Una prospettiva corta che lascia strascichi di sofferenza incalcolabile nelle donne e negli uomini che la vivono, nei figli che ne sono le vittime incolpevoli, nelle comunità che assistono, senza quasi avere la possibilità di intervenire, all’esplodere di conflittualità che lacerano la convivenza sociale e frantumano rapporti, progetti, consuetudini. Perché succede questo? Come accompagnare le persone a riflettere sulle proprie fragilità per prevenirle e curarle? Come modulare le proposte pastorali in modo tale che tutti, anche coloro che sono apparentemente più lontani, possano trarre beneficio da un nuovo clima di accoglienza e di vicinanza? Per raccogliere informazioni finalizzate a tentare di rispondere a queste e a tante altre domande è già stata avviata un’ampia ricognizione in tutte le comunità del mondo.
Primo passo un questionario – lo pubblichiamo integralmente nelle pagine successive – che le diocesi sono chiamate ad arricchire con il contributo di famiglie, associazioni, movimenti, gruppi che lavorano per e con le famiglie. Tutti coloro che intendono far sentire la propria voce, avranno la possibilità di farlo. Opportunità preziosa per indagare il disagio e le difficoltà delle famiglie. La richiesta esplicita è quella di fare un passo al di là dei confini solitamente battuti dalla pastorale ordinaria, approfondendo realtà e situazioni che troppo spesso rimangono ai margini, prospettive che per indifferenza, sospetto, incomprensioni non vengono quasi mai affrontate. Adesso quel tempo è finito. La Chiesa, che già conosce e già è in possesso di tante informazioni preziose sulla vita e sui problemi delle famiglie, vuole fare ancora un passo avanti.
Da qui all’ottobre del 2014, quando a Roma sarà convocato il primo atto del sinodo, si cercherà così di raccogliere tutto quanto possibile, di mettere in fila i dati, di avere uno sguardo quanto più realistico, approfondito e completo. Nessuna approssimazione. La famiglia è realtà troppo importante per lasciare qualcosa di vago e indefinito. Se le istituzioni civili e la politica – a cui le sorti delle famiglie, ingranaggi insostituibili della società, dovrebbero stare a cuore in modo altrettanto sollecito – ponessero la stessa cura e la stessa serietà per conoscere e comprendere, probabilmente la situazione non sarebbe così drammatica. Invece troppo spesso le pretese dettate dall’ideologia fanno passare in secondo piano le buone prassi a vantaggio di tutti.
Convocando il “doppio sinodo” 2014-2015, la Chiesa ha deciso di imboccare una strada diametralmente opposta. Solo alla luce di un quadro informativo dettagliato ed esauriente, capace di riflettere per quanto possibile la complessità della realtà familiare in ogni parte del mondo, sarà avviato un percorso destinato a valutare se, che cosa e come cambiare. E questo sarà messo all’ordine del giorno nel “secondo atto” del sinodo, nell’ottobre 2015. L’obiettivo? L’ha in qualche modo già anticipato papa Francesco quando, dialogando con i giornalisti sull’aereo di ritorno dalla Gmg del Brasile, ha sottolineato l’esigenza di arrivare a «una pastorale matrimoniale un po’ più profonda, nel segno della misericordia».
Una pastorale quindi che dovrà aprirsi in modo semplice e facilmente comprensibile per tutti, alle esigenze di ogni famiglia. Con un linguaggio semplificato e con modalità di immediata comprensione si dovrà arrivare a scegliere percorsi capaci di intercettare sensibilità diverse e vissuti – oggi non più uniformi – in modo aperto ed accogliente. «Dobbiamo tornare a far comprendere che la famiglia è la cosa più bella del mondo», ha detto l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Una battuta – ma non solo – che riflette la speranza di fare breccia in quella cultura dell’indifferenza sociale e dell’individualismo etico secondo cui la famiglia è solo retaggio del passato. La fotografia che uscirà dal “doppio Sinodo” promette di rovesciare stereotipi e luoghi comuni. E, allo stesso tempo, gettare le premesse perché la Chiesa possa di nuovo indicare la strada più opportuna per costruire un futuro migliore per tutte le famiglie. Quindi per l’intera società.