Unità di Lavoro per una riflessione degli allievi sulla propria esperienza, con approfondimenti teologici sull’identità della comunità-Chiesa.
Seconda parte OSA di riferimento Conoscenze – L’opera di Gesù e la missione della Chiesa nel mondo.
– I Sacramenti, incontro con Cristo nella Chiesa, fonte di vita nuova. Abilità – Cogliere gli aspetti costitutivi e i significati della celebrazione dei Sacramenti.
– Individuare caratteristiche e responsabilità di ministeri, stati di vita e istituzioni ecclesiali. Obiettivi Formativi ipotizzabili – Conoscere e saper descrivere il concetto di Chiesa nelle varie accezioni.
– Conoscere e saper descrivere la relazione tra sequela Gesù e appartenenza ecclesiale.
– Sviluppare, in proposito, opinioni motivate.
– Saper riflettere, esprimendo opinioni motivate, sui rapporti con i propri coetanei, l’amicizia, l’esperienza di gruppo. Competenze di riferimento dell’allievo in prospettiva triennale – Provando interesse nei confronti degli interrogativi di senso, avviare percorsi di introspezione e di analisi della realtà sociale.
– Saper prendere in considerazione la visione cristiana dell’esistenza, sulla base di conoscenze acquisite.
F – Questionario conclusivo e dibattito – Quali sono i compiti della Chiesa? Quali sono i modi in cui essa agisce “come comunità”? – Quali caratteristiche di “diversità positiva” hanno i rapporti umani in un gruppo ecclesiale ben impostato? – In “Giovani opinioni”, quali aspetti dell’appartenenza ecclesiale entusiasmano i ragazzi delle testimonianze? Esprimi la tua opinione sulle loro idee, motivandola.
– Descrivi, se ti è possibile, un’esperienza felice di gruppo cristiano tua o di altri.
Perché la ritieni positiva? Quali risultati ci sono stati per gli individui, la comunità, il mondo “fuori”? Per l’inserimento dell’argomento in Unità di Apprendimento articolate, vedere Tiziana Chiamberlando, Sentinelle del Mattino, SEI, Volume per il biennio e Guida E – L’insegnante, presentando il testo-guida, propone agli allievi una riflessione su come i cristiani dovrebbero “essere comunità” in nome del loro Maestro, uniti a genti lontane dal desiderio di cambiare se stessi e il mondo.
La Chiesa: “stare insieme” nello stile di Gesù 1) Un grande compito La Chiesa…
è l’immensa comunità dei credenti che riconoscono in Cristo il loro Dio e Maestro, dei battezzati sparsi in tutto il mondo.
Gesù ha espresso chiaramente la volontà che i “suoi”, rimanendo uniti a Lui e imitandolo, vivessero, testimoniassero e insegnassero l’amore estremo per Dio e per gli altri che è il cuore del Vangelo, divenendo sale, luce, lievito per il mondo…
la Chiesa è comunità di “ministero”, in cui le membra di un unico organismo la cui anima è Cristo Risorto, vivo e presente, hanno incarichi diversi, tutti importanti per il bene comune – clero, laici, religiosi…
In essa, il cattivo esempio di un cristiano solo ferisce l’intero organismo, la crescita di ciascuno si ripercuote su tutti.
La Chiesa è una comunità, secondo i credenti, con una misteriosa forza di coesione che è lo Spirito Santo, la presenza di Dio come forza dell’Amore; essa è donata dal Risorto soprattutto attraverso i Sacramenti per poter amare e vincere il male.
La Chiesa è una comunità in cui è più facile avvertire la fratellanza umana, perché in essa si conoscono il volto del Padre di tutti e le caratteristiche del Suo amore per tutti i figli…
È facile guardare gli altri con rispetto, coglierne i lati positivi se si cerca di vederli con gli occhi di Dio.
