Sono un esercito.
Un esercito senza armi e le poche che hanno, sono spuntate dalla crisi.
«Se non ci fossimo anche noi, questo Paese andrebbe gambe all’aria.
Ma la politica fa fatica ad ascoltarci», si lamenta Maria Pia Bertolucci, vicepresidente del Centro Nazionale Volontariato che si ritrova in questo polo fieristico appena fuori Lucca, dove fino a domani il Terzo Settore si conta e cerca di contare sempre di più.
Tra gli stand degli oltre duecento espositori di questo primo «Villaggio solidale» si trova una merce rara.
Quella che Stefano Zamagni presidente dell’Agenzia per le onlus, sintetizza con metafora culinaria: «Siamo come il lievito della pasta.
Fermentiamo la società.
Operiamo perché la politica e l’economia ritrovino una concezione non individualistica della società».
A pensarla così in Italia sono quasi in tre milioni, uomini e donne, giovani e vecchi, laici e cattolici, quasi tutti sconosciuti perchè non è mica una bandiera da sventolare quella del volontariato.
Le statistiche ufficiali parlano di oltre 52 mila associazioni.
4500 quelle che si occupano di donazione del sangue, 3500 sono di pronto soccorso, altrettante di trasporto sanitario, più di 600 operano nel volontariato ospedaliero.
Se non ci fossero se ne sentirebbe la mancanza.
Visto che ci sono si fa quasi finta di niente.
Anche se da più parti – è d’accordo anche il leader dell’udc Casini – si sente la necessità di istituire un dipartimento del volontariato presso Palazzo Chigi.
Eppure non è solo il valore sociale quello che conta.
Secondo la John Hopkins University il volontariato in Europa vale 3 punti di Pil.
L’Italia però sta nel fondo con solo lo 0,11%.
Virtuosi nel volontariato sono danesi, finlandesi e svedesi con quasi un abitante su due impegnato nel sociale.
In Italia uno su quattro, meglio di Romania, Polonia e Spagna.
Una macchina enorme che genera ricchezza equamente distribuita.
Ma il 100 per 100 dei volontari si rimbocca le maniche senza guadagnare un euro.
A tenere oliata la macchina ci sarebbero le donazioni, quel 5 per 1000 destinato alle onlus.
In teoria, perchè il volontariato aspetta ancora le donazioni del 2009 e giusto tre giorni fa nel decreto Milleproroghe si è stabilito che qualunque sia la cifra raccolta, alle onlus non possono essere devoluti più di 400 milioni di euro, un quarto dei quali destinati a combattere una malattia seria come la Sla.
Tutti gli euro in più se li pappa lo Stato.
Marco Granelli, presidente del Coordinamento nazionale dei centri servizio per il volontariato non ci sta a subire da solo gli effetti della crisi: «Lo Stato ha trovato 5 milioni per la proroga delle quote latte, 15 milioni per aumentare il numero dei consiglieri comunali, 30 milioni per il digitale tv.
E noi chi siamo?».
Loro che in questo 2011 festeggiano l’anno internazionale del volontariato lavorano e stanno zitti.
Da 11 anni Banca Popolare Etica macina credito e investimenti.
In soli 2 anni Banca Prossima è riuscita far girare 1,5 miliardi di euro tra le associazioni.
«Con la crisi la gente ha sempre più bisogno di noi.
Ma così ci minano nelle fondamenta», giurano i volontari senza più voce, impegnati a sopperire alle carenze di un sistema che non ce la fa più ma che non può più fare a meno di loro.
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