Subito dopo, il Papa ha espresso la sua indiscutibile “solidarietà” ai fratelli ebrei ed ha detto che la shoah rimane un monito contro ogni oblio e negazionismo.
Quasi in contemporanea, il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha voluto dare un’immediata risposta alla minaccia di rottura delle relazioni con il Vaticano trapelata da fonti del Rabbinato di Israele.
“Le parole del Papa, nelle diverse occasioni in cui già in passato si è espresso, e che oggi sono state pronunciate ancora una volta sul tema della Shoah – ha detto padre Lombardi – dovrebbero essere più che sufficienti per rispondere alle attese di chi esprime dubbi sulla posizione del Papa e della Chiesa cattolica sull’argomento”.
Il commento del card.
Bertone.
Sulla questione è poi tornato in serata anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato della Santa Sede.
“Benedetto XVI ha pronunciato questa mattina parole chiarissime”.
ha detto sottolineando che per il Papa le incomprensioni con il mondo ebraico seguite al perdono ai lefbvriani “è stato un episodio dolorosissimo”.
Secondo il card.
Bertone, a ferire in modo particolare sono state le parole le parole di David Rosen, già ambasciatore presso la Santa Sede, che aveva definito la riabilitazione del vescovo negazionista Richard Williamson una decisione grave fino al punto di contaminare tutta la Chiesa.
“Penso – ha spiegato il cardinale – che non sia giusto nè bene giudicare continuamente l’operato del Papa, e lo dico anche a un rabbino amico, David Rosen, perchè dire che Benedetto XVI ha contaminato la Chiesa è abnorme”.
Il segretario di Stato ha tenuto questa sera un discorso al Circolo di Roma sul magistero del pontificato di Benedetto XVI.
Per Bertone, anche se gravissimo l’episodio delle dichiarazioni negazioniste di Williamson a una tv svedese, invece “non deve essere enfatizzato più di quanto valga in se stesso, perchè le chiarificazioni in proposito sono state nette e precise”.
“Nel processo di riavvicinamento tra i lefebvriani e la Chiesa Cattolica – ha ricostruito Bertone – c’è stato un intralcio prodotto da questo intervento: un fatto anomalo, improvviso e inaspettato, che però non poteva fermare il processo di revoca della scomunica”.
“Benedetto XVI ha agito – ha concluso il porporato – seguendo una delle linee portanti del suo magistero, cioè quella di realizzare il più possibile la comunione e l’unità dei cristiani”.
Il Rabbinato d’Israele.
Stamane il quotidiano Jerusalem Post, citando una fonte anonima interna all’autorevole istituzione ebraica, aveva sostenuto che il Rabbinato d’Israele ritiene «difficile proseguire il dialogo con il Vaticano» qualora non vi fosse un atto di pubbliche scuse e di ritrattazione delle dichiarazioni sulla Shoah del vescovo lefebvriano Richard Williamson, coinvolto nel recente provvedimento di annullamento della scomunica contro i tradizionalisti deciso dal Papa.
E nel pomeriggio il rabbinato di Israele ha accolto le parole odierne di papa Benedetto XVI sulla Shoah come «un grande passo in avanti per la soluzione della questione» sollevata dalla recente revoca della scomunica nei confronti del vescovo lefevbriano negazionista Richard Williamson.
La dichiarazione è stata fatta all’agenzia Ansa dal direttore generale del Rabbinato Oded Wiener, secondo il quale si tratta di «una dichiarazione molto importante per noi e per il mondo intero».
Padre Lombardi: «Il dialogo continui».
«Le parole del Papa, nelle diverse occasioni in cui già in passato si è espresso, e che oggi sono state pronunciate ancora una volta sul tema della Shoah, dovrebbero essere più che sufficienti per rispondere alle attese di chi esprime dubbi sulle posizioni del Papa e della Chiesa cattolica sull’argomento».
Lo ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
«Ci auguriamo – ha aggiunto – che, anche alla luce di esse, le difficoltà presentate dal Rabbinato di Israele possano essere oggetto di ulteriore e più approfondita riflessione, in dialogo con la Commissione per i rapporti con l’ebraismo del Consiglio per l’unità dei cristiani, in modo che il dialogo della Chiesa Cattolica con l’ebraismo possa continuare con frutto e serenità».
(Avvenire, 29 gennaio ’09) Il Papa ha espresso oggi, durante l’udienza, la sua indiscutibile “solidarietà” ai fratelli ebrei e ha detto che la Shoah rimane un monito contro ogni oblio e negazionismo.
Il Papa ha chiesto anche ai vescovi lefebvriani ai quali ha revocato la scomunica l’impegno a «realizzare i passi necessari» per realizzare la piena comunione con la Chiesa riconoscendo il Concilio Vaticano II.
Ratzinger ha spiegato di aver concesso “la remissione della scomunica in cui erano incorsi i quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons.
Lefebvre senza mandato pontificio”, “in adempimento” del servizio all’unità della Chiesa affermato dal Vangelo.
“Ho compiuto questo atto di paterna misericordia – ha detto – perchè ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la loro viva sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare.
Auspico – ha aggiunto – che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del Papa e del Concilio Vaticano II”.
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