La remissione della scomunica.

Giovanni paolo II, Congr.
per i vescovi, Pont.
cons.
per i testi legislativi di B.
card.
Gantin, Giovanni Paolo II, J.
Herranz, M.
Maccarelli Regno-doc.
n.3, 2009, p.77 All’indomani della remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani, l’opinione pubblica ecclesiale ha iniziato a interrogarsi sulla nuova situazione canonica e pastorale degli aderenti alla Fraternità San Pio X: su quali atti cioè siano ancora necessari perché essi possano dirsi in piena comunione con la Chiesa di Roma.
Come contributo alla riflessione, riproponiamo nell’allegato i principali atti ufficiali con cui la Santa Sede aveva definito, per tutto il periodo di durata della scomunica, tale situazione: il decreto di scomunica, il motu proprio Ecclesia Dei una risposta della Congregazione per i vescovi ad alcuni quesiti del vescovo svizzero N.
Brunner e una nota che il Pontificio consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi ha redatto su richiesta della stessa Congregazione per i vescovi.
Ne emergono: la scomunica per chi aderiva formalmente a quel «movimento scismatico», l’acefalia dei chierici ordinati da Lefebvre prima del 1988, l’illiceità della partecipazione alle loro celebrazioni.
Vedi nell’allegato Regno-doc.
15,1988,477ss Regno-doc.
17,1997,528ss.
Benedetto XVI, Santa Sede, Fraternità San Pio X, vescovi di Benedetto XVI, G.
Re, B.
Fellay, J.
Ricard, vescovi francesi, tedeschi, svizzeri Regno-doc.
n.3, 2009, p.69 La remissione della scomunica ai quattro vescovi della Fraternità sacerdotale di San Pio X ricompone l’unità cattolica con il movimento lefebvriano e avvia il processo di comunione piena.
Il papa, Benedetto XVI, ha commentato la decisione così: «Auspico che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa…».
Nella risposta di mons.
Bernard Fellay si afferma che «la Tradizione cattolica non è più scomunicata» e si confermano «le riserve a proposito del Vaticano II».
Riserve che i vescovi svizzeri, tedeschi e francesi rifiutano: «In nessun caso il concilio Vaticano II sarà negoziabile».
Come precisa una nota della Segreteria di stato: per un futuro riconoscimento della Fraternità «è condizione indispensabile il pieno riconoscimento del concilio Vaticano II» (n.
2).
 Nell’allegato i testi relativi alle posizioni negazioniste del vescovo lefebvriano R.
Williamson (pp.
72-73).

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