Mons. Mariano Crociata ha aperto i lavori del Convegno nazionale “Educare alla vita buona del Vangelo a scuola e nella Formazione Professionale”, organizzato dal Centro Studi per la Scuola Cattolica (CSSC) a Roma il 17-19 febbraio.
Il Segretario Generale della CEI è intervenuto con una relazione dal titolo “La proposta culturale ed educativa della Chiesa Italiana: gli orientamenti per il decennio”, che qui vi proponiamo.
“La relazione educativa ha un ruolo tanto decisivo quanto di delicato equilibrio: la sua necessità è direttamente proporzionale alla discrezione della presenza e alla graduale non direttività dell’iniziativa. Chi cresce ha bisogno dell’educatore, per diventare ciò che è, a misura dell’efficacia indiretta della sua presenza. Tra educatore ed educando si produce un sofisticatissimo gioco, per così dire, di libertà in cui si intrecciano imitazione e creatività, assimilazione e inventiva. Leggiamo negli Orientamenti: «il bambino impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti. Si inizia da una relazione accogliente, in cui si è generati alla vita affettiva, relazionale e intellettuale» (EvbV 27). In tal senso, educare «esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa, prendono posizione e mettono in gioco la propria libertà. Essa si forma, cresce e matura solo nell’incontro con un’altra libertà» (EvbV 26).
Ciò che è decisivo è, perciò, la qualità dell’educatore, la sua reale maturità, «l’autorevolezza della sua persona» (EvbV 29), che lo rende un testimone. Il suo modo di essere è il vero principio attivo della sua stessa opera educativa. «L’educatore – così leggiamo al n. 29 di EvbV – è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di dare ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla». Una figura testimoniale diventa capace di far crescere una libertà nella responsabilità e una coscienza come riferimento unificante di una personalità capace di confrontarsi con la vita e di affrontare la realtà intera, se – appunto – vivere da persone mature è capacità di stare al mondo cogliendone il senso, apprezzandone il valore, facendosene carico secondo dovere e rispetto. Qui il senso cristiano della vita ha bisogno di essere esplicitato a partire da relazioni interpersonali che ne trasmettano il sapore e ne dicano il valore e la promessa.”
Relazione: La proposta culturale ed educativa della Chiesa Italiana