È nata in toscana la prima «App» che consente di far girare sui cellulari dei ragazzi contenuti legati ai percorsi di preparazione ai sacramenti. Un modo per comunicare il Vangelo attraverso strumenti e linguaggi nuovi
«Provengo dal mondo dell’editoria tradizionale, sono stato area manager del centro Italia per la San Paolo» così si presenta Carlo Pagliari protagonista di un’apertura al mondo digitale che coinvolge già anche alcune parrocchie e diocesi toscane.
Carlo, da cosa nasce questo tuo interesse per le applicazioni e le nuove frontiere del mondo digitale?
«È da anni che sento da molti parroci l’esigenza di “comunicare il messaggio” con i mezzi tecnologici che oggi sono a disposizione dei più. Una volta un parroco mi disse: “il mezzo con il quale comunichiamo con i ragazzi, addirittura le fotocopie talvolta, incide sul messaggio stesso, svalorizzandolo. i ragazzi considerano ’vecchio’ il mezzo di comunicazione ed in conseguenza, vecchio risulta il messaggio. Gesù questo errore ci ha insegnato a non commetterlo…”. Oggi i ragazzi usano abitualmente le applicazioni per comunicare tra loro, per divertirsi, per imparare, per interfacciarsi con le istituzioni, per acquistare dal CD al biglietto per il concerto: non vedo perché non dovrebbero usarlo anche per imparare e approfondire i temi legati al catechismo».
Ma andiamo per gradi, cos’è un applicazione?
«Un’applicazione non è altro che un piccolo programma che “gira” sul cellulare invece che sul PC, quindi è sempre a portata di mano ed inoltre il suo uso, visto una volta è di una facilità disarmante: ci sono solo tasti da cliccare, niente da digitare, nessuna nozione informatica da sapere. È semplice come usare un telecomando tv. Ci sono applicazioni incredibili in realtà aumentata che si attivano mettendo il telefono davanti ad una immagine, ad un poster».
Hai sperimentato e stai portando avanti un’applicazione per catechisti. Di cosa si tratta?
«L’applicazione che ho realizzato si chiama Catecapp. È un’applicazione “anomala” nel senso che invece di essere costruita come un piccolo programma usa e getta è pensata per essere aggiornata da chi la usa e non da chi l’ha costruita. Nel senso che i contenuti sono modificabili su indicazione di chi ne usufruisce. È poi anomalo il fatto che è pensata non per il destinatario finale (il ragazzino che frequenta il catechismo) ma per il catechista che deve fare da tramite e creare i percorsi integrandola con i sistemi ed i mezzi che già usa e che certo non deve abbandonare».
Quindi una parrocchia qualsiasi può rivolgersi a te per avere questa applicazione?
«Ho pensato anche ai piccoli budget delle parrocchie che non potrebbero permettersi nella maggior parte dei casi un applicazione personalizzata: l’idea è stata quella di costruire un’applicazione i cui contenuti fossero condivisibili con altre parrocchie così da frammentare i costi, mandando ad ogni parrocchia degli spazi personalizzabili per farla diventare “propria”. Non è stato facile visto che per tendenza le applicazioni nascono per differenziarsi anche nei contenuti l’una dall’altra. Pensate all’applicazione di una banca per i propri clienti o a quella di una compagnia telefonica: tendono a darsi unicità al massimo. Per fortuna Gesù non è un marchio registrato da una parrocchia e non usufruibile da altre! Così facendo sono riuscito ad offrire ad un piccolissimo prezzo (poco meno di 300 euro, ndr) un’applicazione personalizzata pensando anche ad una promozione speciale per le prime parrocchie di ogni diocesi che volevano testare questa strada complementare ai loro sistemi attualmente in uso».
Le soluzioni poi sono molteplici, in sostanza la parrocchia «compra» l’applicazione al prezzo pocanzi accennato ma poi questa diventa gratuita per tutti gli utenti. L’idea è appena partita. Stai avendo qualche feedback positivo? Dove è stata lanciata viene usata?
«Siamo subito dopo la fase di start-up, ho già pubblicato questa applicazione per alcune parrocchie che ne usufruiranno all’inizio dell’anno catechistico, mentre qualche parroco mi ha chiesto di accelerare i tempi perché voleva prima farci un po’ di pratica lui e farla fare ad alcuni dei suoi catechisti. Ho avuto anche contatti con diocesi toscane (in particolare Lucca e Pisa,ndr) che avrebbero piacere di creare un percorso di contenuti condivisi al maggior numero possibile di parrocchie presenti sul territorio. Lasciando poi ad ogni parroco la scelta se seguire quello diocesano o il proprio ma comunque tracciando una strada. Ci siamo dati il tempo delle vacanze per “buttar giù” i temi da trattare, per essere a buon punto a settembre».