le qualità umane; – sottolineare in verde le affermazioni e i comportamenti che ne rivelano la fede.
Seconda fase dell’attività L’insegnante propone il ripasso di alcuni concetti generali studiati con gli allievi.
– La Chiesa è la comunità dei battezzati credenti in Cristo risorto; vive e testimonia il Vangelo.
– La Chiesa si esprime tramite: • l’evangelizzazione, che comprende iniziative di annuncio, diffusione di conoscenze e testimonianze di vita che presentino il messaggio evangelico a chi non lo conosce o lo conosce in modo superficiale; • la catechesi, percorso educativo dei Cristiani che vogliono approfondire le verità di fede; • le azioni liturgiche, con tutti i momenti di preghiera comunitaria, le celebrazioni eucaristiche e i Sacramenti con cui le comunità cercano l’unione con il Padre attraverso il Figlio e per opera dello Spirito Santo; • la promozione umana, che è azione della Chiesa in favore dell’intera umanità, amore che si traduce, imitando Cristo, in una lotta contro le ingiustizie e contro tutte le violazioni della dignità della persona.
L’affamato, l’emarginato devono trovare nella Chiesa la loro difesa; la Chiesa ha denunciato le ingiustizie planetarie, dallo sfruttamento del Terzo Mondo alla corsa agli armamenti, attraverso le parole e le encicliche dei Papi e tutti i documenti del magistero; attraverso il sostegno dei cristiani a iniziative in favore dell’integrazione di ogni uomo nella società; attraverso l’azione di Cristiani presenti in politica, in favore di leggi in difesa della famiglia e della vita… • I ministeri, compiti diversi e specifici, sono quelli del Papa, successore di Pietro e guida della Chiesa universale; dei Vescovi, successori degli Apostoli, responsabili delle comunità cristiane locali (diocesi) e con il potere di consacrare altri vescovi, sacerdoti e diaconi; dei sacerdoti, che hanno il compito di predicare il Vangelo, celebrare la Messa e i Sacramenti; dei diaconi, che collaborano con i sacerdoti nella liturgia, nelle opere di carità e nella catechesi tramite un impegno costante; dei religiosi, frati e suore che vivono in povertà, castità e obbedienza alla Chiesa mettendo in pratica un Vangelo profetico ed estremo; dei laici, battezzati che fanno parte del “popolo di Dio” (da “laòs”, popolo) e sono chiamati a vivere il Vangelo nell’esistenza quotidiana, attraverso la famiglia, il lavoro…
L’insegnante propone gli allievi un approfondimento sul ministero dei laici, seguito da dibattito, analizzando l’esperienza di Lia Varesio; sarà opportuno tenere sott’occhio le sottolineature in vari colori.
– «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10,27).
Il “Comandamento Nuovo” di Gesù è l’anima dell’azione del Cristiano nel mondo: in quali modi Lia ne mette in pratica i tre aspetti? – Lia agisce “all’interno” della Chiesa e “nel mondo fuori”, migliorandolo.
Distingui e completa la descrizione del suo modo di essere Cristiana “laica”.
All’interno della Chiesa…
– Lia coinvolge amici e familiari che condividono l’ideale evangelico nella sua attività a favore degli ultimi, diffonde uno “stile di vita”, il più coerente possibile con il Vangelo.
Nel mondo…
– Lia agisce nell’immediato facendo il “poco” che può (esempio di Ester), senza delegare la soluzione dei problemi alle istituzioni; tuttavia, richiama le istituzioni alle loro responsabilità.
Continua tu! – In quali campi e modi i laici, secondo te, possono contribuire alla promozione umana? E all’evangelizzazione e alla catechesi? In particolare, che cosa possono fare i giovani? E le famiglie in quanto tali? – La fede può fornire una forza e delle motivazioni particolari in un percorso di solidarietà? Se sì, quali? La sintesi delle osservazioni, preparata con l’aiuto dell’insegnante, potrà essere riportata sui quaderni.
A casa.
Racconta per scritto una vicenda di laicato cristiano “ben riuscito”, pensando a qualcuno che conosci (anche a un’associazione, a un gruppo particolare…) o facendo una ricerca tra gli articoli di giornale.
Potrai presentare alla classe i risultati; i testi potranno essere esposti su cartelloni.
Unità di Lavoro di approfondimento sull’apostolato dei laici nella Chiesa cattolica, tramite l’analisi di un’esperienza, in seguito allo studio sulla missione e l’identità della Chiesa stessa.
OSA di riferimento Conoscenze – La missione della Chiesa nel mondo e la testimonianza della carità.
Abilità – Documentare come le parole e le opere di Gesù abbiano ispirato scelte di vita fraterna, di carità.
– Individuare caratteristiche e responsabilità di ministeri e stati di vita.
Obiettivi Formativi ipotizzabili – Nell’ambito della descrizione dei compiti della Chiesa (evangelizzazione, catechesi e promozione umana), conoscere e saper spiegare in particolare il concetto di “promozione umana”, anche tramite esempi concreti.
– Conoscere e saper descrivere i diversi ministeri nell’ambito ecclesiale; in particolare, saper descrivere il ruolo del laico.
– Saper analizzare l’esperienza presentata cogliendo i valori umani e religiosi della protagonista (sentimenti, convinzioni, obiettivi).
– Saper esprimere opinioni personali riguardanti l’urgenza dell’accoglienza e della solidarietà nella società attuale.
Competenze di riferimento dell’allievo in prospettiva triennale: – Saper prendere in considerazione il progetto di vita cristiano e la visione cristiana dell’esistenza come ipotesi di interpretazione della realtà sociale e individuale.
– Sul piano della crescita umano-relazionale, sviluppare capacità di dialogo, ascolto, conoscenza e rispetto dell’altro, condivisione e accoglienza.
– Possedere essenziali conoscenze inerenti il Cristianesimo (in particolare, l’identità e la storia della Chiesa cattolica).
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