La Chiesa è il primo “luogo” in cui il Risorto fa germogliare il Suo Regno, in cui inizia la riconciliazione dell’universo, a partire dai credenti, alimentati dalla Parola e dall’intima unione con Cristo, soprattutto attraverso l’Eucaristia; il rapporto con Cristo rende capaci di amarsi l’un l’altro come Lui ha insegnato.
La Chiesa è poi comunità missionaria, Sua testimone di fronte al mondo.
Ciò avviene attraverso l’evangelizzazione, che annuncia il messaggio di Cristo a chi non lo conosce o lo conosce male con la vita vissuta, la cultura, il dialogo; attraverso la catechesi, un percorso di approfondimento dottrinale che può riguardare bambini, futuri sposi, famiglie; attraverso la promozione umana, che è la lotta concreta in difesa della persona umana, della vita e della pace, in opposizione a ogni ingiustizia.
Lo “stare insieme” nello stile di Gesù è la prima testimonianza.
I cristiani sono chiamati a sostenersi reciprocamente mentre camminano seguendo Cristo, a formarsi e trasformarsi insieme per poi condividere con il resto del mondo il loro “tesoro”, la certezza che il senso della vita consista unicamente nell’imparare ad amare Dio e gli altri nel modo più ampio e profondo possibile.
Il Battesimo rappresenta il fondamentale legame con Cristo che è vincolo di unione tra le chiese cristiane (Cattolici, Ortodossi, Protestanti), nonostante le divergenze.
La Chiesa: “stare insieme” nello stile di Gesù 3) Giovani opinioni «In un certo senso non sono io che ho scelto la Chiesa; ho piuttosto la sensazione di essere stato scelto dalla Chiesa.
A 19 anni mi sono ribellato.
Nel corso di una crisi che è durata un anno, a poco a poco però ho capito che la barca della Chiesa era la mia barca» (Sandro) «Ora Gesù è mio amico.
Ho deciso: voglio che entri nella mia vita.
Questa volta, mi sento veramente cristiana.
È la prima volta che dico un “voglio” così deciso» (Manuela) «È nato un ragazzo nuovo.
È stato come un boato per me.
Prima la calma, poi l’esplosione.
Prima la tristezza, poi la gioia» (Carmine) «Sento il bisogno di ritrovare ogni tanto dei ragazzi della mia età, che la pensano un po’ come me, che hanno i miei stessi ideali, che hanno le mie stesse difficoltà.
Dopo questi incontri ritorno più sereno, più ottimista, e mi riesce più facile essere un testimone di Gesù Cristo» (Giacomo) «Ho cominciato quasi per gioco, poi mi sono ritrovata entusiasta e solo ora capisco tutto ciò che ho ricevuto dal gruppo.
Sono cose impercettibili all’istante, ma che col passare del tempo si capiscono.
Ora sono cambiata parecchio, con me e con gli altri.
La mia vita ha un senso e, benché non abbia ancora una fede con le basi solide, trovo in Dio una grande serenità» (Claudia) «Il nostro gruppo è una comunità che si rifà alla comunità di Gesù.
Noi in gruppo siamo Chiesa perché siamo salvati, e ci sforziamo di essere testimoni tra i nostri compagni» (Carla) «Ti ringrazio Signore per la mia vocazione alla Chiesa: a volte mi chiedo perché io sono tra i fortunati che sono stati aggregati al Tuo Corpo…
grazie per avermi salvato da una vita senza senso, di avermi regalato una comunità nella quale mi è tanto facile entrare in rapporto con Te» (Giulio) (In Dossier adolescenti, U.
