Siamo a febbraio e in questo periodo molte famiglie stanno prendendo visione delle pagelle scolastiche per vedere i risultati dei propri figli. Anche se apparentemente può sembrare scontato, è utile sottolineare l’importanza che questo documento ha, sia per la formazione degli alunni che per le aspettative dei genitori. È così importante che ogni eventuale variazione di modelli precedentemente adottati deve passare al vaglio del Collegio dei Docenti, la massima autorità scolastica di un istituto, subito dopo quella del Dirigente Scolastico.
Quello che qui ci interessa analizzare è la scheda di valutazione per l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) e per l’Attività Alternativa (AA).
Per avere una visione completa di quello che stiamo per descrivere, facciamo un passo indietro. All’atto di iscrizione le famiglie sono chiamate a scegliere, mediante un primo modello, se intendono avvalersi o meno dell’IRC. Solo a coloro che scelgono di non avvalersi dell’IRC viene fornito un secondo modello, dove i genitori dovranno specificare cosa intendano far fare ai loro figli. Le opzioni, valide per tutti gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, sono 4: si può scegliere di far frequentare l’attività alternativa che deve essere impartita e valutata da un docente; c’è la possibilità di svolgere uno studio individuale senza docente (tale attività non richiede valutazione); si può chiedere di studiare con l’assistenza di un insegnante (anche tale attività non va valutata) o si può addirittura scegliere di uscire dall’istituto.
Da quanto appena detto si evince che solo l’IRC e l’AA vadano valutate. A tal proposito, molte scuole hanno scelto di adottare una scheda di valutazione “bivalente”, valida cioè sia per chi si avvale dell’IRC sia per gli alunni che frequentano l’AA. Questo modello però, a nostro giudizio, non rispetta la reale collocazione dell’IRC all’interno dell’ordinamento scolastico così come il legislatore l’ha previsto.
Infatti il genitore che riceve tale documento di valutazione in mano percepisce, in maniera erronea, che l’IRC e l’AA siano sullo stesso piano, ma le cose non stanno così. Vediamo perché.
– L’IRC è una vera e propria materia al pari delle altre. La scuola è obbligata a proporre l’IRC, mentre, se ad esempio nessuno la scegliesse, non è obbligata ad organizzare l’AA.
– Per insegnare l’IRC c’è bisogno di una specifica laurea in scienze religiose o in teologia, mentre non esiste nessuna laurea in AA.
– Di conseguenza, non esiste nessuna classe di concorso per l’AA.
– L’IRC ha dei programmi nazionali, mentre il programma dell’AA viene approvato all’inizio dell’anno scolastico dal Collegio dei Docenti, solo se ci sono famiglie che ne facciano richiesta per i loro figli.
Alla luce di quanto detto, sembra anche illogica la scelta del metro di valutazione riportato sul fondo della pagella: giudizi sintetici per l’IRC (OTTIMO, DISTINTO, BUONO, SUFFICIENTE, NON SUFFICIENTE) e voti numerici, come si usa per le altre materie, per l’AA (10,9,8,7,6,5).
In altri istituti si è invece scelto di inserire la valutazione dell’AA insieme alle altre materie. Ma se l’IRC, che è una materia, viene valutata su una scheda a parte, perché la la valutazione dell’AA, che non è una materia, deve trovare posto accanto alle altre materie? Anche questa scelta ci sembra quindi immotivata e illogica.
Per valutare l’IRC e l’AA, l’unico modo corretto e rispondente alla vigente normativa scolastica ci sembra il seguente: si devono redigere due distinti documenti, uno da consegnare alle famiglie degli alunni che si avvalgono dell’IRC e un altro per le famiglie degli alunni che seguono l’AA.
(Articolo tratto da Àncora Online, il settimanale della Diocesi di San Benedetto del Tronto)
Per approfondimenti o informazioni: www.nicolarosetti.it