Pochi lo sanno, ma numerosi soggetti senza scopo di lucro, laici e no, sono esonerati dalla imposta sugli immobili. Dalle birrerie ricreative ai ristoranti culturali. Gli esenti meno noti.
La norma è abbastanza chiara, aperta a quei soggetti che a loro modo contribuiscono a costruire benessere sociale, eppure le campagne sollevate da alcuni schieramenti hanno fatto il loro lavoro. E stanno diffondendo l’idea che l’esenzione sia un privilegio concesso solo alla Chiesa cattolica in quanto tale, mentre di Chiesa cattolica la legge non parla mai. Parla, al limite, di «fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto, e le loro pertinenze». Dunque la cosa vale anche per valdesi, comunità ebraiche, chiesa evangelica luterana… (cioè le confessioni che hanno stipulato intese con lo Stato).
E non finisce qui. Sono esenti dall’Ici tutti i fabbricati di proprietà degli Stati esteri, come quelli della sciovinista Francia, della dura e forte Germania o della ligia e austera Svizzera, e con loro ovviamente, essendo uno Stato estero (la norma è regolata dal Concordato) anche quelli della Santa Sede. Esenti, per forza di cose, pure i fabbricati di regioni, province, comuni, comunità montane, unità sanitarie locali, camere di commercio.
La sostanza, però, viene dopo. Quando si passa alle realtà non profit, cioè agli enti che non hanno per oggetto esclusivo l’esercizio di attività commerciali. Si tratta di un universo molto vasto in Italia, che comprende tante realtà di ispirazione cattolica e tante di matrice laica. Soggetti che il legislatore ha ritenuto di sostenere per l’apporto che danno alla società, ma solo quando gli immobili non sono “sul mercato” e quando vi si svolgono attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive. Insomma, l’Ici non la pagano – a prescindere dalla loro vicinanza alla Chiesa cattolica –, le mense per i poveri e i bar associativi dove si servono lambrusco e grappini, le società sportive che fanno giocare i ragazzi, gli ospedali e le strutture sanitarie gestite da enti rigorosamente non profit, gli oratori e i ritrovi dei circoli culturali. Anche quelli dove l’argomento più in voga è la Chiesa che non paga l’Ici.
da Avvenire del 9/12/ 2011
Altri contributi
Da Avvenire
La presa di posizione del presidente della Cei a margine del convegno di Retinopera a Roma. “Eventuali casi di elusione relativi a singoli enti, se provati – ha ricordato Bagnasco – devono essere accertati e sanzionati con rigore: nessuna copertura è dovuta a chi si sottrae al dovere di contribuire al benessere dei cittadini attraverso il pagamento delle imposte. Le tasse non sono un optional”.
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