De Vanna, Questa nostra Chiesa, LDC) La Chiesa: “stare insieme” nello stile di Gesù 2) Dall’ideale ai problemi concreti I Cristiani possono esprimere nel concreto il loro “essere comunità” agendo insieme – nei momenti di azione liturgica, in cui ricercano l’unione con Dio pregando, celebrando la Messa domenicale, vivendo i Sacramenti e le feste che rievocano le grandi azioni di Gesù…
– nei momenti in cui la Chiesa si pronuncia su questioni importanti per proporre il proprio pensiero al mondo, tramite il Papa e i Vescovi sostenuti dallo Spirito, e tutti i credenti sono chiamati a difendere e diffondere questo pensiero; – nei momenti formativi della vita parrocchiale, come animatori o “animati”; in gruppi biblici, di giovani, di famiglie…
– nei movimenti che vivono la fede accentuando alcuni aspetti del cammino (i Focolarini nella loro ricerca di “unità” con il mondo, gli Scouts con il loro itinerario che comprende vita semplice e natura, ecc.) – nei momenti in cui, insieme, si fa promozione umana attraverso volontariato condiviso sulla base della fede comune, o si cerca di lottare contro qualche ingiustizia o di offrire sollievo a qualche sofferenza; – nei momenti in cui, insieme, dialogano con il mondo con proposte culturali – dibattiti, arte, giornali – o semplicemente ritrovandosi in due o tre nella stessa classe, nello stesso ufficio, con l’esigenza di testimoniare la loro fede nei fatti e nei discorsi (per esempio, opponendosi al bullismo o al “mobbing” che opprimono un qualsiasi compagno o collega…).
Stare insieme “nello stile di Gesù” è un fatto serio, richiede innanzitutto di evitare qualsiasi superficialità e qualsiasi falsità, di essere assolutamente autentici e sinceri, fino al riconoscimento degli errori commessi e delle difficoltà personali.
Condividendo il più meraviglioso dei segreti, la certezza di aver trovato il senso della vita, ci si deve guardare negli occhi comprendendo, senza parole, che la posta in gioco è altissima, così come gli Apostoli devono aver fatto in tempi lontani: si deve mettere in atto il meglio della propria umanità identificando e combattendo i lati oscuri.
Si è anche consapevoli di quanto sia difficile avvicinarsi davvero al Signore e amare l’altro come se stessi imitando il Maestro, imparando il dono gratuito del meglio di sé, il perdono che ricostruisce i rapporti dimenticando l’orgoglio personale e le rivendicazioni, l’attenzione allo spazio che l’altro deve avere…
Non si può che ricercare il massimo di ciò che si può dare, in ogni rapporto la massima profondità e ampiezza.
In una comunità cristiana, che si esprima come “gruppo del dopo-Cresima” o altro, si dovrebbero realmente combattere invidia e maldicenza; ciascuno dovrebbe essere al centro di una premurosa attenzione, certo di essere realmente accettato, di poter gradualmente condividere gioie e dolori.
Si potrà sperimentare un “viaggio interiore” condiviso con i sacerdoti-guide, con i fratelli, irrobustendo la fede nel confronto, in una comune meditazione della Parola…
Per poi uscire dal “nido accogliente” e portare al mondo, fuori, l’amore di Cristo.
Dove i rapporti nuovi non si vedono, anche fra errori e ricadute, si vive una fede ancora troppo abitudinaria, stancamente ereditata…
I figli si mandano in Parrocchia perché si tratta comunque di un “luogo sano”, i Sacramenti sono soltanto un segno di appartenenza sociale…
e la forza dello Spirito viene ignorata, come un dono meraviglioso chiuso in un armadio.
Il Cristiano “tiepido” si riduce al nulla; non cambia nulla, non lascia realmente spazio all’agire del Risorto nella propria vita; il “mondo”, fuori, non ha nulla di diverso da vedere.
Non si vede la “carità” dell’Inno di San Paolo, che è paziente, che non si gonfia di orgoglio, che controlla l’ira, che cerca nei rapporti la verità…
essa è totalmente assente quando un ragazzino torna mogio mogio dal catechismo per essere stato preso in giro pesantemente proprio come è successo, il giorno prima, ai giardinetti sotto casa.
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