Parte la sperimentazione di Cittadinanza e Costituzione

Portano la data del 4 marzo 2009 le Linee di indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” (vedi il pdf allegato), emanate dal ministro Gelmini in attuazione dell’art.
1 della legge 169/08 che prevedeva l’introduzione di questo nuovo insegnamento.
Per certi aspetti si potrebbe dire che la montagna ha partorito il topolino, dato che la massiccia campagna mediatica promossa su questa integrazione dei curricoli scolastici (l’unica novità su cui si sia registrato un consenso trasversale tra tutte le forze politiche, nell’opinione pubblica e all’interno del mondo della scuola) lasciava intendere una proposta forte per la nuova disciplina; invece le linee di indirizzo deludono un po’ le attese, ma sono coerenti con il dettato della legge 169/08.
In essa infatti si prevedeva di attivare, fin dal corrente anno scolastico 2008-09, «azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all’acquisizione … delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”».
Accanto ad esse doveva essere inoltre avviata una specifica sperimentazione nazionale.
Sugli organi di informazione invece si era parlato molto di questo nuovo insegnamento soprattutto quale appariva nel primo disegno di legge del 1-8-2008, che prevedeva una nuova «disciplina … oggetto di specifica valutazione».
La proposta era stata poi acquisita nella forma più debole della sperimentazione e sensibilizzazione dal decreto Gelmini, senza però perdere l’iniziale vis educativa, e la prospettiva che si andava delineando era quella di un vera e propria nuova materia scolastica.
L’appuntamento sembra solo rinviato e per ora ci si deve accontentare della fase interlocutoria di sensibilizzazione e sperimentazione che, avviata peraltro a soli tre mesi dalla fine dell’anno scolastico che doveva vederne il decollo, rischia di rimanere solo una pia dichiarazione d’intenti.
Del resto, è nel regolamento del primo ciclo (ormai in dirittura d’arrivo) che troviamo precise indicazioni in materia; e il regolamento andrà in vigore solo col prossimo anno scolastico.
Le Linee di indirizzo propongono quindi un’ampia ricostruzione storica e ideale delle vicende e delle motivazioni che hanno condotto a elaborare l’attuale progetto, chiedendo alle scuole di concorrere a meglio definirne la fisionomia, «in vista di un più maturo assetto ordinamentale della materia».
Dei limiti della vecchia educazione civica sembra superato solo il ridotto carico orario, dato che dalle due ore mensili previste dal Dpr 585/58 si passa a un’ora settimanale; ma per il resto, finché non si avrà una distinta valutazione, sembra difficile immaginare un’incidenza reale per una disciplina non ancora autonoma ma agganciata in forma subordinata all’area storico-geografica o storico-sociale.
È interessante notare lo spazio dedicato dalle Linee di indirizzo alla rafforzata valutazione del comportamento, per sottolineare come entrambe le novità della legge 169/08 intendano rispondere all’esigenza di restituire alla scuola quel compito più globalmente educativo che ultimamente sembrava aver perduto.
Proprio questa attenzione educativa può giustificare l’interesse dello stesso Irc per innovazioni che vanno ad incidere sull’area valoriale dei curricoli scolastici, finora lasciata piuttosto sguarnita e appannaggio quasi esclusivo dell’Idr.
È altresì noto che in Spagna la recente introduzione di un’analoga “Educazione alla cittadinanza” ha suscitato le vivaci proteste della Chiesa cattolica per il sospetto che si voglia fare concorrenza all’Irc attraverso l’insegnamento di una sorta di religione civile nutrita di laicismo ed espressione di uno stato etico.
Un rischio del genere ci sembra da escludere in Italia, non tanto per la diversa provenienza politica della proposta, quanto per la natura dell’insegnamento, che non si ferma alla sola cittadinanza (che presa da sola potrebbe essere equivocamente interpretata come conoscenza e condivisione forzata del sistema etico-giuridico nazionale) ma si arricchisce del fondamentale riferimento alla Costituzione.
Un paragrafo delle Linee di indirizzo è significativamente intitolato “Educare alla cittadinanza secondo Costituzione, in contesti multiculturali”, lasciando intendere che la natura della cittadinanza non possa essere separata dal riferimento fondante alla Costituzione, i cui principi generali sono senz’altro condivisibili e condivisi al di là degli schieramenti ideologici e costituiscono il correttivo di usi strumentali di un concetto unilaterale di cittadinanza (che peraltro va oggi coniugato in prospettiva multiculturale).
La Costituzione è infatti definita «non solo il documento fondativo della democrazia nel nostro Paese, ma anche un “mappa valoriale” utile alla costruzione della propria identità personale, locale, nazionale e umana».
Per ogni ordine e grado di scuola, dall’infanzia alla secondaria di II grado, sono individuati obiettivi di apprendimento e situazioni di compito per la certificazione delle competenze personali.
Queste ultime sono articolate ad ogni livello in quattro distinte aree, che già danno un’idea chiara dei punti di riferimento e dei possibili sviluppi: dignità umana, identità e appartenenza, alterità e relazione, partecipazione.
Spetterà ora alle scuole convalidare o emendare questa proposta per trasformarla in una vera e propria nuova disciplina d’insegnamento.

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