l’intervento di Julia Kristeva all’inaugurazione di Parigi del «Cortile dei gentili»
È possibile «osare l’umanesimo» nel dialogo tra credenti e umanisti. Questa la tesi sviluppata nell’intervento che la semiologa e psicoanalista francese Julia Kristeva ha tenuto alla Sorbona durante l’evento inaugurale del Cortile dei gentili a Parigi (24-25.3.2011; cf. riquadro alle pp. 316- 317). Il panorama spirituale con tempo raneo offrirebbe, nella sua lettura, le condizioni per rifondare una tradizione – definita «umanesimo secolarizzato» – che nasce con Erasmo distinguendosi dall’umanesimo classico ed ebraico-cristiano, attraversa l’Illuminismo e ci raggiunge con Freud e la psicoanalisi. Un pensiero che si è separato dalla religione senza divenirle ostile o indifferente, che ha accettato il rischio della libertà, dell’individualità, delle passioni liberate. Un umanesimo che fa oggi i conti con le sue «debolezze» e deve ripensarsi nel confronto coi «nuovi attori» che hanno fatto irruzione sulla scena culturale e politica: la questione femminile e il discorso sulla maternità; un’adolescenza «malata di idealità»; una tecnica sempre più pervasiva e minacciosa per «lo spazio interiore» e l’incontro delle culture, in particolare quello con la tradizione cinese.
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